Primo appuntamento speciale con l’atletica, tradizionalmente considerata regina degli sport. Non potevamo non iniziare con un’intervista a uno dei più grandi atleti mezzofondisti della storia salernitana e icona del podismo su strada in Campania: Gilio Iannone.
Classe 1985, originario di Mercato San Severino (SA), storicamente conosciuto come atleta del corpo sportivo dell’Esercito, attualmente indossa i colori della società International Security S., vantando nel suo palmarès numerosi podi e vittorie nel panorama nazionale delle gare su pista, convocazioni con la nazionale e ancora numerosissime vittorie nel mondo del podismo su strada. Ma, come nasce un campione? Ce lo racconta in questa intervista.
Partiamo dagli albori della tua carriera, Sappiamo che hai iniziato la tua carriera molto presto con l’atletica, a che età hai iniziato e come hai conosciuto questo sport? Praticavi altri sport in precedenza o è stato il tuo primo “amore”?
“Ho iniziato ai giochi della gioventù nel 1998. Facemmo le selezioni d’istituto per partecipare alla fase provinciale dei giochi. Io frequentavo la seconda media ma ero in competizione anche con ragazzi della terza. La gara si svolgeva in 10 giri di campo e doppiai, sorprendentemente, anche il secondo classificato. A quella gara ebbi la fortuna che ad assistere ci fosse Luigi Pastore (il mio primo e unico allenatore, fino al 2012). Mi piaceva giocare a calcio, poi un giorno Pastore (da buon osservatore e grande tecnico, aveva visto delle qualità in me) venne a parlare con i miei genitori spiegandogli che, se avessi insistito con la corsa, forse un giorno questa mi avrebbe dato anche da vivere (cosa che poi si é verificata). All’inizio andavo ad allenarmi senza voglia, ma Luigi non mollava: tutti i giorni veniva a prendermi a casa per portarmi ad allenarmi, per poi riaccompagnarmi. Iniziai a vincere delle gare e mi appassionai fino ad abbandonare il calcio, per dedicarmi esclusivamente alla corsa. Dal 1999, all’età di 14 anni, ho iniziato a praticare solo l’atletica”
Qual è stato il successo che ricordi con maggior piacere? Perché?
“Sicuramente la vittoria del titolo di campione italiano assoluto sui 1500 metri nel 2010. Era un obiettivo che, sin da quando ho iniziato a praticare la corsa, vedevo inarrivabile ma, dopo i vari titoli italiani nelle categorie giovanili, il bronzo indoor sui 1500m nel 2007 e nel 2010 e la medaglia d’argento sempre sui 1500m indoor nel 2009, finalmente nel 2010 sono riuscito a coronare il mio sogno nel cassetto: indossare la maglia di Campione Italiano Assoluto 1500m all’aperto. Una vittoria che più di tutte porto nel mio cuore”
Quanto è stato importante il ruolo della famiglia e di chi ti è vicino a spingerti ad arrivare dove sei arrivato?
“Non so se è stata una fortuna o una sfortuna, ma la mia famiglia non mi ha mai spinto (anzi, ricordo con sorriso che in giornate di allenamento bagnate dalla pioggia, mio padre mi invitava a non allenarmi). Forse é stato meglio così, perché ne ho visti molti di genitori che insistevano sui figli e alla fine hanno ottenuto risultati opposti. L’allenatore, invece, è stato tutto per me. E’ come un secondo papà e, se ho fatto quel che ho fatto non solo come atleta ma soprattutto come persona, il gran merito è suo. Per ricambiare l’affetto e la riconoscenza che nutro nei suoi confronti ho voluto lui e sua moglie come testimoni di nozze”
Di solito, i più grandi atleti imparano molto anche dalle proprie sconfitte. Ci sono mai stati momenti in cui volevi arrenderti? Come sei riuscito a superare questi periodi?
“Dopo le sconfitte nelle gare che prepari per mesi e che non vanno come avresti sperato, ti butti un po’ giù con il morale, l’importante è ripartire. Nel 2012 ho pensato di smettere, mi era venuta quasi la nausea nei confronti della corsa e degli allenamenti duri. Era diventato un contesto che non sentivo più divertente e così ho deciso di lasciare il professionismo e il gruppo sportivo Esercito. Ma, questo periodo é passato presto, da quando nel 2013 iniziai a fare il militare a tempo pieno e quindi a correre solo per divertirmi, sensazione che avevo perso negli ultimi tempi da professionista.”
E’ stato difficile coniugare lo sport con il lavoro e la famiglia? Dai tuoi ulteriori successi nelle gare su strada, non si direbbe.
“Diciamo che bisogna programmarsi le giornate. A causa del lavoro che svolgo, ci sono giornate lavorative intense anche di 24 ore che non mi permettono di allenarmi, ma del resto, negli altri giorni riesco tranquillamente ad allenarmi nel dopo lavoro. Per quanto riguarda la famiglia, invece, ho la fortuna di avere una moglie che mi capisce, a cui piace quello che faccio, sa che è una passione che mi fa stare bene; alle gare su strada è sempre presente ad accompagnarmi e incitarmi. Nell’attuale società sportiva civile ho trovato un ambiente gradevole ed un presidente che è sempre disponibile nei miei confronti”
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi in campo sportivo, personale e professionale?
“In campo sportivo, in qualità di atleta, sinceramente non cerco niente. Mi piace gareggiare e quando sto bene, riesco ad essere ancora abbastanza competitivo; spero di vincere ancora parecchie gare. Da poco tempo faccio anche l’allenatore, mi piace dare agli altri la mia esperienza e mettere in pratica il corso di istruttore FIDAL che ho conseguito qualche anno fa. Oltre a essere l’allenatore di me stesso, ho iniziato ad allenare qualche atleta. Il mio lavoro professionale mi soddisfa, mentre in campo personale sono molto sereno, ho una famiglia splendida, una bellissima moglie e il prossimo gennaio avrò una gioia immensa: quella di diventare papà di Marianna. Penso che non potrei chiedere altro”
Concludendo, quale consiglio dai a tutti gli atleti giovani che si avvicinano al mondo dell’atletica?
“Questo è uno sport meraviglioso ma anche duro. Sicuramente per un ragazzo giovane non è molto piacevole avvicinarsi all’atletica, poiché nel mondo di oggi ci sono molti svaghi che distraggono l’attenzione verso il mondo dello sport. Posso assicurare che, una volta entrati poi è dura liberarsene, soprattutto perché si creano nuove amicizie. E’ uno sport che ti dà dei valori e ti forma come persona. Il mio consiglio è di prenderla come un sano divertimento, senza essere ossessionati dalle prestazioni. In età giovanile bisogna solo divertirsi ed integrarsi con il gruppo.”
Antonio Mangano