Il Termovalorizzatore di Acerra: lo stop e l’affare gestione

Negli ultimi mesi questa notizia è diventata sempre più ricorrente nei discorsi dei vari politici di ogni ordine e grado della nostra bellissima e violentata terra. Non ultimi i richiami del Presidente della Regione Vincenzo De Luca a tutti i sindaci di individuare zone e siti di stoccaggio provvisori, per ospitare tutta la materia indifferenziata che in questo mese di manutenzione non potrà essere “TERMOVALORIZZATA”.

Questo invito del Governatore è chiaramente caduto nel nulla o quasi, essendo lo stoccaggio dei rifiuti, anche se temporaneo, tranquillamente assimilabile nell’elenco degli “SPORT ESTREMI”. Fino a che si tratta di ricevere milioni di euro per costruire impianti industriali di gestione dell’umido sono stati tanti i comuni campani a proporsi, ma la frazione indifferenziata dei rifiuti urbani che dopo essere stata tritovagliata (F.S.T.) diventa combustibile per Acerra, non la vuole nessuno. Non si sa mai, a qualcuno dovesse venire in mente di dargli fuoco…

L’F.S.T. va ad alimentare quell’enorme impianto costruito in piena emergenza rifiuti dalla FIBE Spa e ceduto in gestione con contratto stipulato nel 2008 tra Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dott. Guido Bertolaso e società A2A Spa che poi nel 2009 ha fatto subentrare la società di scopo Partenope Ambiente Spa ed oggi A2A Ambiente Spa.

LA GESTIONE – Singolari le modalità con le quali allora si arrivò a determinare chi dovesse gestire congiuntamente sia il Termovalorizzatore (TMV) di Acerra sia lo STIR di Caivano. La struttura del Sottosegretariato di Stato avanzò richiesta tecnico–economica alle società leader del settore: A2A, VOELIA, HERA e ACTELIOS. All’esito della procedura concorrenziale una commissione constatò la presenza di due buste pervenute da VOELIA e A2A dove entrambe le offerte vennero però giudicate non valutabili essendo la prima incompleta e la seconda pervenuta tardivamente; a quel punto la struttura ritenne di avviare una negoziazione diretta con entrambe le aziende. Al termine delle valutazioni la commissione propose l’aggiudicazione del servizio di gestione alla società A2A Spa.

Un mostro che incenerisce circa 680.000 ton/anno per produrre un’energia pari a 80 mW/h, un dato produttivo che recepisce anche i tempi di fermo impianto per interventi ordinari e straordinari di manutenzione di 1000 ore/anno. Ecco, appunto, l’energia!

Così viene infatti remunerato il gestore A2A Ambiente Spa, con la quota del 49,9% dell’energia elettrica prodotta dall’impianto per l’intera durata del contratto (scadenza 15 Febbraio 2025). Fino al 31 Dicembre 2017 il servizio è stato remunerato anche dalla valorizzazione dell’energia elettrica prodotta secondo l’incentivazione CIP6 (delibera comitato interministeriali prezzi n.6/1992) , incentivazione che pur essendosi esaurita, resta in carico alla Regione Campania che si è impegnata a mantenere lo stesso livello di remunerazione per tutta la durata del contratto di gestione.

Quindi, dal 1 Gennaio 2018, la Regione Campania copre la differenza dell’incentivazione CIP6, ormai esauritasi. Nella legge di bilancio 2018 una ‘manina’ tentò di inserire un emendamento per protrarre l’incentivazione CIP6 per il TMV di Acerra per altri 12 anni (con un costo di circa 120 mln di euro l’anno). Una cosa che fece rivoltare lo stesso Sindaco di Acerra che chiese di rispettare gli accordi presi al momento della nascita dell’impianto che prevedevano le bonifiche della zona e non quella che ritenne “una norma a favore del gestore”.

diagramma sui dati

L’emendamento in questione, presentato dai senatori del PD Esposito – Saggese – Sollo venne poi bocciato, riportando alla luce l’ingiustizia del contributo CIP6 per questo tipo di impianto, essendo un contributo che di fatto si riversa su tutti gli utenti del servizio elettrico e che, almeno astrattamente dovrebbe essere utilizzato e pensato solo per gli impianti di produzione di energia rinnovabile ma che solo in Italia è stato utilizzato per sostenere il mercato dell’incenerimento. Una scelta fatta nel 2008 con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri (Berlusconi IV) che recitava: “al fine di assicurare la rapida conclusione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania gli impianti di termodistruzione o di gassificazione che saranno realizzati nei territori del comune di Acerra, di S. Maria la Fossa e della provincia di Salerno, usufruiranno delle agevolazioni tariffarie per la vendita dell’energia elettrica di cui al provvedimento CIP 6/1992”.

