Al giorno d’oggi, è difficile trovare qualcuno appartenente a qualsiasi tipo di generazione, che non conosca il leggendario Hulk Hogan: attore, musicista, pagliaccio, fantoccio ma soprattutto wrestler. Premettendo che il wrestling, almeno in Italia, ha avuto un boom nei primi anni 2000 e ha fatto comunque divertire ed emozionare tutti quelli della mia generazione, il sottoscritto compreso, è ora di parlarne un pò diversamente.
Ovviamente quando si parla di imbecilli e pagliacciate, l’Italia si piazza sempre in prima fila. Questo perchè, se andiamo a ripercorrere dagli albori la vita di Terrence Eugene Bollea, in arte Hulk Hogan, scopriamo che è italiano a tutti gli effetti. La madre nacque in Italia da madre francese e padre panamense, mentre il padre era italiano doc, tale signor Bollea.
DAI METALLICA AL WRESTLING – Il giovane Terrence amava il baseball e la musica, infatti suonava il basso e affermò che, nelle prime formazioni dei Metallica, avrebbe dovuto esserci lui al posto di Cliff Burton in quanto grande amico del batterista Lars Ulrich. Queste le sue parole in un’intervista del 2011 a The Sun: “Ero un turnista prima di diventare un wrestler. Suonavo il basso ed ero un grandissimo amico di Lars Ulrich, che mi chiese se volessi suonare il basso nei Metallica quando il gruppo si era appena formato. Ma la cosa non funzionò”
REAL AMERICAN – Bollea entra nel circuito del wrestling verso la fine degli anni settanta e qui verrà costruito il suo personaggio mediatico. L’americano perfetto, quello che combatte PER I DIRITTI DEGLI UOMINI (?), quello che sul ring sconfigge un lottatore dell’Unione Sovietica e si fa beffe della bandiera rossa, proprio in periodo di piena guerra fredda. Quello che gira con la bandiera americana e la regala ai bambini, quello che poi verrà lanciato anche nel cinema senza saper recitare. Un personaggio creato per elevare lo spirito dei poveri ed ingenui spettatori americani all’estremo.
In uno sport, se si può definire tale, già finto di per sè come lo è il wrestling, Hulk Hogan è l’espressione massima di come quando un’azienda o qualsiasi altra corporazione decida di creare un modello e diffonderlo a livello mondiale non c’é niente e nessuno che possa fermarle.
Uno dei pochi se non forse l’unico per cui è stata scritta e suonata appositamente una canzone che è diventata il sua tema d’entrata durante i suoi match. Il video con cui vi lascio è proprio questo, al limite tra il blasfemo, il ridicolo e una presa in giro verso tutti quelli che guardano. Di seguito una parte del ritornello.
Io sono un vero americano,
Lotto per i diritti di ogni uomo.
Io sono un vero americano,
Lotto per ciò che è giusto, lotto per la vita
Certo Hulk, sicuramente è così.