Appuntamento Letterario consiglia: “Domani nella battaglia pensa a me”, di Javier Marias

Sulla scia di ciò che vi abbiamo raccontato negli scorsi mesi, continua la rubrica in cui i ragazzi di “Appuntamento Letterario” ci daranno ogni due settimane i loro consigli per una sana ed immersiva lettura.

Nessuno spoiler, nessuna recensione, ma una presentazione di un libro che a detta del gruppo tutti dovrebbero leggere. Proseguiamo con lo spazio dedicato agli autori, con recensioni ai loro lavori a cura di Roberta Gargiulo. Oggi i nostri occhi si posano sull’opera “Domani nella battaglia pensa a me”, di Javier Marias.

DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME – Il romanzo si intitola con un passo del Riccardo III di Shakespeare. Javier Marias ne fa il punto di partenza per le sue considerazioni: la battaglia come metafora della vita, contrapposta alla voragine della morte e il peso dei ricordi e dei risentiti, che si posa sul petto di chi resta, di chi vive.

La trama del romanzo è solo uno strumento nelle mani dell’autore per condurre la sua personale riflessione sugli interrogativi che ci poniamo di fronte alla tragicità della morte. Accade tutto per mezzo di un appuntamento, in un appartamento a Madrid, durante una sera d’inverno. L’invito a cena di Marta a un uomo, Victor, che è il protagonista narratore e di lì a poche ore, probabilmente, diventerà amante per una notte, o forse più. Interviene, però, la morte improvvisa, inesorabile e assurda, coglie la donna e decide la sorte dei personaggi. Nello stesso appartamento è presente il figlio di Marta, baluardo di vita, non parla, è ancora piccolo e questa difficoltà ad esprimersi sembra voglia tradurre l’indicibilità della morte, l’idea di un linguaggio sconveniente che Marias usa senza censure.

L’uomo le rimane accanto, sul letto, incapace di guardarla di nuovo in viso, resta in una condizione di inattività fino alla decisione di sottrarsi dal soccorrerla o di avvisarne i cari. Inabile a guardare in faccia la morte, si volta dall’altra parte. Tuttavia, qualcosa resta e lo spinge alla ricerca quasi ossessiva delle persone che hanno abitato la vita di Marta. La memoria e il passato diventano espressione dell’esistenza di personaggi che a mano a mano popolano la lettura, mostrando una rocambolesca realtà, quasi onirica, dove non si distingue la linea che divide illusione e il vero.

Marias affida i temi che affronta alla cura delle parole. La morte appare come un mistero, ma diventa oggetto di cui si può parlare. Pensiamo limitatamente alle parole che possediamo e l’autore sa bene come farci interiorizzare anche i pensieri dei personaggi, lo fa mediante lunghi periodi e uno stile lento e riflessivo, che riempie le sue pagine di quel fraseggio digressivo di cui è maestro.

A cura di Roberta Gargiulo

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