Poi di questi tre impianti quello di Acerra è stato l’unico a vedere la luce, non con poco sforzo. I lavori per la costruzione di detto impianto furono ostacolati da diversi Comitati del No, tanto da far dichiarare l’opera “di interessa nazionale” per poter permettere all’azienda costruttrice di operare tutelata dall’esercito. E’ davvero l’interesse nazionale ad essere perseguito da un impianto che sembra essere un gran bell’affare per la società che lo gestisce? Dal contratto di gestione siglato nel Novembre 2018 tra Regione Campania, che è diventata proprietaria dell’impianto nel 2012, e A2A Ambiente Spa leggiamo una certa libertà del gestore per la determinazione delle manutenzioni dell’impianto, manutenzioni ovviamente a carico sempre della Regione secondo un prezzario deciso dalla stessa società che gestisce. La Regione si impegna nero su bianco ad assicurare “un adeguato quantitativo di rifiuti, così da poter conseguire il carico termico massimo dell’impianto di Acerra…”

Anche le eventuali forniture di materie prime (reagenti, gasolio, metano) si intendono a carico della Regione. La cosa che risalta è che se la Regione si impegna a conferire almeno 607.000 ton/anno di F.S.T. all’impianto di Acerra, chiaramente non potrà mai perorare seriamente e fino in fondo politiche di abbattimento della produzione di rifiuti o di differenziata spinta a cifre del 70% – 80%, rischierebbe di non avere abbastanza materia da conferire al TMV per produrre la giusta quota di energia elettrica. L’impianto di Acerra incenerisce ¼ dei rifiuti prodotti in tutta la regione.

IL BLOCCO – A pochi giorni dal blocco dell’impianto, previsto fino al 12 Ottobre 2019, ci rendiamo conto che questo business fa bene più al privato gestore che alla nostra Regione. Un ciclo regionale dei rifiuti che paga lo scotto di non avere impianti destinati alla produzione di nuovi materiali ricavabili da rifiuti riciclati. In Campania tante sono le aziende che stoccano e poche quelle che riutilizzano.

Vincenzo Viglione, segretario Settimana Commissione

LA MANUTENZIONE DI SETTEMBRE – Sembra far capo alla turbina dell’impianto, la parte del TMV che trasforma il calore liberato dalla fase di combustione in energia elettrica. Ci siamo chiesti se al blocco della turbina la capacità dell’impianto di incenerire resta invariata con eventuale disinnesco di tutti quei problemi legati al mancato incenerimento dei rifiuti e conseguente stoccaggio in siti provvisori. A risponderci il Segretario della Settima Commissione del Consiglio Regionale (Ambiente, Energia, Protezione Civile) Vincenzo Viglione:

“Gli impianti di produzione di energia elettrica funzionano a ciclo continuo e nel momento che se ne interrompe la normale condizione di funzionamento è necessario fermare l’intero impianto. Bloccare la trasformazione quindi significa non avere la possibilità di veicolare il calore liberato dalla combustione. Quindi, personalmente non ritengo verosimile l’ipotesi che vuole la turbina scollegato dalla combustione. Il punto è che la manutenzione a cui andrà incontro l’impianto a settembre era ben nota e andavano predisposte opportune strategie per evitare i problemi a cui si rischia di andare incontro e la relativa predisposizione di soluzione a carattere emergenziale. Occorre invertire subito la tendenza adottando serie politiche di riduzione a monte dei rifiuti e chiusura della fase industriale di recupero dei rifiuti riciclabili”

I SITI DI STOCCAGGIO PROVVISORIO – A Napoli, l’Assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola, ha riunito le rappresentanze di enti e autorità interessati. Rappresentanti delle Province e Città metropolitana di Napoli, delle cinque società provinciali e dei sette Enti d’ambito operanti nel ciclo dei rifiuti in Campania. Presso gli uffici della Regione Campania la Conferenza di servizi conclusiva, ha approvato il programma definitivo di evacuazione e dei siti temporanei di stoccaggio.

Il Piano prevede 42.000 tonnellate che saranno destinate a depositi temporanei e 40.000 tonnellate saranno evacuate fuori regione. I siti individuati per lo stoccaggio sono: Casalduni, Caivano, San Tammaro e Polla. Il periodo di stoccaggio è stabilito in massimo 90 giorni. «I depositi temporanei sono distribuiti nelle diverse province, secondo il principio di prossimità». I rifiuti ospitati in questi siti saranno circa il 70% della produzione. Il 30% del fabbisogno troverà spazio nelle aree ubicate all’interno degli Stir operanti nelle cinque province. Mentre la crisi dei rifiuti sembra scongiurata, c’e’ chi come me ancora spera in una forte politica di riduzione della produzione a monte del rifiuto. Solo iniziando un rinnovamento dal lato della produzione prima e della commercializzazione poi si può tentare di chiudere il ciclo delle materie. Chissà che questo nuovo governo non decida di iniziare da qui la propria azione.

E poi credo ancora a Babbo Natale..

Matteo M. Zoccoli

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