La musica giusta per far ripartire il cuore? “Stayin’ Alive”

La musica che detta il tempo, il battito che scandisce il ritmo. Che la musica fosse un mezzo salva vita per molte persone (aiutandoci spesso a meditare, piangere, sfogare la nostra rabbia, sognare, darci la carica) lo sapevamo un pò tutti, ma che diventasse praticamente un supporto per operazioni di rianimazione è cosa nota a pochi.

Infatti, sembra che un brano musicale possa aiutare i soccorritori, durante una rianimazione cardio polmonare, a mantenere il ritmo del massaggio cardiaco.

‘E solite cazzate’ starete pensando voi, ma l’idea apparentemente stravagante è molto semplice: usare musiche orecchiabili per aiutare il soccorritore a imprimere con il ritmo giusto le compressioni toraciche che possono salvare la vita di una persona in arresto cardiaco. Nel 2008, un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois ha condotto una serie di studi dal quale è venuto fuori un risultato abbastanza simpatico. L’idea era quella di usare una canzone con il giusto ritmo per poter “portare il tempo”e dopo numerose ricerche è emersa che la canzone con il “ritmo giusto” era “Stayin‘ Alive” dei Bee Gees, guarda caso “Restiamo Vivi”.

Recentemente un articolo apparso sull’Emergency Medicine Journal ha riaperto la questione:

NON SOLO BEE GEES – Innanzitutto, affinchè possa ripartire un cuore ‘in avaria’, il massaggio cardiaco deve essere praticato con ritmo ed energia: 100 compressioni al minuto e spinte tali da abbassare di 5 o 6 centimetri il torace dell’infartuato. Il tutto per un lasso di tempo che può essere anche molto lungo. Per non perdere il tempo può essere utile un tormentone musicale? Nel corso di un meeting di operatori di ambulanze in Australia, volontari, medici, infermieri e studenti hanno messo alla prova alcuni brani. I risultati, pubblicati dai ricercatori, hanno dato come esito Disco Science di Mirwais,(colonna sonora del film Snatch, di Guy Ritchie) come musica più efficace, al secondo posto Achy Breaky Heart di Billy Ray Cyrus. La musica ha contribuito a tenere il ritmo adeguato nell’82% dei volontari (è riuscito solo al 65% in assenza di musica), ma non la compressione necessaria (un terzo delle spinte era troppo debole). Due anni fa, dalle pagine del British Medical Journal, ricercatori britannici giungevano alle stesse conclusioni per una canzone per bambini, Nellie the Elephant.

A questo, possiamo aggiungere che il ‘Presbyterian Hospital’ di New York ha pubblicato una playlist di 40 canzoni i cui battiti al minuto corrispondono al numero di compressioni da fare in caso di massaggio cardiaco d’urgenza.Al primo posto assoluto c’è ‘Stayin’Alive’ dei Bee Gees (proprio lei!), un ritmo da 103 beat al minuto, perfetta perché nella rianimazione cardiopolmonare ne sono consigliati 100 ogni sessanta secondi. Al secondo posto ‘Cecilia’ di ‘Simon & Garfunkel’, al terzo ‘Hard to Handle’ dei Black Crowes. Seguono, ‘Sweet Home Alabama’ dei Lynyrd Skynyrd, ‘Rock Your Body’ di Justin Timberlake, ‘I Will Survive’ di Gloria Gaynor, ‘MMMBop’ degli Hanson, ‘Gives You Hell’ di The All-American Rejects, ‘Heartbreaker’ di Mariah Carey ft Jay Z  e ‘Another One Bites the Dust’ dei Queen. Nel corso di formazione per nuove infermiere, i medici hanno usato ‘Ob-La-Di, Ob-La-Da’ dei Beatles, sostituendo le istruzioni alle parole originali. Le infermiere sottoposte a questo esperimento hanno ottenuto risultati migliori rispetto a quelle che hanno seguito corsi più tradizionali, perché la canzone le ha aiutate a memorizzare meglio.

UFFICIALMENTE APPLICABILE O VALIDA ALTERNATIVA? – Quindi è possibile creare una categoria di musiche adatte a questa funzione, ma allo stesso tempo ognuna di esse può aiutare più o meno a seconda dei casi e probabilmente anche a seconda del soggetto che pratica la rianimazione (ad esempio a chi non piacciono i Bee Gees potrebbe non trovare il ritmo giusto; io ad esempio non farei mai un massaggio con Justin Bibier in sottofondo ma lo farei volentieri con Scatman’s world di John Scatman… che sarebbe una scena divertente, ma un pò meno per il rianimato)

Ma questo massaggio al ritmo di musica, funziona davvero? Il dottor Igino Genuini, responsabile del Settore di formazione permanente in Rianimazione Cardio-Polmonare della I Cattedra di Cardiologia della “Sapienza” Università di Roma, spiega: “In realtà esistono già strumentazioni che danno il tempo, apparecchiature elettroniche che inviano un segnale acustico regolato alla frequenza ottimale per il paziente. La musica è un approccio sperimentale – continua – non ci sono linee guida o raccomandazioni in proposito. Può essere un metodo interessante, che merita di essere approfondito. Il massaggio cardiaco è una procedura che spesso vediamo nei telefilm e che ci affascina un po’ tutti. Ed è effettivamente cruciale: dà a un cuore in grave difficoltà la possibilità di ripartire. Secondo le linee guida 2010 dell’American Heart Association, è la prima procedura di base, è la manovra più importante insieme al defibrillatore elettrico”.

MAGGIORE DIFFUSIONE – Per questo bisogna insistere sulla formazione diffusa. “Se una persona ogni 20 o 30 conoscesse la rianimazione cardiaca, si salverebbero molte vite. Ecco perché – prosegue Genuini – con la Società Italiana di Cardiologia (Sic) stiamo facendo un lavoro con i giovani, per insegnare i fondamenti della rianimazione d’emergenza già a scuola. Se poi i defibrillatori fossero diffusi, le percentuali di salvezza sarebbero ancora maggiori”.

 

CHE DICI?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *