L’isola di Lindholm è al centro delle attenzioni internazionali per una proposta che rispecchia l’espansione del nazionalismo all’interno dei singoli paesi mondiali.
Il lembo di terra (che non sarà l’ultima location di tendenza per le vacanze estive) sarà il luogo (a partire dal 2021) in cui verranno trasferiti gli immigrati condannati per un reato commesso in territorio danese e che non godano dello status di rifugiato.
Il progetto dell’esecutivo danese (le cui forze prevalenti sono i partiti conservatori e le forze dell’ultra-destra) è quello di condurre gli immigrati, raggiunti da provvedimento di espulsione, nell’isola deserta danese per “incentivarli” a lasciare il territorio danese “in maniera volontaria”, definitivamente.
Le premesse di tale progetto non sono del tutto incoraggianti e a rincarare la dose è stato anche il portavoce del maggior partito conservatore danese il quale ha prospettato una diminuzione di collegamenti tra la suddetta isola e la terra “ferma”, non permettendo ai “futuri” abitanti di transitare liberamente nei nuclei abitativi danesi.
La proposta ha trovato ampio consenso all’interno dell’esecutivo (famoso è lo stato di facebook del ministro per l’immigrazione Inger Stojberg recitante “they are unwanted in Denmark and they will fell that” il quale tradotto vuol dire “sono indesiderati in Danimarca e lo sentiranno”, riferendosi alla categoria di soggetti subcitati.
La proposta rispecchia l’ideologia anti-immigrazionista del governo danese e fa seguito ad una ulteriore legge restrittiva, entrata in vigore il primo agosto 2017, la quale vieta, per tutti i cittadini, di indossare il burqa, il niqab e tutti gli indumenti che possano nascondere il viso.
Un prospetto politico coerente e preciso che ha trovato, però, forte opposizioni da parte delle ong pro-migranti e delle forze di sinistra mondiale etichettando il futuro progetto con l’epiteto “collasso umanitario”.
Voi che ne pensate di questa ‘soluzione’?
Cosimo Nigro