Nel ‘Disagio’ esplode la creatività: “Siamo Noi” è l’album autobiografico di Donato Ciao

La cultura è fatta di tante sfaccettature, che parte dai modi di comportarsi, passando per l’arte, la letteratura e la musica. Ed è proprio quest’ultimo l’argomento che affronteremo oggi, perchè nello sterile panorama culturale ebolitano ci sono ancora giovani che puntano sulla musica e cercano di regalare e trasmettere le proprie emozioni tramite uno dei mezzi comunicativi più forti del mondo.

Il protagonista di oggi è Donato Ciao, giovane ebolitano conosciuto anche come ‘Disagio’ che ha da poco pubblicato il suo primo album da titolo “Siamo Noi”, uscito il 27 ottobre con l’etichetta TSCK Records. Noi lo abbiamo intervistato per scoprire da dove nasce la sua creatività e la voglia di fare musica in un modo che oggi tramite le tecnologie ha portato via anche quel talento e quella bellezza che rendevano unici gli artisti.

  • Come nasce il gruppo e perché?

“Nel corso degli ultimi 10 anni ho fatto tante cose. Ho costruito, distrutto e poi ricostruito. Ho lavorato molto per migliorare me stesso. Ad un certo punto ho avuto l’esigenza di raccontare questo processo cercando nuovi stimoli creativi. Nel 2019 ho avuto la fortuna di ritrovare degli ottimi compagni di viaggio e così Vincenzo Marzullo, Giovanni Gonnella e Federico Palladino sono saliti sulla giostra e abbiamo iniziato a sviluppare i brani che inizialmente erano solo “canzoncine” strimpellate con la chitarra sul divano di casa. L’idea alla base del progetto è molto semplice: il disagio è una di quelle sensazioni che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita e che probabilmente non si è mai pronti ad affrontare. Il disagio, però, ha un grande potere generativo: è la miccia che si consuma fino a poco prima dell’esplosione. Può diventare rabbia, disordine e frustrazione, oppure forza, tenacia e motivazione”

  • Descrizione e momenti salienti della creazione dell’album

“Chi siamo? Siamo i buoni, ma ci presentiamo male. Spesso malissimo. “Siamo noi” rappresenta la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo percorso. A cavallo dei 30 anni ho iniziato a interrogarmi su alcuni aspetti della vita a cui forse non avevo dato molta importanza nei precedenti 29. Pur essendo un lavoro dall’impronta “generazionale” ha un piglio cantautorale. 12 canzoni dirette e senza fronzoli, tutte autoprodotte. È un disco spontaneo, scritto tutto d’un fiato, totalmente autobiografico in cui parlo del mio punto di vista sul mondo, della mia generazione e della provincia. Ci sono le preoccupazioni di chi inizia un nuovo percorso, le prese di coscienza, gli errori, le sconfitte e le piccole vittorie personali. “Siamo noi” è stato pensato come una medicina per l’anima in un periodo molto complesso”

  • Esiste una contaminazione musicale e tecnica in questa nuova produzione?

In questo disco c’è l’idea di cantautorato italiano irriverente. Con la produzione dei brani in studio abbiamo messo insieme le influenze musicali di ognuno e credo che il risultato sia il giusto equilibrio tra forma e sostanza. Vincenzo Marzullo ha fatto un grande lavoro sia in fase di pre-produzione che in fase di missaggio. È stato un bel viaggio e ci siamo divertiti davvero molto.

  • Qual è il filo conduttore tra le varie canzoni, ce le racconti in breve?

Ogni brano racconta un fatto, una storia, un punto di vista. La prima traccia “Siamo noi” è per chi non vuole accontentarsi, per chi ha il bisogno di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Per chi si annoia facilmente, per chi non smette mai di imparare. Per chi non smette mai. Per chi non smette. “Crescenzo” era mio nonno. Un gentiluomo, elegante, dallo stile impeccabile. Uno che non si piegava facilmente, nonostante le difficoltà. Un uomo con le sue idee, Crescenzo riusciva a tirare fuori il buono da ogni cosa, con un’ironia a tratti disarmante, voleva darmi il mondo ma mi ha dato molto di più.

