In questi giorni migliaia di studenti stanno affrontando gli esami di maturità. L’ultimo ostacolo, il ‘boss finale’ parlando in termini videoludici, di un percorso scolastico cominciato all’asilo, passando poi per scuola elementari, medie e infine liceo (o altri istituti).
Nel nostro paese, come in molti altri, questo percorso pedagogico definito ‘scuola dell’obbligo’ è basato principalmente sull’obbligo di frequenza, non compatibile col lavoro minorile, e l’obbligo di conseguire un titolo di studio.
Ma siamo davvero sicuri che i nostri figli hanno bisogno di questo tipo di approccio all’apprendimento? Approccio che prevede una serie infinita di doveri, obblighi e responsabilità imposte sin dalla tenera età attraverso l’imporsi di un ‘selvaggia’ competizione tra individui e l’utilizzo del voto come primo strumento autoritario.
Il bambino entra nel tunnel ‘scuola’ e compito precipuo degli insegnanti è impedire che egli si comporti da tale, deve comportarsi da ‘piccolo impiegato’. Addestrato a diffidare di ogni tipo di cultura poichè l’insegnante, che di solito non ha un criterio, accumula dati, troppi per essere ricordati se non per il tempo strettamente necessario all’interrogazione. Tutto ciò avrà un influsso terribile sul senso della cultura del bambino da lì in avanti.
Già molti sociologi e pedagogisti di tutto il mondo hanno analizzato metodi alternativi d’insegnamento e di preparazione alla vita che non prevedano il passaggio da quel ‘tritacarne sociale’ rappresentato dalla scuola di oggi e dai suoi obsoleti criteri d’istruzione. Noi dell’Angolo di Phil non scopriamo niente di nuovo ma, proprio per il nostro desiderio d’informare, vogliamo focalizzare l’attenzione sull’innovativo approccio educativo definito pedagogia Waldorf o steineriana, fondato dal filosofo-pedagogista Rudolf Steiner.
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La prima scuola fu fondata a Stoccarda il 7 Settembre 1919. La sua pedagogia, che segue il ragazzo dall’asilo fino ai diciotti anni, è definita dalla necessaria osservazione evolutiva infantile (antropologia evolutiva), e non in base a obiettivi quali la qualificazione professionale e la produttività economica che il sistema democratico tardo-industriale predilige.
Il bambino all’asilo steineriano sceglierà il colore del proprio grembiule, che secondo Steiner, definisce in qualche modo la sua indole. Niente verifiche, interrogazioni, di conseguenza niente ansia. Solo una spinta, da parte dell’insegnate, ad una presa di coscienza generale della classe e all’avanzamento culturale verso un obiettivo comune. Il bambino avrà una formazione che lo porterà a valorizzare le sue passioni, attraverso il potenziamento e l’espressione delle proprie naturali capacità e la collaborazione/condivisione tra gli studenti, che sono messi sempre a confronto gli uni con gli altri per colmare, cooperando, le eventuali lacune.
Altro punto cardine per la pedagogia steineriana è rappresentato dall’arte. Steiner era un neoplatonista, e per Platone le arti e le scienze erano entrambe un metodo di ricerca e comprensione della realtà. Allo stesso modo Steiner parte dall’arte nel bambino per arrivare alla curiosità, alla ricerca, all’evoluzione ed applicarle alle scienze, sapendo per primo che il ‘dubbio’ è la fiammella che alimenta il fuoco della voglia di conoscenza insita in ognuno di noi.
Penso che iscriverò mio figlio alla scuola steineriana… e voi?