Recensione: Coriandoli nel deserto, di Alessandra Arachi

Era la mattina del 22 ottobre 1934.
Davanti allo sgabuzzino degli scienziati dell’istituto di Via Panisperna, le labbra di Enrico Persico stavano per sfiorare quelle di lei, Nella Mortara.
L’unica donna del gruppo di ricercatori di Via Panisperna.
L’unico amore della sua vita.
“Solo un attimo e saremmo diventati un unico respiro” le scrive Enrico Persico dal suo letto d’ospedale, trentaquattro anni dopo.
Solo un attimo….ma se lo è rubato lui, Enrico Fermi.
Il premio Nobel per la fisica.
Il suo miglior amico.

Era la mattina del 22 ottobre 1934.
Durante un esperimento nel laboratorio dell’istituto di Via Panisperna, Enrico Fermi cambia il cuneo di piombo con una lastra di paraffina. I neutroni rallentano e si aprono così le porte all’energia atomica.
Enrico Fermi non ha mai voluto svelare al mondo cosa lo abbia portato alla scoperta dei neutroni lenti, cosa lo abbia spinto a cambiare il piombo con la paraffina.
Ma Enrico Persico lo sa.
“Nella vuoi sapere cosa c’è dietro la scoperta dell’energia atomica?
C’è l’amore dietro l’energia atomica.
Il mio amore.
Ci sono io.”

Alessandra Arachi in Coriandoli nel deserto racconta una vecchia storia già sentita, mostrandola però da una prospettiva nuova.
Il personaggio principale, il Premio Nobel, passa in secondo piano, diventa quasi un ombra proiettata sulla storia.
Il personaggio secondario, il “miglior amico del genio”, invece, viene tolto dallo sfondo e posto al centro della scena.
Vengono svelati i sentimenti, i desideri, i rimpianti che si nascondono dietro le fredde formule matematiche e le rigide leggi della fisica.
Alessandra Arachi descrive le relazioni e le vicende del gruppo di ricercatori di via Panisperna, mettendo insieme realtà e immaginazione in un incastro così perfetto da far pensare al lettore che, infondo, sia tutto vero.

A cura di Miriam Santimone

CHE DICI?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *