Alla riscoperta del nostro territorio: tra templari ed esoterismo, l’abbazia del Goleto (FOTO)

Continua il nostro viaggio, grazie alla collaborazione di Raffaele Ciaglia gestore di “Le nostre Bellezze Sconosciute” e sempre alla ricerca di luoghi della Campania e della Basilicata a cui ridare lustro e visibilità, nel riscoprire le tante bellezze che la storia ha lasciato sul nostro territorio.

Oggi ci addentriamo tra templari ed esoterismo bianco, attraverso il fascino antico dell’Abbazia del Goleto, situata a Sant’Angelo dei Lombardi.

STORIA – San Guglielmo da Vercelli si ferma in Irpinia dove fonda prima Montevergine e poi l’Abbazia del Goleto nel 1128-1133, esempio di monastero doppio, ovvero che ospitava sia monache che monaci. Le monache si occupavano dell’amministrazione del convento con a capo una badessa. Qui venivano a monacarsi le ragazze dell’aristocrazia e tre sono le badesse passate alla storia: Febronia, Marina e Scolastica.

Disseminati nell’abbazia ci sono vari segni di esoterismo bianco come ad esempio un centro sacro che richiama la sacralità del luogo, la triplice cinta interpretata da alcuni come la stilizzazione del Tempio di Salomone a Gerusalemme o un punto di energia magnetica, la croce del Verbo che sembra richiamare alla mente anche quattro squadre.

Nel 1212 la badessa Febronia fece costruire la torre difensiva per difendere la vita delle monache, dato che molte erano rampolle di famiglie aristocratiche. Nella torre sono stati riutilizzati frammenti di un mausoleo di un generale romano, Paccio Marcello, che comandava la VI legione sciitica. La torre è arricchita da alcune sculture simboliche: la mezzaluna legata al cristianesimo come luce e conoscenza, il volto di Dio, la cupola della roccia, la conchiglia legata a San Giacomo, il fiore della vita. I vari simboli sono legati a Gerusalemme e accrescono l’idea che qui potessero trovarsi i templari.

Il monastero era anche punto di sosta dei pellegrini che si recavano a Gerusalemme trovandosi sulla grossa direttrice viaria romana, la via Appia, pertanto non si esclude la presenza di templari, di scorta ai pellegrini. Il convento è stato abitato fino al 1515 poi con la morte dell’ultima badessa il Papa nel 1506 chiuse il convento affidandolo ai monaci di Montevergine.

Altro momento di splendore è stato il ‘700, quando negli anni 1735-45 è stata progettata la chiesa del Vaccaro poi crollata dopo il 1807 probabilmente per un terremoto. Attualmente è priva di copertura, ma conserva il fascino tipico dei ruderi diroccati. Il sarcofago di San Guglielmo doveva trovarsi sull’altare, successivamente spostato in chiesa, mentre i suoi resti sono stati spostati a Montevergine. Alcune tele della chiesa sono oggi conservate nella Chiesa Cattedrale di Sant’Angelo dei Lombardi.

Nel 1807 Napoleone chiuse vari complessi monastici tra cui anche il Goleto, rimasto in stato di abbandono fino al 1973, quando Padre Lucio De Marino chiese il permesso di abitare al Goleto e diede il via al progetto di restauro del complesso, parzialmente depredato dall’uso come cava di materiali. Dopo il terremoto dell’80 iniziarono i restauri con la consulenza della Facoltà di Architettura Federico II.

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Filippo Folliero

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