‘Jackie’ Robinson, l’afroamericano che abbattè la discriminazione razziale nello sport

Il 15 aprile del 1947 fa il suo esordio una figura leggendaria per il mondo del Baseball e dello sport in generale, Jack Roosevelt Robinson detto ‘Jackie’. 

Robinson, fu il primo storico afroamericano ad esordire nella Major League, il primo giocatore di colore aggregato ad uno sport, fino ad allora, solo per bianchi. L’uomo che riuscì ad abbattere con il suo talento la barriera razziale che durava da oltre mezzo secolo.

Ieri e ogni 15 Aprile, Jackie, viene ricordato su tutti i campi della MLB con una particolare usanza: tutti i giocatori di tutte le squadre indossano una maglia con il numero 42, il numero della maglia di Robinson, che in seguito alla sua precoce morte nel 1972, fu ritirata.

STORIA – Negli Stati Uniti, vigevano ancora le leggi Jim Crow, atte a calcare la divisione tra bianchi e neri con il motto ‘separati ma uguali’. Stessi diritti, ma non da condividere: nei luoghi, negli spazi, nelle idee e infine nello sport.

Prima di Cassius Clay, poi diventanto Muhammed Alì, prima del famoso podio olimpico con il pugno chiuso di Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico, c’è stato Jackie Robinson.

Un talento sportivo, che giocava a baseball nella Negro League, separata ma uguale alla Major League, come imponevano le regole. Ma la svolta doveva arrivare, le sue prestazioni attirarono società importanti.

La prima occasione, arrivò tramite i Boston Red Sox, che organizzarono al Fenway Park un provino per lui e per altri giocatori di colore, tuttavia questa prova si rivelò una farsa e i giocatori in prova non solo non ebbero nessuna reale possibilità di mettersi in mostra ma vennero anche insultati dagli spettatori benché l’accesso alle tribune fosse limitato ai soli dirigenti dei Red Sox.

La vera, grande occasione, arriva nel 1947 grazie al presidente e general manager dei Brooklyn Dodgers, Branch Rickey. Soprannominato ‘The Brain’, Rickey fece ben intendere il motivo del suo soprannome, indovinando un colpo secolare sia per talento sia per impatto sulla società presente e futura.

Non solo il talento, Robinson, aveva anche quel carattere e quella determinazione in grado di fargli affrontare a testa alta tutti i problemi e le difficoltà che sarebbero venuti a galla dopo l’ingaggio di un giocatore di colore in una lega per bianchi.

Il 15 aprile di quell’anno, Jackie si presenta in battuta, mettendo la parola fine alla barriera razziale nello sport (Color line). La sua carriera non fu di certo facile, infatti insulti e minacce di morte lo accompagnarono fino alla sua prematura scomparsa all’età di 53 anni.

Robinson divenne il bersaglio di continui insulti razziali sia da parte dei tifosi che degli avversari. L’episodio più grave si verificò il 22 aprile 1947 durante una partita contro i Philadelphia Phillies quando i giocatori avversari dopo averlo chiamato ‘Nigger’ gli urlarono di “tornare nei campi di cotone”. I giocatori di alcune squadre addirittura minacciarono di scioperare nel caso fosse stato schierato contro di loro.

Le minacce di sciopero furono stroncate dall’intervento del presidente e dal commissario della lega che minacciarono di sospensione coloro che avevano intenzione di rifiutarsi di scendere in campo. Robinson diventò anche il bersaglio del gioco duro di molti avversari.

RICONOSCIMENTI –  “La vita di un uomo è importante solo se può avere un impatto su altre vite”. Questo è inciso sulla sua tomba e in tutta la cultura sportiva americana.

“Non sono interessato alla vostra simpatia o antipatia… tutto quello che chiedo è che mi rispettiate come essere umano”, ricordava sempre Robinson.

“Puoi odiare un uomo per molte ragioni. Il colore non è una di queste”, sosteneva Pee Wee Reese, suo compagno di squadra.

Con i Dodgers disputò in tutto dieci stagioni, giocando per sei volte le World Series e vincendole nel 1955. Nel 1949 vinse il premio come miglior giocatore della National League. Fu selezionato per sei volte per l’All Star Game dal 1949 al 1955.

JACKIE DAY – Celebrato ogni 15 aprile, il JRD (Jackie Robinson Day), vede tutti i giocatori della MLB indossare la casacca numero 42. Il numero indossato in tutta la sua carriera da Jackie, fu ritirato alla sua morte, permettendo solo a chi già lo indossava di tenerlo fino a fine carriera.

Robinson si ritirò ufficialmente il 5 gennaio 1957 a quasi 38 anni di età. Il diabete che gli fu diagnosticato quell’anno, spiegò il perché del suo sempre più progressivo deterioramento fisico. Allora le terapie contro questa malattia non erano all’avanguardia come oggi.Così, anche se adottò una terapia a base di alcune iniezioni giornaliere d’insulina, non poté impedire l’avanzata delle complicanze ed in particolare i problemi al cuore e agli occhi (raggiunta la mezza età divenne quasi cieco). Il 24 ottobre 1972 Jackie Robinson si spense a Stamford in Connecticut all’età di cinquantatré anni a causa di un attacco cardiaco.

Ora di 42 non ce ne sono più, lui sarà sempre l’unico a essere ricordato con quel numero. 42 è anche il titolo del film dedicato alla storia di Jackie Robinson.

Non solo nello sport, ma anche negli altri ambiti della vita, la carriera e la vita di Jackie sono stati fondamentali per fare passi avanti nell’abbattimento di queste inutili barriere. Anche un uomo come il presidente Obama deve ringraziare Robinson, se un uomo di colore è stato in grado di diventare presidente degli USA.

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