Cortei e manifestazioni, l’ultima risorsa di un popolo sfiduciato

Ogni giorno una parte dell’Italia, ormai defraudata da ogni tipo di dignità, decide di adunarsi e manifestare. Che sia l’operaio, lo studente, il docente, l’impiegato pubblico, il precario, le partite iva, i pensionati che non riescono ad arrivare a fine mese e chi non riesce proprio più a vivere, in tanti marciano per contestare un governo che non sa essere rappresentativo dei cittadini, né tantomeno sembra essere interessato alla salvaguardia della nazione, dal momento che essa è formata in primo luogo dai cittadini.

Se, come diceva Huxley, una crisi permanente giustifica il controllo su tutto e tutti da parte del governo centrale, va detto che la stessa crisi ha portato questa stessa Italia sanguinante dilaniata da fiere a confondere il proprio nemico, diventando ogni giorno che passa sempre più xenofoba e razzista, e autolesionista.

Questa condizione mostra che molte realtà sociali (quasi tutte) hanno completamente perso la fiducia nel nostro sistema democratico, ovvia conseguenza dell’impressione che il Governo Italiano abbia fatto cilecca in tutti i suoi possibili colori politici.

Ma la perdita di fiducia non è l’unico motivo per cui molti giovani oggi si autoconsiderano apolitici e apartitici: va considerata anche la mancanza di interesse. Nel generale clima di pigrizia mentale che caratterizza il presente di questa generazione, non possiamo più aspettare che siano gli altri a muoversi per sbrigliare quest’intricata situazione: ognuno deve impegnarsi in prima persona per vedere difesi i propri diritti.

Un importante strumento che abbiamo per far sentire la nostra voce e con cui la società può sperare di migliorare il sistema politico dirigente è la manifestazione, la mobilitazione. E poco importa se gli slogan recitati ai cortei non sono applicabili, ma ripetitivi, sempre uguali e quindi inefficaci, e poco importa se il ragazzino che in questi cortei sfila accanto a noi ci chiede il significato delle parole appena proclamate dall’alto del megafono e da chi  quel megafono lo segue, perché dovere nostro e di chi conosce le circostanze è informare lui e chi ci circonda, con informazione il più possibile imparziale, senza usare l’ignoranza d’altri come pretesto per abbandonare il momento di mobilitazione.

È essenziale ricordare che le lotte sociali in passato son tanto servite anche in Italia, è soprattutto bisogna continuare  a sperare che l’unità faccia la forza e che questo sia sufficiente per riuscire almeno a sperare in uno Stato che sia laico e imparziale.

Oggi più che mai la nostra Italia ha purtroppo bisogni di eroi.

A cura di Rosaria D’Alessio e Manuela Citro

 

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