“La prima edizione è stata una prova, le opere di quest’anno verranno curate durante tutto l’anno”
Con questo leitmotiv era stata presentata lo scorso giugno la seconda edizione del progetto Radicity, ovvero recuperare e riqualificare spazi urbani abbandonati o degradati attraverso il verde. È stata questa la missione di un gruppo di architetti che ha lavorato per rigenerare alcune aree del centro storico che sarebbero state poi affidate alla cura di attività o residenti del centro storico che avrebbero avuto tutto il supporto possibile dall’Ente per la manutenzione delle opere.
ABBANDONO 2.0 – Purtroppo, anche quest’anno, molte delle opere installate sembrano essere state di nuovo abbandonate. Molte aree scelte per il progetto Radicity, sono anche tappa di associazioni culturali che fanno visitare questi posti ai turisti e provate ad immaginare un turista che si trova a visitare via Barbacani e l’opera “Vicus Deliciarum”, installazione vincitrice dell’edizione 2018, vedrebbe solo erba alta incolta e spazzatura buttata qua e là. Eppure, l’area in questione, è una zona storica della città dove percorrendo la stradina, ora ricoperta dall’erba alta, è possibile arrivare ai resti di uno degli otto antichi mulini di Eboli che sfruttava le acque del Tufara. Dai resti di questo mulino, sono rimasti solo due antichi lavatoi, che negli anni 40’ venivano usati dalle donne della città per lavare i panni. L’opera, avrebbe dovuto mettere in evidenza il carattere storico di questa zona, attirando dalla strada i turisti ma, nelle condizioni in cui si trova non fa altro che allontanarli.
LACUNE PROGETTUALI – Analizzando lo stato delle opere, i rischi che qualcuno possa farsi male sono alti e in questo caso la responsabilità sarebbe un’incognita dato che avendo redatto il progetto un’associazione si finirebbe con lo scaricabarile tra Ente e associazione su chi si debba prendere le responsabilità della gestione.
Altra irregolarità, che ormai ci si porta dietro da oltre un anno, è quella dei cipressi piantati nell’opera vincitrice dello scorso anno “Finestre di Mediterraneo”, perchè degli alberi ad alto fusto non posso essere piazzati a meno di 5 metri da un’abitazione. Ergo, tra qualche anno dovranno essere sicuramente rimossi.
A chiudere questa parentesi lacunosa sulla progettualità, manca anche un “Piano del Verde”, non essendoci una lista delle piante e delle specie inserite all’interno di ogni singola opera. Questa lista dovrebbe essere fondamentale per sapere se le piante usate non sono un pericolo (come il caso dei cipressi o di piante infestanti) per la zona in cui vengono posizionate.
PROMESSE SVANITE – Inoltre, nella presentazione dell’edizione 2018, era stato ricordato più volte dall’assessore Ennio Ginetti come sarebbero state recuperate anche le opere dell’anno precedente per creare, dopo svariate edizioni, un unico grande percorso che attraversasse tutto il centro storico. Ebbene, una di queste aree della vecchia edizione, “Pareti di Sospensione”, invece di essere recuperata è stata addirittura rimossa poco tempo fa dopo che le piante che componevano l’opera erano letteralmente seccate.
In attesa di capire se la mancanza sia dovuta alla scarsa manutenzione fatta dai cittadini e dalle attività che erano state coinvolte nel progetto, oppure se l’Ente non sia stato in grado di fornire il supporto promesso per la manutenzione costante delle opere, ad Eboli per il secondo consecutivo i cittadini si ritrovano delle aree abbandonate a se stesse piuttosto che piccole oasi da visitare.
Filippo Folliero