Sulla scia di ciò che vi abbiamo raccontato negli scorsi mesi, continua la rubrica in cui i ragazzi di “Appuntamento Letterario” ci daranno ogni due settimane i loro consigli per una sana ed immersiva lettura.
Nessuno spoiler, nessuna recensione, ma una presentazione di un libro che a detta del gruppo tutti dovrebbero leggere. Proseguiamo con lo spazio dedicato agli autori del nostro territorio, con recensioni ai loro lavori a cura di Roberta Gargiulo. Oggi parleremo de “I giorni dell’abbandono”, di Elena Ferrante.
I GIORNI DELL’ABBANDONO – Un romanzo di Elena Ferrante, una delle scrittrici più apprezzate della narrativa contemporanea italiana e mondiale. Si tratta di una produzione del 2002 e, nonostante sia la più recente quadrilogia de L’amica geniale il lavoro più noto dell’autrice, molti dei temi che costituiscono il suo tratto distintivo, li ritroviamo già affrontati nella produzione anteriore. Ad esempio, in questo romanzo, dove si mostra con evidenza la capacità della Ferrante di entrare in maniera minuziosa negli angoli più reconditi della psiche femminile.
Questo è l’esempio di un libro che si può definire duro, perché non risparmia il lettore e lo getta dentro le sensazioni stranianti che prova la protagonista, riesce persino a restituirgli il senso di vuoto che la consuma giorno dopo giorno. La storia è quella di una crisi coniugale. Olga, una giovane donna napoletana, viene improvvisamente lasciata dal marito, Mario, con il quale vive da quindici anni a Torino. La donna racconta di come si ritrova, inaspettatamente, a casa da sola con i due figli, Gianni e Ilaria, di dieci e sette anni e il cane Otto. Benché non ci sia un fattore puramente “avvincente” della storia, l’autrice riesce a tenere il ritmo della narrazione al punto che, il lettore è comunque portato a procedere attratto, per via empatica, dentro il vortice che conduce la stessa Olga a perdere il controllo.
Le capacità tecniche della Ferrante si esprimono, sin dalle prime righe, nella traduzione in parole di tutta la gamma di sentimenti che potenzialmente una persona può essere in grado di provare. Dal punto di vista linguistico-letterario, la scrittrice trova sempre la cifra giusta per rendere esplicite anche le emozioni più profonde dell’animo umano, così riesce a dare voce a molte donne che possono riconoscersi nell’esperienza vissuta dalla protagonista. Anche lo spazio e il tempo narrativo contribuiscono a rendere manifesto lo stato psicologico dei personaggi, analizzato ed espresso con grande chiarezza, al fine di porre interrogativi anche scomodi al lettore.
A cura di Roberta Gargiulo