Per il tifoso interista e da ieri anche per quello napoletano, Ricardo Andrade Quaresma Bernando sarà uno di quei nomi da ricordare a malincuore per non dire ‘imprecare ogni volta lo si ritenga opportuno’.

Due anni fallimentari all’Inter, qualche giorno fa il gol in Europa League al San Paolo di Napoli che taglia le gambe agli azzurri e regala la qualificazione ai lusitani. Questi i motivi per ripudiarlo, quasi nessuno per considerarlo un gran giocatore.

INIZI – Eppure tra i 4 nomi a sua disposizione, aveva scelto bene. Quaresma, nome da predestinato, nome che può essere ricordato nella storia del calcio. La sua di storia, invece, inizia nelle giovanili dello Sporting Lisbona dove veniva soprannominato il ‘Ciganito’, ovvero il piccolo zingaro. Questo dovuto alle origini ‘gitane’ (misto di etnie dell’India settentrionale, comunemente detti zingari) del padre.

Il suo allenatore Laszlo Boloni lo soprannominò ‘Mustang’ per la potenza e la velocità con cui giocava, appellativo che col tempo deluderà.

LE GRANDI OCCASIONI – Dopo due anni con lo Sporting, le prestazioni del giovane talento (che ricorda molto Cristiano Ronaldo per repertorio tecnico), vengono notate dal Barcellona che lo ingaggia nel 2003. Qui il portoghese si scontra subito con il tecnico Frank Riijkard, che aveva tra le mani due giovani talentuosi come lui e un certo Leo Messi.

L’ego e l’egoismo di Quaresma, lo misero subito faccia a faccia con la dura realtà del grande club, dove fai parte di una schiera di campioni e non puoi pretendere a 19 anni di essere la stella (soprattutto con gente come Puyol, Eto’o, Xavi, Ronaldinho).

Il tecnico olandese lo definì un ‘senza palle’ e il portoghese dopo aver dichiarato di non voler giocare più finchè ci fosse stato l’ex calciatore del Milan, in estate fu ceduto al Porto (rivale dello Sporting) nell’affare Deco.

Tornato a casa, in Portogallo con la maglia dei Dragoes, Quaresma riceve subito un ruolo da leader e in 4 anni a suon di gol e soprattutto assist si ritaglia una scena importante nel panorama calcistico europeo. Celebre diventa anche la sua ‘trivela’.

Qui, la seconda grande occasione. Nell’estate 2008, arriva l’Inter di Mourinho, che preleva il calciatore per circa 18 milioni di euro e lo porta a Milano nel tripudio dei tifosi.

Ancora una volta Quaresma si dimostrerà un giocatore senza personalità e nonostante la piena fiducia di Mou, non inciderà mai nella causa nerazzurra, tranne per un gol fortunoso all’esordio.

Dopo 6 mesi inutili, passa in prestito al Chelsea, dove tanto per cambiare si rivelerà essere un fantasma di passaggio. Fa in tempo, però, a guadagnarsi il soprannome di ‘Quaresma Charisma’, a sottolineare ironicamente la sua mancanza di personalità.

Tornato all’Inter resta per tutta la stagione 2010 (vincendo il Triplete…..) vissuta tra panchina, parrucchiere e svariati tipi di barbe (inguardabile con i baffetti alla Sergente Garcia). Nel gennaio dello stesso anno rifiuta un passaggio in prestito al Genoa, preferendo la panchina di San Siro e dichiarando di volersi giocare le sue chance. Ovviamente non si giocò un bel niente.

PICCOLA SODDISFAZIONE DI UN INCOMPIUTO – Poi Besiktas ed Al Ahli, dove si farà ricordare più per episodi fuori dal campo. Nel novembre 2012 a Lisbona nei pressi del tribunale, dove si trovava per testimoniare come parte lesa in un processo per furto, aggredisce un poliziotto mentre sta rincorrendo un ladro che aveva derubato sua madre. Quaresma è stato così arrestato per ‘aggressione a pubblico ufficiale’.

Nel gennaio di quest’anno il Porto lo ricontatta e lo mette sotto contratto per i prossimi due anni. Quaresma si ritrova e torna a fare il leader in maglia biancoblu. Il gol al San Paolo contro il Napoli, vista anche l’esultanza dell’ala, sembra esser stato una liberazione nei confronti dell’Italia e di una Serie A che lo ha fatto oggetto di derisione.

Aveva promesso un gol al Napoli e l’ ha fatto, ma caro Ricardo non sarà certo questo gol a renderti un campione o un grande giocatore.

DA MUSTANG A PONY – Serie A, Premier League, Liga. Hai avuto l’occasione di metterti in luce nei tuoi anni migliori nei campionati europei più importanti e hai fallito. Ma non un fallimento qualunque, ma un vero e proprio disastro, incapace di lasciare il benchè minimo segno.

Leone nel Porto, pecora negli altri campionati e nei grandi club. Un eterno incompiuto, Riijkard ci aveva visto lungo. Meno bene, invece, aveva visto il suo primo tecnico Boloni, dove più che un Mustang di razza la carriera di Ricardo Quaresma è paragonabile a quella di un piccolo Pony spaesato in una continua ricerca di quell’indomabilità e quella potenza tipica del cavallo originario del Nord-America.

E se un singolo acuto (di cui è ricca la sua carriera) lo ha reso un grande giocatore (nella sua testa), ci fa capire quanto sia incapace di gestire il suo ego, che negli anni ha accecato qualità tecniche che potevano essere espresse in modo totalmente diverso, chiedere a gente come Figo e CR7.

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