Dall’oppio alla nascita dell’eroina: industria farmaceutica Bayer, anno 1898

Una dei problemi più grandi dell’uomo è quello di non voler accettare la realtà che vive e che, per evadere da essa, si serve di mezzi che a volte diventano pericolosi per se stesso e per chi lo circonda. Oggi facciamo un salto nel passato ricordando un anno importante, il 1898.

Cosa successe in Germania nel 1898?

Siamo alla fine del 1800, secolo carico di scoperte come la teoria dell’evoluzione di Darwin, la Belle Epòque francese, il verismo della letteratura italiana. La nostra attenzione si sposterà all’interno di una delle case farmaceutiche più potenti al mondo come la Bayer. La farmacologia, la farmaceutica e le scienze chimico-fisiche erano nel pieno della scoperta e dell’evoluzione. La problematica che doveva risolversi era: cosa fare per combattere questo problema? Cosa fa un uomo che vuole evadere da una realtà che non accetta? La risposta è: La altera.

 

La definizione vera e propria di droga non è quella che noi pensiamo o che il linguaggio comune ha imposto. La droga ad esempio è una parte di una pianta che contiene un principio attivo dotato di un’attività biologica e cioè che se inserito nel nostro corpo per via orale, endovenosa o ancora intramuscolare è capace di alterare la normale fisiologia e lo stato di equilibrio del nostro organismo. Chi di voi ha capito di che droga si parla?

Siamo nell’ottocento ed è nata la moda dell’oppio, infatti nei maggiori salotti letterari le persone fumavano oppio e in preda agli effetti derivanti da questo, discutevano delle problematiche socio-culturali dell’epoca. L’oppio è il principio attivo di una pianta chiamata Papaver Somniferum, ovvero il papavero da oppio ed il suo nome deriva dal greco “opos” che significa succo.

La droga della pianta in questo caso è rappresentata dalle capsule immature del papavero. Il fiore prima di arrivare a sbocciare è racchiuso all’interno di una capsula appunto. Se andiamo ad incidere con un coltello la capsula immatura,vediamo come da essa spunta un secreto lattiginoso che imbrunisce all’aria che diventa di colore marrone. Questa sostanza andrà a costituire i nostri pani dell’oppio.

oppio

Cosa è contenuto in questo succo?

Innanzitutto bisogna dire che basta una lieve incisione sulla capsula per far uscire quantità non indifferenti di succo in quanto i canali all’interno detti “canali laticiferi” che contengono il latice, o come noi lo abbiamo definito succo, sono anastomizzati, cioè sono collegati tra loro e quindi basta tagliare senza imprimere troppa forza. Nell’oppio sono contenenti alcaloidi ovvero sostanze importantissime da un punto di vista farmacologico che presentano all’interno della loro struttura chimica un atomo di azoto derivante, seguendo la sua biogenetica, da un aminoacido precursore. Queste sostanze costituenti dell’oppio sono: morfina, codeina, papaverina, noscapina, tebaina.

La morfina è il principale alcaloide definito inizialmente come sostanza narcotica cioè capace di indurre il sonno anche se oggi il termine narcotico è caduto in disuso poiché si è visto, che con tale termine si indicavano anche quei composti che non provocano narcosi. La morfina viene utilizzata a livello medico come analgesico narcotico e lo fa interagendo nella via del dolore che caratterizza il sistema nervoso. Si tenga presente che quando un recettore è presente all’interno del corpo ci deve essere per forza una sostanza che lo lega. La scoperta di peptidi endogeni come la propriomelanocortica o POMC, la pro encefalina A, la pro encefalina B o prodinorfina ci hanno fatto pensare che il nostro stesso corpo potesse limitare il dolore attraverso la sintesi di composti. In realtà tutto ciò avviene in determinati momenti e condizioni, ad ogni modo la scoperta importante fu che la morfina poteva essere utilizzato in diverse patologie per evitare i dolori derivanti da esse. La molecola della morfina agisce su specifici recettore esplicando la sua azione analgesica e come ogni farmaco che agisce su vie interne o recettori interni al sistema nervoso centrale, deve oltrepassare la barriera ematoencefalico ovvero quella barriera che tenta di difendere il nostro cervello dalle sostanze dannose presenti nel sangue. Tale barriera è costituita da cellule e lo strato più esterno di una cellula eucariotica è costituito da molecole con caratteristiche anfipatiche ovvero una porzione di essa è LIPOFILA (amante dei grassi , per esempio l’olio, le cere, gli acidi grassi), e IDROFILA (amante dell’acqua , come qualsiasi molecola esistente che si scioglie in acqua e che per questo risulta polare). Lo strato esterno di una cellula presenta una porzione idrofila esterna e una lipofila interna costituita da molecole chiamate fosfolipidi

