“Ci siamo resi conto dell’elevato numero di bambini malati di tumore che arrivano dalla zona Battipaglia e dintorni”.
Con questa testimonianza agghiacciante sia apre l’esposto protocollato al comune di Battipaglia dai comitati “Civico e Ambientale” di Cosimo Panico e “Si…amo Battipaglia” di Antonio Pappalardo.
I comitati chiedono un monitoraggio delle discariche in zona Castelluccio e zona Grataglie, al confine con Eboli, per dare sicurezza e vivibilità a tutti i cittadini della zona. Si tratta di zone dismesse da anni, dove il continuo accumularsi incontrollato di rifiuti interrati potrebbe a breve generare gravi danni anche alle falde acquifere.
Una battaglia che va avanti da anni, alla quale i comitati di Battipaglia non vogliono rinunciare e, stavolta, portano a corredo del loro esposto anche le testimonianze di alcune mamme che, negli anni, si sono ritrovate durante i periodi di degenza dei propri figli presso l’Ospedale Pausillipon Santo Bono di Napoli, notando che tanti di quei bambini malati di tumore erano originari di Battipaglia o zone limitrofe.
Una delle testimonianze consegnate dai comitati è quella della mamma di Kekko, un bambino di 4 anni morto di tumore qualche anno fa:
“Anche lui vittima dell’inquinamento della Terra dei Fuochi. Tanti giornali ne hanno parlato ma raccontando la sua storia hanno tralasciato un particolare: Francesco non viveva, come riportato, ad Orta di Atella, comune in provincia di Napoli, uno dei 57 che compongono la Terra dei Fuochi. Kekko viveva a Battipaglia. Battipaglia è un comune in provincia di Salerno. E quindi della Terra dei fuochi, non fa parte. O forse si: perché l’inquinamento da discariche abusive è un fenomeno molto più largo di quanto non si dica. I nostri figli muoiono mentre i veri mostri vivono in ricchezza; una ricchezza acquisita illecitamente avvelenando la nostra terra. La ricchezza più bella, invece, a noi mamme l’hanno strappata dalle nostre braccia”.
Al tempo, anche l’associazione “Noi genitori di tutti” si unì alla causa sottolineando la triste coincidenza riscontrata negli ospedali del napoletano:
“Si tende sempre a circoscrivere il problema – spiegò Tina Zaccaria, presidente dell’associazione – ma io e le altre mamme, durante i periodi di degenza dei nostri figli al Pausilipon di Napoli, ci siamo rese conto del numero consistente di bambini malati di tumore che arrivavano dalle zone di Battipaglia e dintorni. Le istituzioni continuano a diffondere una “visione riduzionistica” del problema, le mamme non si arrendono e lottano sempre per lo stesso diritto”.
Una questione che dura ormai da un decennio, con cittadini e comitati che chiedono monitoraggio e bonifiche e istituzioni che cercano di gettare acqua su un fuoco che divampa nel cuore e nel petto di tante mamme che vedono i propri figli ammalarsi da un giorno all’altro. Quanti ancora ne dovremmo sentire? Quanti ancora ne dovremmo piangere? Quanti se, quanti ma, quanti forse verranno pronunciati prima che il problema venga preso in considerazione con la dovuta serietà?
Filippo Folliero