Scuola, ricerca, università, uffici pubblici e trasporti entreranno in sciopero generale, domani, 17 novembre, per l’intera giornata. Il più grande sindacato italiano, la Cgil, e la Uil hanno indetto la mobilitazione nazionale contro la manovra finanziaria del governo Meloni.
Allo sciopero si uniranno anche ricercatori e docenti universitari dell’Università degli Studi di Salerno, che in lungo comunicato che riportiamo di seguito spiegano i motivi della loro decisione:
“Scioperare il 17 novembre è una necessità democratica. L’adesione a questo sciopero va infatti oltre le stesse rivendicazioni alla base della mobilitazione. Le ragioni puntuali dello sciopero sono note e riguardano la condizione di impoverimento di aree crescenti del lavoro dipendente e autonomo a causa dei bassi salari e redditi e dell’inflazione crescente, nei confronti dei quali le politiche del Governo sono del tutto prive di efficacia e di volontà di contrasto. Più complessivamente, esse si riferiscono alla necessità di difendere settori pubblici essenziali, specialmente la sanità e l’istruzione, compresa quella universitaria.
Nel ruolo di docenti – dunque di lavoratori di un’istituzione che a livello globale si è sempre più trasformata in fabbrica della conoscenza, riteniamo necessario aderire, formalmente e materialmente, allo sciopero. La precarizzazione del lavoro nelle università – attestata dalla moltiplicazione delle figure di ricercatori al suo interno, che, nonostante l’emorragia costante di docenti, restano prive da lungo tempo di un piano di reclutamento ordinario e sufficientemente finanziato – va di pari passo non solo con la messa in ginocchio di fondamentali settori della vita, in particolare istruzione e sanità, ma più complessivamente con la banalizzazione del lavoro, che perde diritti ma anche senso agli occhi di chi lo svolge. È quanto accade a tanti di noi costretti ad assecondare procedure burocratiche che assorbono tempo ed energie sottratte alla ricerca. Si pone, dunque, il problema del senso del lavoro, della sua liberazione dai processi e dai rapporti di alienazione, anche all’interno delle fabbriche della conoscenza.
Siamo, ovviamente, consapevoli che non può essere una giornata di sciopero a risolvere queste questioni strutturali, ma sappiamo anche che, se non ci mobilitiamo con le altre lavoratrici e gli altri lavoratori per mettere in discussione il presente, nessuno lo farà al posto nostro. Ci impegniamo a fare in modo che questa giornata concorra ad avviare un processo di mobilitazione più generale, che coinvolga tutte le componenti del mondo universitario: per riattivare il ruolo critico dell’università, ma anche nella più generale convinzione che solo una costante spinta civile dal basso, una rivendicazione forte e generalizzata di salario, di welfare e di risorse, e allo stesso tempo di democrazia, di diritti, di libertà e di uguaglianza, può riaprire la possibilità di una via di uscita dalla crisi, nazionale e globale, che stiamo attraversando”
Le/i docenti:
Amendola Adalgiso
Avallone Gennaro
Bubbico Davide
Esposito Vincenzo
Monaco Davide
Ripa Valentina
Schiaffo Francesco
Vitale Francesco