Nei mesi scorsi vi abbiamo parlato della questione Urban Center (QUI per approfondire) e di come questa struttura nel centro storico di Eboli sia tanto attrezzata quanto dimenticata o quasi. Chiusa al pubblico ma guardando dall’esterno si può notare come all’interno sia arredata e messa a nuovo, un luogo che a quanto pare e da quello che ci raccontano i residenti di zona, in realtà viene frequentato da alcune persone. Ma possibile che un progetto nato per essere messo a disposizione della collettività si sia trasformato in un luogo ad uso privato?
Per non fermarci alle voci e approfondire la questione cercando di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, ricostruendo la vicenda passo dopo passo, ne abbiamo parlato con l’architetto Giulia Izzo, che ha vissuto in prima persona e seguito la nascita del progetto Urban Center:
“Nel 2021 ero borsista al comune di Eboli e l’ingegnere Rossi, responsabile della sezione urbanistica, individuò un bando regionale. In quanto comune di Eboli individuammo la linea che interessava la parte di architettura con l’identificazione di uno spazio urban center, ovvero cercare un luogo fisico di proprietà comunale dove poter effettuare e installare la sede di un gruppo urban center. Mi sono adoperata per individuare un locale adatto, con la scelta che è ricaduta sul locale con vetrate colorate in piazzetta San Giacomo, parallelo a via Corso Garibaldi dove c’è uno slargo che attualmente è destinato a parcheggio”.
- Ma in cosa consiste effettivamente un Urban Center? Cosa prevede il bando?
“Si tratta di un luogo dove creare spazi co-working per giovani professionisti in ambito creativo, comunicativo, che avrebbero così un luogo dove potersi contaminare, che pagherebbero un piccola quota per la loro postazione e con gli stessi soldi che andrebbero utilizzati per manutenzione e gestione degli spazi. Potrebbe essere un luogo di dibattito intellettuale, infatti da bando è prevista anche un’emeroteca (uno spazio destinato a giornali e riviste messo a disposizione dei lettori) che è un qualcosa che qui non esiste. Sempre da bando è previsto che si debbano svolgere settimanalmente delle attività laboratoriali per i bambini, un qualcosa che darebbe la possibilità alle associazioni di poter cooperare in diverse attività o anche semplicemente attività extrascolastiche” (clicca sulla foto per ingrandire).
- E dopo aver trovato il locale cosa è successo?
“Il bando richiedeva un partner attivo e senza scopo di lucro, così scegliemmo il Rotary Club di Eboli che sempre da bando doveva svolgere attività a beneficio della comunità all’interno della struttura e invece, ad oggi, non è mai stato aggiornato sull’attuale stato dell’Urban center. Vinto il bando, quest’ultimo finanziava una parte di fondi destinata alla ristrutturazione del locale scelto, mentre un’altra parte invece destinata a un team interdisciplinare di tre persone, quindi professionisti che abbiano contezza di quelli che sono i bisogni di un territorio, le necessità e l’anima di un luogo, in modo da poter creare il giusto ambiente. Quindi un team composto da un architetto, un sociologo e un antropologo. Sono stati individuati dei tecnici, ma si tratta di tre architetti, che saranno sicuramente dei professionisti ma il bando prevedeva altro”.
- E allora perchè questo locale non apre.. o apre a metà?
“Rimane bloccato perché pare ci sia un problema legato a un allaccio elettrico. Ma voglio dire, questa veramente sembra la favola di Pinocchio, nel senso che se ci dovessero essere problemi in termini di richieste, perché magari si deve fare un tracciato in una parte di centro storico, sono cose che si derogano tranquillamente nel momento in cui c’è una necessità più grande che è quella di aprire un luogo pubblico. Sono cavilli che si riescono tranquillamente a risolvere se c’è una volontà. Essendoci questo team che è stato formato, non vorrei che stessero utilizzando la struttura a proprio piacimento. Urban Center è l’esatto opposto, rendere inclusi i cittadini. Ho mandato una PEC, in qualità di socio del Rotary interessandomi ad avere un accesso agli atti, l’ho inviata ormai oltre un mese fa ma ad oggi nessuna risposta”.
- Parliamo del 2021, sono passati un po’ di anni. Se il locale non è aperto al pubblico si rischia anche di non rispettare il bando?
“Hanno il dovere di aprire questo locale alla comunità perché hanno degli obblighi e la scadenza era fissata per Giugno 2025, quindi la Regione potrebbe chiederti di restituire i soldi (come descritto in foto sopra, clicca per ingrandire). Insomma incorriamo in un danno erariale, cioè un danno che ovviamente è a spese del cittadino, quindi doppia beffa. Questo team dovrebbe progettare e relazionarsi con il cittadino, chiedendo semplicemente di cosa ha bisogno, cosa manca in questo luogo, cosa fare in questo luogo, ecco perché oltre l’architetto il bando richiede una figura come quella dell’antropologo o come quella del sociologo perché sono figure professionali che sono in grado di capire quello che manca all’interno di un territorio”.
- Ma se il bando è scaduto e la Regione ancora non ha chiesto il risarcimento, vuol dire che la struttura è ufficialmente aperta? Ma se è aperta perchè non è possibile accedere per i cittadini come prevede il bando? E come fa a essere aperta se ci sono problemi con l’elettricità e il team scelto non rispetta le figure richieste? E se invece fosse chiusa, perchè ci sono persone che la utilizzano e la Regione ancora non ha chiesto il risarcimento? Una situazione molto intricata a quanto pare..
“Ovviamente c’è una volontà nel creare confusione, mi rendo conto, per questo bisogna parlarne, perché le persone devono sapere che ci sono dei luoghi destinati a loro, dei luoghi che possono essere per tutte le generazioni e dei luoghi che devono essere aperti perché sono di bene comune. Quello che mi chiedo è che se oggi questa struttura è aperta, chi ci sta andando? Il team di architetti? E perchè allora non possono andarci anche i cittadini come previsto da bando?”
Dopo aver ricostruito la vicenda con l’archietto Izzo, in conclusione quello che ci chiediamo è se questo Urban Center è funzionate perchè sembra essere diventato l’ufficio privato di pochi e non un bene accessibile a tutti? Vista la mancanza di risposta alle richieste giunte via PEC, sarebbe doveroso da parte dell’Ente fare chiarezza sull’attuale e reale stato delle cose nel rispetto dei cittadini. Quale miglior regalo di Natale potrebbe essere per la cittadinanza sapere di avere a disposizione finalmente un luogo di cooperazione aperto a tutti? Una tipologia di spazio che è proprio quello che manca in una città come Eboli?
Nel mentre noi proveremo a contattare la Regione per avere maggiori delucidazioni e tenervi informati sulla vicenda, perchè altrimenti a pagarne lo scotto alla fine è sempre e solo la comunità.
Filippo Folliero


