Nella settimana dal 1 al 8 dicembre si sta svolgendo ad Avellino il Festival Internazionale del cinema “Laceno d’oro” che con le sue proiezioni cinematografiche, le mostre, gli incontri, i registi, le masterclass, i cortometraggi e i lungometraggi a concorso sta rendendo i luoghi della città piccoli templi della cultura cinematografica. Dal Multisala Partenio al Carcere Borbonico, dal Godot Art Bistrot al Tilt-Tatoo bar events, ovunque la città assume le morfologie della cultura.
LE ORIGINI – La manifestazione nasce nel lontano 1959 dalla genialità di Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio, che ebbero l’intuizione di creare un momento celebrativo delle opere cinematografiche ispirate al Neorealismo. Nella costruzione di questo spazio e tempo culturale, importante fu l’apporto di Pier Paolo Pasolini, con i quali Marino e D’ Onofrio si sono interfacciati sin dall’inizio, facendo della cultura cinematografica il filo conduttore di tutto l’Appennino. Bagnoli fu scelto come primo luogo della rassegna cinematografica, volendo così anche valorizzare l’Altopiano del Laceno. La rassegna diviene poi Festival nel 1975, assumendo così anche una dimensione internazionale. Nello stesso anno nasce il Premio Camillo Marino, condotto a partire dal 2001 dal circolo di cultura cinematografica InnaginAzione.
Da allora le edizioni sono state 44, da allora si sono susseguite proiezioni di opere di cinema indipendente fuori dalle grandi distribuzioni, proiezioni di documentari e cortometraggi. Le generazioni che si sono susseguite in questi decenni hanno visto calcare il palco artisti e registi di fama internazionale. Tra gli altri sono stati premiati Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Aurelio Grimaldi, Antonietta De Lillo, Vincenzo Marra, Ken Loach, Ken Loach, i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, Marco Bellocchio, Laurent Cantet, Paolo e Vittorio Taviani, Olivier Assayas, Zhang-Ke Jia, i fratelli Taviani, Michelangelo Antonioni.
IL FESTIVAL OGGI – Ormai da anni la manifestazione è organizzata dal Circolo di cultura cinematografica ImmaginAzione, con la Direzione Artistica di Antonio Spagnuolo, Aldo Spiniello, Sergio Sozzo,Leonardo Lardieri, Maria Vittoria Pellecchia. Così come negli ’70, quando nel periodo delle contestazioni studentesche il Festival stimolava l’ autonomia di pensiero e la discussione, non manca l’attenzione ai temi sociali e politici.
La 44° edizione del Laceno d’ oro, infatti, si è aperta con la proiezione del film Belloscone – Una vita siciliana (2014) di Franco Maresco che ha ricevuto il Premio alla Carriera nella seconda serata della Manifestazione. Palermitano di nascita, ma con origini campane come ha egli stesso detto sul palco del Multisala Partenio, ha iniziato la sua carriera nel 1986 collaborando con Ciprì a trasmissioni quali Blob, Fuori Orario, Cose (mai) viste e Avanzi. Protagonista delle sue opere cinematografiche è quasi sempre la sua Palermo di cui ne evidenzia il “capitale umano”, quei personaggi descritti con il piglio di chi guarda la realtà in modo disincantato.
Nel film “La mafia non è più quella di una volta” (film del 2019 che ha ricevuto anche il Premio Speciale della Giuria per la 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia) proiettato subito dopo la premiazione del regista la città di Palermo e i suoi abitanti vengono descritti con sublime pessimismo ed atroce realismo; si muovono nella loro apatia, nel loro menefreghismo, oserei dire nella loro omertà. Corre l’anno 2017, l’ anno del 25° anniversario della strage di Via D’ Amelio e Via Capaci, della morte dei Giudici Falcone e Borsellino (o forse della loro “scomparsa” come dicono i palermitani nel film), eppure alle domande di Maresco sulla mafia e sulla strage di Capaci i siciliani rispondono infastiditi, alcuni non sanno o fingono di non sapere. I giovani manifestano sotto l’albero di Falcone, eppure sembra che per loro Falcone e Borsellino siano solo gli eroi brandizzati sulle loro magliette.
LETIZIA BATTAGLIA E CICCIO MIRRA – Nel film interlocutori di Maresco sono l’immensa Letizia Battaglia, la fotografa palermitana che ha raccontato la realtà siciliana a partire dagli anni ‘70, e Ciccio Mira, l’imprenditore di neomelodici e organizzatore di feste in piazza, personaggio misero e ridicolo, fuori da ogni tempo e da ogni luogo (forse è per questa sua dimensione fuori dal tempo che le scene in cui compare sono tutte in bianco e nero), personaggio al limite della legalità e dell’illegalità, della normalità e della follia. Ed è proprio lui che Maresco e Letizia Battaglia seguono nell’organizzazione di un evento nel quartiere Zen, evento celebrativo di Falcone e Borsellino ricordati per “aver costruito aiuole, parchi, ma che poi il Signore ha voluto con sé” Peccato che i protagonisti dello spettacolo, giovani neomelodici della scena siciliana, tatuati e vestiti di lustrini, non vogliano mai pronunciare la parola “MAFIA”, così come il presentatore della manifestazione, personaggio emblema dell’ omertà, o forse solo vittima del cinismo di Ciccio Mira, sempre pronto a piegare i “suoi protetti” alle logiche del show business.
I personaggi che si alternano in questo misero e grottesco circo provocano disgusto, ma non tanto quanto la sequela dei manifestanti e dei personaggi istituzionali che puntualmente il 23 maggio si ritrovano a Palermo per ricordare la strage di Capaci e Via D’ Amelio, come afferma la stessa Letizia Battaglia. Ed è proprio la sua forza e la sua speranza a fare da contrappeso al pessimismo di Maresco. “Io penso che la mia speranza sia fallace, penso che io me la invento la speranza” sono le parole della stessa fotografa nel cortometraggio “La mia battaglia”, proiettato come preludio della serata, in cui la donna racconta non solo della fotografia, ma anche dei suoi soggetti, i malati mentali, i bambini, i poveri, ma soprattutto la violenza brutale, la morte, la mafia che ha da sempre raccontato con realismo, senza mai essere sopraffatta dalla meschinità che a volte l’ essere umano manifesta.
Dunque, non solo l’ estetica cinematografica, ma anche l’ etica fa da padrona nel Laceno d’ oro, ogni proiezione, ogni incontro con gli artisti offre spunti di riflessione, di dibattito e di crescita morale. In attesa di conoscere i vincitori nelle varie sezioni a concorso e della premiazione al regista portoghese Pedro Costa che si terrà l’ 8 dicembre alle 20:30 presso il Multisala Partenio insieme alla premiazione delle proiezioni a Concorso, non ci resta che immergerci nelle atmosfere cinematografiche che ogni giorno il Festival ci regala.
Sara Perillo