Vocabolario “Aquarese-Italiano”: il dialetto come lingua madre da tramandare

“Tutti i dialetti sono metafore e tutte le metafore sono poesia.”

“Con la stesura e la pubblicazione del presente vocabolario, intendo offrire ai miei concittadini un contributo utile oltre che affettivo, perché la lingua dei nostri avi non vada perduta”

Furono le parole di Giovanni Giordano, autore del vocabolario Aquarese-Italiano. Ebbene sì, il dialetto è un bene prezioso, bisogna averne cura, custodirlo, tramandarlo alle nuove generazioni. L’italiano va bene per scrivere, diceva qualcuno, ma per raccontare un fatto ci vuole “la lingua nostra, che incolla bene la storia e la fa vedere”.

L’IDEA – Giovanni Giordano, nato ad Aquara nel 1926, in provincia di Salerno, è stato un agronomo, insegnante, direttore didattico e studioso di dialetto. Ha sempre amato la sua terra, le sue radici, ed il suo “VOCABOLARIO” aveva come scopo l’essere occasione
di riflessione su un mondo, quello contadino, che troppo spesso oggi rischia di essere incompreso, se non addirittura dimenticato.

L’idea di scrivere un vero e proprio vocabolario ha preso corpo un giorno d’estate, come spesso l’autore ha raccontato. Un po’ per rispondere alle domande di qualche giovane incuriosito, un po’ per ricordare quelle che erano le usanze, le abitudini la vita di una gioventù trascorsa in paese. Giordano andò a lavorare come direttore didattico in Toscana, terra che lo ha accolto a braccia aperte, stimato, apprezzato per la dedizione al lavoro. Mai, però, ha dimenticato la sua diletta Aquara, la separazione dalla sua terra natia è stata profonda, ecco perché l’autore ha voluto, con la sua opera, racchiudere tutto quell’amore che lo legava alle sue radici in un libro, mettendo nero su bianco la “vita” di ciascun aquarese.

Nella seconda edizione del Vocabolario è stato inserito anche un Vocabolario Italiano-Aquarese, per far sì che le nuove generazioni possano risalire, secondo Giordano, dalla parola italiana al corrispondente significato aquarese. Una parola, presa di per sé, non ha alcun valore. È il contesto che le dà significato.

I RICONOSCIMENTI – Significative sono le parole di orgoglio e gratitudine dell’allora presidente della Banca di Credito Cooperativo di Aquara Rocco D’Urso nell’elogiare l’opera del Giordano, che arriva come una “provvidenza” perché dà la possibilità di conservare quel linguaggio che era di certo più ricco di espressività di quello attuale ma che, con il tempo, è divenuto parte del linguaggio corrente, come è successo per i dialetti di ogni paese e regione.

Di uguale importanza, le parole dell’allora Sindaco di Aquara Vincenzo Luciano che considera il vocabolario in “lingua aquarese” una manifestazione di grande amore per la propria terra. Si tratta di un omaggio ad una piccola comunità non ripiegata su se stessa, bensì in grado di esprimere frutti fecondi e messaggi profondi ai cittadini ed ai visitatori.

Siamo tutti riconoscenti all’opera dell’autore, per aver alimentato la speranza che si possa ancora recuperare un ordine antico, che si possa riflettere sul mistero di talune parole oramai dimenticate, parole di vita, destino, bellezza. E, come ricorda un altro concittadino di Aquara: “riconoscenti in egual modo saranno i tanti che il vento della vita ha portato lontano da quella collina assolata e ventosa, di sassi e grama terra, sempre viva nel ricordo”.

Per concludere l’opera, l’autore ha riportato alcune filastrocche, in dialetto naturalmente, simpatiche e gioiose, non tradotte in quanto avrebbero potuto perdere la loro musicalità e la loro caratteristica cadenza. Ne riportiamo una per dare un esempio della bellezza che solo i nostri dialetti, le lingue dei nostri avi, sanno donare:

“Bella figliola ca fai lu pani, ‘na pizzella rammìlla a me e si nun mi la vuò ra, ca ti pòzza scriscità”

E con il sorriso sulla bocca ed un po’ di nostalgia nel cuore, rimandiamo il nostro pensiero ai tempi che furono e che, forse, con l’impegno e la passione di tutti, possano un giorno ritornare. I vocabolari sono come gli orologi, il peggiore è meglio che niente, il migliore non è sempre esatto.

Silvana Volpe

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