Siamo partiti tutti come ‘astri nascenti’ del calcio della nostra città. Nei campetti che calcavamo sin da piccoli, prima per strada con pietre, zaini e qualsiasi altra cosa utile per delimitare un campo e poi da qualche buon uomo che avesse un campetto vero e proprio, sono partite infinite carriere di difensori, portieri, attaccanti, centrocampisti e fenomeni del calcetto.

Ma con il tempo, quei giovani, veloci, vogliosi e ingenui bimbi sono cresciuti. Col tempo ti rendi conto che il campo in cui giochi è sempre lo stesso, ma intorno a te le cose sono cambiate e non poco. E qui inizia la malinconia, con i segnali che la tua carriera da ‘Tropp Player’ sta volgendo al termine.

– IL CASELLANTE DEL CENTROCAMPO –

“Ragà, io mi metto a centrocampo, davanti alla difesa”. Ottima scusa e chiaro sintomo di addio a inserimenti offensivi e compiti prettamente difensivi, la tecnica ora fa da padrone. Nella tua testa, negli anni hai sviluppato una tecnica tale da poterti permettere di smistare palloni a centrocampo come il Pirlo di turno, evitando così corse interminabili tra attacco e difesa. Lasciamo il compito agli altri, noi aspettiamo che ci arrivi la palla. Rigori e punizioni diventano le uniche speranze di dimostrare ancora qualcosa.

– PIU’ FALLI, MENO CORSE – 

Se prima tu difensore, eri disposto a inseguire il tuo avversario in capo al mondo pur di recuperare quel pallone, ti rendi conto che sei arrivato al punto tale che preferisci stenderlo piuttosto che rincorrerlo in lungo e in largo per il campo.

Cosa c’è di meglio di un bel fallo tattico dopo essere stati saltati in un uno contro uno, semai da un ragazzino che viaggia 5 volte più veloce di te… almeno l’orgoglio e la presenza la conserviamo, tu mi salti io ti stendo.

– IN CAMPO SEI IL VETERANO – 

Ti guardi intorno e capisci che c’è qualcosa che non va. Vieni invitato alla solita partitella ma scopri di essere l’unico che soffre di acciacchi e dolori fisici, vecchi infortuni e sei l’unico che ha una maglia che risale alla stagione 99′-2000. Già dal tuo abbigliamento capisci che c’è qualcosa di strano, tu maglia di Batistuta, Ronaldo, Adriano, Beckham, del vecchio Milan, del Real dei Galacticos, gli altri con Barça, PSG, Man City e ti senti esclamare da qualche signore, che potrebbe essere tuo padre, fuori dal campo: “Grandissimo, i bei tempi di Batigol”.

Superato l’abbigliamento ti guardi intorno e noti una schiera di sbarbati, atletici e scattanti fisicamente che ti guardano come un vecchio giocatore da rispettare e perchè no, ti nominano anche capitano ad honorem vista la veneranda età. Insomma ti senti il Totti di turno (solo che in campo non incidi per niente)

– LA DOCCIA IL MOMENTO PIU’ BELLO –

Ormai la partita è diventata un tunnel senza fine. Le gambe non ti reggono più, ti trascini a fatica nel campo, vorresti essere sparato nelle gambe per aver un buon motivo per lasciarti cadere a terra e non alzarti più. Se in passato avresti potuto giocare anche 10 volte la stessa partita da capo, ora una basta e avanza.

La vista si annebbia, i tuoi pensieri vedono solo lo spogliatoio e la doccia, maledici chiunque osi dire “dai ragà altri 10 minuti”. Alla fine durerà più la tua performance sotto l’acqua calda che il tempo effettivo in cui hai giocato davvero a calcio.

– IL SOPRANNOME –

Finchè vieni paragonato a calciatori di fama mondiale con frasi del tipo “E chi è, Messi!” oppure “Che discesa sulla fascia, sembravi Maicon!” o ancora “Mamma che punizione, meglio di Pirlo”, ebbene fin qui è ancora tutto nella norma. Ma quando i paragoni passano ai vari Denis, Montero, Mastronunzio, la via per il soprannome è ben definita.

Quando diventerai il “Bomber”, “El Tanque”, “Il Cigno”, “La Vipera”, “Il Cobra”, saranno nomi che sono il fantasma di ciò che eri, di un soprannome che hai acquisito lottando sul campo e che ora quasi ti sbeffeggia dopo le ultime prestazioni sempre più deludenti, un nome che ormai muove la gente a compassione nei tuoi confronti.

– I TUOI AMICI SI RITIRANO –

Altro tassello importante della fine della tua carriera è quando i tuoi amici iniziano ad abbandonare l’attività agonistica. Rimanete in 2 al massimo 3 fedelissimi, gli altri chi per un motivo chi per un altro abbandonano. Lavoro, impegni amorosi, anzianità precoce, mancanza di denaro, fisico non più all’altezza. Sono tanti i motivi che posso spingerci al ritiro, anche se molti torneranno dopo anni con un clamoroso ritorno per un’unica partita che, tra l’altro, andrà malissimo. I più fortunati invece si beccano anche la partita d’addio in loro onore.

In alcuni casi, semplicemente, quello che si ritira sei proprio tu.

– I TUOI GOL VENGONO CELEBRATI COME UN EROE –

Questo è il punto massimo a mio avviso, il momento in cui capisci che se prima i tuoi gol e le tue giocate erano importanti per la tua squadra, ora anche un gol segnato a porta vuota dopo aver comunque preso il palo e averla messo dentro con la palla che ti è rimbalzata addosso per sbaglio è celebrato come il rigore di Grosso a Germania 2006. I tuoi compagni cercano di farti segnare per riprovare insieme la bellezza dei vecchi tempi quando la mettevi dentro con regolarità e farti sentire ancora una volta decisivo o per deriderti, dipende dai casi.

Ma noi continueremo ancora, vecchi e macchinosi, a inseguire quel pallone col rischio prima o poi di lasciarci qualche ginocchia.

NB: Versione per CanaleNapoli.it (Fantagazzetta.com)

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