I furti registrati negli ultimi due mesi nel quartiere di Belvedere hanno tenuto sotto scatto i residenti. Un fenomeno incrementato nel post lockdown che mette in evidenza la precarietà di una vasta area di città e di una nota negligenza: l’abbandono delle periferie.
Cominciati tra ottobre e novembre dello scorso anno, con una cadenza più sporadica, alla fine della quarantena, causa coronavirus, i topi d’appartamento hanno preso nuovamente di mira le cooperative a ridosso dei vasti terreni, adiacenti l’autostrada A2.
Abbiamo incontrato alcuni abitanti della zona che ci hanno raccontato che effetto ha avuto la convivenza con questa forma di criminalità.
Topi d’appartamento: “Non hanno paura di nulla”
“Si arrampicano a mani nude. Dal primo al quinto piano, senza problemi”.
Questa la testimonianze dei residenti di alcune cooperative nel quartiere di Belvedere, zona “ideale” d’azione per i ladri che si muovono attraverso i vasti terreni che circondano gli stabili.
Secondo il racconto delle vittime di questi furti continuativi, le irruzioni sono avvenute dai balconi e dalle porte d’ingresso, anche con le case occupate. Colpiscono a qualunque ora del giorno, ma la notte sembrerebbe essere il momento più adatto.
“Alcuni si sono svegliati al mattino e hanno trovato la casa sottosopra. Forse utilizzano qualche spray per addormentare le persone, perché chi è stato svaligiato non si è accorto di niente”.
Agili. Si parlerebbe di uomini provenienti dall’Est Europa data la grossa corporatura, a seguito di avvistamenti; agiscono in gruppo dividendosi le zone da colpire, ma non hanno manifestato comportamenti aggressivi o reazioni violente. Se beccati scappano, però questo non li ferma: il giorno dopo ritentano il colpo.
“Erano le tre del mattino, c’erano guasti all’impianto elettrico. Ci svegliammo perché sentimmo scattare i contatori. Nel silenzio più assoluto, sentimmo una serie di fischi alternarsi, provenire dalle terre. Il giorno dopo arrivò la notizia di diversi appartamenti ripuliti”.
La refurtiva
Bottini semplici. La refurtiva dei ladri è ridotta a poche centinaia di euro in una sola notte.
Non televisori o computer, niente preziosi (difficile trovare qualcuno che li conservi in casa): “arraffano quello che trovano, dalla 20 euro nel portafogli a oggetti di bigiotteria varia”, proprio perché si muovono senza autoveicoli. Si presume che abbandonino le loro vetture lungo le piazzole autostradali per poi procedere a piedi, nel buio, fino alle zone da colpire.
Non si tratta di professionisti, ma il loro l’obiettivo sembrerebbe quello di ripulire tutto quello che capita a tiro. Nei giorni scorsi si parlava di avvistamenti di persone sospette, corrispondenti alle descrizioni segnalate da testimoni, anche nel quartiere di Serroni. Sarà il prossimo bersaglio?
Le ronde
Esasperati, dopo le denunce fatte alla sindaca Cecilia Francese e ai carabinieri, i residenti hanno deciso di organizzare delle ronde notturne nelle zone più a rischio.
Negli ultimi quindici giorni, le intrusioni sono diminuite ma non il rischio.
“Ragazzi di vent’anni girano di notte con le torce, si confrontano anche con l’unica pattuglia che, di tanto in tanto, vigila in zona – ci spiega un cittadino – ma cosa succederebbe se questi ragazzi li beccassero?”
Il rischio delle ronde potrebbe essere che da denuncia per furto, si passerebbe ad aggressione, anche se i malviventi venissero colti sul fatto.
Dal canto loro, i vigili, i carabinieri e la sindaca si difendono: “noi abbiamo le mani legate! I mezzi a nostra disposizione per contrastare questo fenomeno non sono sufficienti. Dobbiamo aspettare che arrivi l’ordinanza dalla Prefettura di salerno”.
La convivenza
Ma gli abitanti del quartiere Belvedere non sono rimasti con le mani in mano.
Oltre alle ronde, si sono organizzati lasciando le luci accese sui loro balconi per far sì che ci siapiù illuminazione.
“Appena fa buio andiamo in ansia. Dormiamo con le persiane abbassate e la sedia dietro la porta, nonostante gli anti-furti e i perimetrali attivi”.
Ogni giorno, sul gruppo Sei di Belvedere se…, non mancano le segnalazioni da parte delle vittime o di chi ha avvistato uomini sospetti o se li è trovati in casa, rischiando anche di agevolare il lavoro ai ladri.
“Come puoi continuare a vivere nella tua stessa casa dopo che hai vissuto un’esperienza come questa? È come subire una violenza“, ci racconta una delle vittime.
“La cosa triste è che alla fine ci si abitua anche a questo”.
Jessica Moscato