E’ iniziato un nuovo anno ormai, il tempo di tirare le somme è finito.
E di somme la nostra cara Formula 1 ne ha dovuto tirare così tante che oggi nel 2015 deve rimettere insieme le macerie e far ripartire un sistema logorato da anni di completa assenza di competizione. E’ ormai diventato un luogo comune sentire per strada “formula uno??” “che noia meglio la moto gp” e come poterli contraddire.
Noi amanti dello sport abbiamo assistito nel corso degli anni ad una micidiale metamorfosi governata da soldi e potere che ha visto una lenta e graduale trasformazione delle macchine in semplici robot computerizzati e i piloti in altrettanto semplici esecutori. E basterebbe fare una semplice e breve cronostoria per poter dare forma a questo lento e progressivo logoramento…
Nell’anno dell’autunno caldo di quel 68′ che smuoveva folle intere di giovani alla ricerca di nuove speranze, la Fiat acquistava la Ferrari inaugurando un ciclo che strapperà tante lacrime di gioia o di dolore quando nel 1970 durante le prove del Gran Premio di Monza perdeva la vita in tragico incidente il pilota austriaco della Lotus Joachen Rindt fino a quel momento inarrestabile verso la corsa al titolo. Il suo diretto avversario il belga della Ferrari Jacky Ickx non tirerà mai così in fondo l’acceleratore tanto da mettere in dubbio la vittoria all’austriaco che trionfò in un mondiale che non potè mai incoronare il suo campione che restò ed è tutt’ora stampato nel cuore di tutti gli amanti delle corse, lo stesso Ickx a fine campionato disse di essere sollevato di non aver vinto contro un campione che non avrebbe potuto rispondere ai suoi attacchi.
E chi potrebbe mai dimenticare le lotte all’ultimo respiro e non senza veleni tra Mansell e Prost e chi potrebbe invece dimenticare l’immensa classe di uno dei più grandi piloti della storia Ayrton Senna tragicamente scomparso in quel maledetto primo maggio del’94. Uomini d’onore per corse d’onore, che pian piano ci spingono nel nostro secolo, negli anni della rivoluzione tecnologica dell’informatica che investe in pieno anche la formula uno. L’attenzione di creare monoposto sempre più sicure e affidabili restava un dovere sia in termini sportivi che in termini di vite umane. Le macchine sempre perfette degli anni novanta/duemila portano successi e glorie in Italia con le straordinarie vittorie di Micheal Schumacher sulla Ferrari, sudate a suon di sorpassi e giri veloci e le straordinarie lotte con il pilota finlandese Mika Hakkinen, con tutti i tifosi ferraristi che ricordano con rammarico lo spettacolare sorpasso che il campione tedesco subì nel’99 a Spa (Belgio) dal campione della McLaren.
Negli anni duemila si vede la decadenza completa della Ferrari e un cambiamento radicale nel mondo delle corse che ci porta fino ad oggi. La vicenda della Spy story fino al campionato sospetto vinto dalla Brown e al più recente passaggio al motore turbo, sicuramente meno performante con regolamenti mal interpretati e soprattutto non sempre fatti bene ha condotto quella Formula uno che spingeva milioni di tifosi sotto il vento la pioggia e il sole rovente a seguire i loro campioni nel completo oblio, a scadere in quello che lo sport sta diventando ovunque: nel marketing, nei soldi, nel commercio. E allora la rivalità in pista tra macchina/piloti diventa rivalità tra scuderie il cui unico e solo obiettivo è creare la macchina vincente, quella che dal primo e ultimo giro detta le regole del gioco e tutti gli altri cercano di copiare invano quella che è l’eccellenza, trasformandosi in sterili inseguitori invece di essere dei rivali.
Questa è la faccia della nostra Formula uno, il vestito che da anni ormai sta indossando e che hanno accompagnato le poco spettacolari vittorie di Vettel che tanto somigliava al Micheal Shumacher degli anni d’oro ma che quest’anno con lo strapotere della Mercedes è ritornato a guardare le corse dalle ultime posizioni. Eppure per talento e potenzialità lo stesso Vettel e molti altri potrebbero ripetere le imprese dei loro vecchi colleghi, ma fino a quando la vittoria rimarrà qualcosa che non interessa la pista ma il commercio saranno dei semplici esecutori di un qualcosa già scritto prima ancora di iniziare.
Allora di cosa ha bisogno della formula uno che verrà? Ha bisogno di tornare a correre ha bisogno di agonismo e di competizione non solo tra piloti ma tra i team meccanici ingegneri c’è bisogno di credere nei progetti, quelli creati passando le notti insonne cercando lo spunto giusto e non quello di fare il copia e incolla di scuderie soliste e capitaliste che fanno il campionato per conto loro. Ha bisogno dei tifosi, quelli che tremano quelli che sognano. I campioni devono tornare ad andare controcorrente proprio come in passato senza paure e proprio come diceva il grande campione Senna: “Ho imparato che non esiste curva che non si possa sorpassare e che se una persona non ha più sogni non ha più alcuna ragione di esistere”.
Questa è la Formula uno e forse anche lo sport che ci auguriamo in questo nuovo anno.
Rifatevi gli occhi..
A cura di Cosimo Mirra