Ciao Nando, la Ferrari non è più sinonimo di leadership e affidabilità

E’ stato il desiderio di tutti gli amanti della Ferrari della Formula 1, un sogno che non si avvererà mai. Fernando Alonso a fine stagione lascerà la Ferrari dopo aver lottato come un leone curva dopo curva, kilometro dopo kilometro, abbandonando definitivamente il sogno di diventare Campione del Mondo con la scuderia di Maranello.

DUBBI – ‘Nando’ sostiene di aver un “piano ben preciso in testa”, che “ci sta pensando da mesi”, che “ancora non ha deciso”. Parole che sono sinonimo di addio, per un pilota che ha nella sua indole il lottare nonostante una macchina inferiore alla concorrenza come negli ultimi anni alla Renault (post McLaren) e come gli ultimi due in Ferrari.

La squadra in rosso gli ha sempre permesso di lottare per il titolo ma purtroppo mai ad armi pari e, a 33 anni è giusto cercare un’ultima occasione. Le scelte di Alonso sono state fomentate prima dall’abbandono di Stefano Domenicali e poi dallo storico addio del presidente Montezemolo.

Un bis di addii che allo spagnolo sono risultati essere il campanello d’allarme della fine di un ciclo, la fine dell’epoca della grande Ferrari che dominava il circus di Formula 1 e contro la quale lui vinse due Mondiali sulla Renault battendo Michael Schumacher.

VETTURA BATTE PILOTA – Come se non bastasse, proprio oggi nel Gran Premio del Giappone, la Ferrari ha dato il K.O. definitivo al morale di Alonso, con la monoposto rossa che si è spenta al 3° giro costringendo il pilota di Oviedo ad abbandonare la gara.

Affidabilità, leadership, sicurezza. Termini in passato sinonimo di Ferrari che ormai non si addicono più alla scuderia di Maranello che risente come tutta l’Italia della crisi che stiamo attraversando. Purtroppo, la casa automobilistica di Modena, non ha il capitale economico che può avere a disposizione la Mercedes, in grado di investire più soldi nella ricerca e nello sviluppo e di conseguenza arrivare al Campionato Mondiale con una monoposto nettamente superiore alle altre.

Ormai è sempre più la vettura che fa il pilota, mentre quando Alonso vinceva con la Renault i suoi due titoli mondiali, il suo compagno di squadra Fisichella faceva fatica a trovare il gradino più basso del podio e da lì veniva fuori la stoffa del vero campione e del vero pilota.

I grandi duelli del passato come Hakkinen-Schumacher, Villeneuve-Schumacher, Hunt-Lauda, Prost-Senna, si sviluppavano su scuderie diverse, team contro team, non si riduceva tutto a uno scontro in casa per chi deve diventare il nuovo viziato campione del mondo… anzi prima c’era il “gioco di squadra” (chiedete a Barrichello).

Non solo nel calcio, ma la frase “… alla fine vince sempre la Germania” la si può adottare anche in Formula 1 ormai. Lo strapotere economico tedesco è arrivato anche qui e questo dimostra anche la scelta di Alonso che probabilmente prenderà il posto di uno tra Rosberg o Hamilton (dopo questo Mondiale la convivenza tra i due non sarà più possibile) o potrebbe unirsi alla Williams, ovviamente con motori Mercedes.

SPERANZA FERRARI – In tutto questo la Ferrari ha una sola nota positiva: un pò di aria tedesca arriverà anche per la scuderia italiana e ha quattro titoli mondiali alle spalle, stiamo parlando del promesso sposo in rosso, Sebastian Vettel.

Il tedesco ha annunciato il suo addio alla Red Bull a fine stagione e le parole di Alonso “i miei movimenti faranno cambiare anche altre cose”, vedono il biondo tetracampione più che un indiziato a guidare la rossa il prossimo anno.

Quello che ci resta per ora è la notizia di un addio amaro, per chi come me considera Alonso il pilota tecnicamente e caratterialmente più forte dell’attuale Formula 1.

 

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