Dunque se creo una molecola lipofila ovvero amante dei grassi posso oltrepassare la barriera emato –encefalica ed entrare nel cervello?

La Risposta è SI! Anzi CERTO CHE SI! Le droghe esplicano azione sul cervello perché sono sostanze talmente lipofile che attraversano facilmente tale barriera protettiva. Una volta entrati dentro, ragazzi qui ci si diverte, cominciano ad essere avvertiti tutti gli effetti inerenti a quella sostanza.

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La morfina quindi passa questa barriera?

SI, la passa alla grandissima anche perché se vedete lo scheletro chimico della morfina noterete come la presenza di una struttura compatta costituita da 4 anelli chiusi possa far si che la molecola si sciolga bene nei grassi e che sia quindi lipofila.

 Ma allora avete capito cosa è successo nel 1898??

La Bayer voleva risolvere il problema che affliggeva i pazienti trattati con analgesici narcotici come la morfina e cioè la dipendenza che essi inducevano. Cosa fecero i chimici della Bayer? Attraverso una reazione di doppia acetilazione che tecnicamente è inutile spiegare fu sintetizzata una molecola come la diacetilmorfina. Arrivati a tale prodotto e fieri del proprio lavoro, i chimici, i farmacisti, i medici, dell’epoca furono convinti di aver trovato la molecola adatta che esplicasse azione analgesica senza indurre la dipendenza e quindi portare ai classici sintomi dell’astinenza.

NON AVEVANO CAPITO NIENTE! La  diacetilmorfina non solo erano più lipofila della morfina, ma induceva una dipendenza maggiore portando a sintomi di astinenza a volte terribili.

La scoperta della diacetilmorfina apre le porte alla dipendenza, agli interessi di mercati illegali relativi alla molecola. Tale composto causò un vero e proprio caos, perché veniva utilizzata anche per dolori più comuni come quelli relativi al mestruo o ancora contro la tosse, ma la cosa più preoccupante è che le persone per acquistarla arrivavano a commettere dei veri e propri crimini.

Come si è visto la scienza a volte fa degli errori, la farmaceutica e la farmacologia  sono caratterizzate da tali eventi che scandiscono la storia dell’uomo e che ci fanno capire quanto a volte basterebbe semplicemente accettarsi e accettare ciò che si vive. Cercare di alterare il proprio stato cercando piacere attraverso sostanze è solo un esempio di quanto la mente umana sia così contorta e abbia bisogna di mezzi e strumenti per illudersi. L’illusione serve a noi uomini per giustificare a noi stessi errori ed eventi terribili che si consumano davanti ai nostri occhi e restano impressi nel nostro animo. Il consiglio che l’uomo dovrebbe accettare è quello di salvaguardare se stesso senza complicare ulteriormente le cose.

Cari amici la diacetilmorfina è solo un esempio di quanto una sostanza è un mezzo illusorio di piacere  per cambiare qualcosa che comunque prima o poi ritornerà a bussare alla porta del nostro animo. Li fuori continueranno a vendere illegalmente sostanze per cambiare le nostre percezioni e più ci piace e più moriremo per queste e più i soldi comanderanno la vita dell’uomo che vive inseguendoli e si dimentica di guardarsi allo specchio buttando via se stesso.

La diacetilmorfina è meglio conosciuta come EROINA.

A cura di Vincenzo “Dott. Pio” Zottoli

 

 

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