Quando la Salernitana cambiò il calcio del dopoguerra: l’invenzione del Vianema

Il ‘catenaccio all’italiana’, il ruolo del ‘libero’. Allenatori come Giovanni Trapattoni, difensori di fama mondiale, passati e presenti, come Franco Baresi e Leonardo Bonucci, devono i loro successi, il loro stile di gioco e le loro tattiche, a dei personaggi e ad una società che verso la fine degli anni 40’ inventò tutto ciò. Quella società era la U.S. Salernitana e quei personaggi erano Giuseppe ‘Gipo’ Viani e Antonio Valese.

Il ruolo del libero, che oggi è diventato il classico ‘difensore che imposta’, fu nient’altro che una tecnica di pesca applicata al calcio. Questa romantica storia ci riporta indietro nel tempo, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, quando il tecnico della Salernitana, Viani, conquistò con i granata la promozione in massima serie nel 46/47, adottando un modulo tattico originale: il sistema Vianema, che prende il nome dall’allenatore dei campani. Questo modulo, prevedeva l’assenza dell’attaccante centrale, impiegato come un libero difensivo, e una manovra offensiva molto efficace avviata sulle fasce laterali.

Come arrivò Viani a quest’idea rivoluzionaria? L’allora tecnico granata amava il mare e passeggiare lungo le coste all’alba, per godersi lo spettacolo del sorgere del sole. Una mattina, fu ispirato da un peschereccio in prossimità della costa: notò questa tecnica utilizzata dai pescatori che consisteva nel lanciare una classica rete in acqua per catturare i pesci e, in seguito, ‘accompagnarla’ con un’altra rete dalle corde più strette tra loro e che quindi riusciva a fermare anche i pesci più piccoli che provavano a scappare. Il Vianema, dunque, è ciò che noi comunemente chiamiamo ‘catenaccio all’italiana’ e che mette il libero difensivo al centro della sua tattica di gioco. Ma, mentre Viani apprendeva il suo catenaccio dalle passeggiate estive, lo storico capitano della Salernitana di quell’epoca e della promozione in Serie A, Antonio Valese, stava per sperimentare lo stesso metodo.

Durante un torneo che si svolse a Salerno nell’estate del ’47, come festeggiamento per la promozione in serie A, Valese ordinò a Piccinini, il centravanti della squadra, di giocare a ridosso del centrocampo per spezzare il gioco avversario e fare da collante con la difesa, svincolando il libero Buzzegoli da compiti di marcatura. Il centravanti abbandona l’attacco per marcare la punta avversaria.

Ma, come da previsione in questi casi, Viani e Valese furono in contrasto per quanto concerne la paternità del metodo e proprio per tale polemica, lo storico capitano granata, lasciò la squadra prima che il torneo di massima serie iniziasse. Il Vianema venne dunque utilizzato dalla Salernitana di Viani, orfana di Valese, nella stagione di Serie A 1947-1948, quando il club campano definito come “Torino del Sud”, riuscì a contenere gli attaccanti di molte compagini della massima divisione nazionale.

Tale schema di gioco, criticato per l’eccessivo ostruzionismo e difensivismo, consentì alla Salernitana di non sfigurare contro le squadre più blasonate del primo livello nazionale.

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