Sulla scia di ciò che vi abbiamo raccontato negli scorsi mesi, continua la rubrica in cui i ragazzi di “Appuntamento Letterario” ci daranno ogni due settimane i loro consigli per una sana ed immersiva lettura.
Nessuno spoiler, nessuna recensione, ma una presentazione di un libro che a detta del gruppo tutti dovrebbero leggere. Proseguiamo con lo spazio dedicato agli autori del nostro territorio, con recensioni ai loro lavori a cura di Roberta Gargiulo. Oggi parleremo de “Uvaspina”, scritto dalla cilentana Monica Acito.
UVASPINA – “L’uvaspina non era un’uva che poteva essere pestata per farne del vino, era soltanto una bacca che serviva per guarire e sopportare i dolori degli altri”. Così, Monica Acito, nel suo romanzo, racconta del frutto che dà il titolo alla sua opera prima. Una bacca che si schiaccia, viene usata per svariati preparati, ma è anche il soprannome del protagonista del romanzo: un giovane che subisce per la sua diversità. Al pari del frutto, che è spremuto e usato pagando il prezzo di essere catalogato tra i frutti minori ed insoliti, egli patisce per la sua bellezza, il suo candore e la sua sensibilità. È distante, ma allo stesso tempo parte inestirpabile, tanto della sua famiglia – che non può comprenderlo – quanto da una Napoli così veracemente bella, ma allo stesso tempo molto crudele e indifferente.
Il romanzo getta fin dalla prima pagina il lettore tra i vicoli della città che troppo spesso rifuggono la luce e mostrano solo ombre. Lo cattura persuadendolo a spiare nei bassi, nelle case e nei circoli ricreativi dei ricchi. Lo induce a una strana curiosità, affascinando con una narrazione lirica e disincantata.
I riferimenti sono tanti, i racconti in bocca ai personaggi sono quelli delle storie e delle leggende di crociana memoria, sono le citazioni poetiche di Salvatore di Giacomo e le cartoline azzurre della marina della città. L’autrice scava nella Napoli più profonda, nuda e cattiva che schiaffeggia e provoca sentimenti contrastanti. Un paesaggio multicolore che fa da sfondo a una vasta gamma di sentimenti: dolore, dolcezza e passione. La napoletanità assale ed esplode con quel complesso di caratteri tanto speciali che contraddistingue la città e i suoi abitanti.
Creatività e padronanza della lingua consentono all’autrice una grande libertà espressiva, che rispecchia a pieno il tenore della storia raccontata. Con uno stile ricco e puntellato di figure retoriche, la sfida narrativa è tutta sapientemente giocata per suscitare una grande partecipazione emotiva del lettore.
A cura di Roberta Gargiulo