“Mattone” mi ricorda che tutto va costruito un pezzo alla volta, con costanza e dedizione. Costruire, distruggere e ricostruire ogni giorno. Imparare dai fallimenti e alleggerire il peso del passato. Imparare a conoscersi e portare sempre un po’ più avanti i propri limiti. “Mamma” è un atto di redenzione, un’ammissione di colpe. Un amarcord di quando con poco ci si divertiva tanto. Di quando si usciva tardi e si tornava presto. Il sapore dei 20 anni. “Previdenza sociale” parla della dura la vita dei millennials. In Italia si stima che nel 2050 potrebbero esserci 5,7 milioni di lavoratori a rischio povertà. Un dato spaventoso. Un’intera generazione in pericolo, ma nessuna soluzione concreta.

“10 agosto” è un inno liberatorio. A volte capita che dinanzi a un successo ci si soffermi più a pensare a cosa si sarebbe potuto fare di meglio. Dovrebbe essere scontato, ma non sempre si riesce a godere a pieno dei risultati raggiunti con fatica e dedizione. L’insoddisfazione è un male silenzioso. “Figli di…” è per quelli che danno tutto per scontato, per cui le cose sono facili, da sempre. Rampolli, che non fanno stima della propria fortuna. Quelli che giocano con i sacrifici dei propri avi, ostentatori seriali. Lussuriosi. Ma anche molto fragili, spesso soli. Senza amici veri. Mi dispiace tanto per loro.

“Bolle” l’ho scritta poco prima di compiere 30 anni, nel corso del primo lockdown. Eravamo tutti molto spaventati da quello che stava succedendo, sembrava la fine di tutto. Con questo brano ho permesso ai miei ricordi più intimi di emergere per darmi la forza di affrontare il futuro con consapevolezza. “Dritto per dritto” è autoreferenziale. Ariete, di segno e di fatto. Non c’è molto altro da aggiungere. “Fiat Uno” è un amarcord per quella che è stata più di un’automobile, la mia preferita in assoluto. Sono convinto avesse una sua personalità, tutta pepe. Una certezza. Chilometri macinati in lungo e in largo, ogni giorno per una nuova avventura. Un pezzo di vita e di cuore.

“A caval donato” è rabbia. “Sei quello che fai, non quello che dici che farai” direbbe Jung. Il segreto della felicità è accettarsi, senza aver paura di aprire le porte che si trovano davanti lungo il cammino.“Che fine abbiamo fatto” è una sequenza di momenti felici. Il film della vita. Ricordare. Amarsi per sempre. Costruire l’incastro perfetto. Lasciarsi cullare dal tempo. Agire da uno, pensare da due. Questa canzone è esattamente questo.

  • Il Messaggio che vuoi mandare

“Non c’è un messaggio vero e proprio, piuttosto la volontà di esprimere un punto di vista e di raccontare un pezzo di vita vissuta. La musica è un potente mezzo di espressione. Viviamo tempi veloci, quasi usa e getta. Quello che scrivo non parte dalla volontà di mandare “un messaggio” specifico. La vera sfida per me sta nel creare un immaginario, scrivere immagini. Mi piace rendere visuale quello che scrivo e cerco di farlo in modo fruibile e coerente con la mia personalità”.

  • Perché bisogna ascoltare il vostro album

“Siamo noi” merita un ascolto perché è diverso da quello che si sente in giro. È piuma e martello. È un boccone, a volte amaro. È complessità mascherata da leggerezza”.

  • Pensiero sul panorama musicale di oggi

“In realtà ascolto poca musica contemporanea. Non per saccenza, piuttosto per pigrizia. Ho trascorso 10 anni di totale distacco dalla scena musicale. Il sudore, l’odore della sala prove e il contatto con il pubblico dal vivo hanno lasciato spazio all’isolamento e all’individualità. Che è il male peggiore dei nostri tempi. Gli anni ‘90 e la prima decade dei 2000 sono stati anni di grande fermento, c’era una scena indipendente davvero interessante. Eboli è stata un punto di riferimento e spero vivamente che possa tornare il fermento e l’entusiasmo di quegli anni. Sarebbe davvero bello”.

Supportare le realtà locali e la creatività è importante, noi dell’Angolo lo abbiamo sempre fatto indipendentemente da qualsiasi fattore, per questo auguriamo anche a Disagio di poterlo ritrovare tra qualche anno con una nuova intervista, magari con qualche nuovo album e un carriera che ha spiccato il volo.

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