La Diocesi di Avellino non rinuncia alla “Via Crucis”, ma la celebra via “social”

In un tempo sospeso, dove siamo tutti fisicamente distanti, ma più vicini nei cuori, nelle speranze nelle paure, ma anche nella preghiera e nella solidarietà, è arrivato anche il tempo della Pasqua, momento culminante della fede cristiana. Cristo porta la sua croce alla quale viene crocifisso, muore e risorge per dar prova dell’Umanità di Dio. Anche noi oggi siamo chiamati a portare la nostra croce che in questi giorni si chiama Covid- 19, ma che ha anche il nome della povertà, della guerra, delle ingiustizie, dell’omertà, camorra,  della criminalità organizzata, delle piaghe che il nostro tempo vive.

In una Piazza San Pietro deserta, ma illuminata Papa Francesco dà il via ad una Via Crucis, in cui ognuna delle 14 tappe è scandita dalle parole di detenuti, di Magistrati, di agenti di polizia penitenziari che ci ricordano come dietro ogni detenuto non c’ è solo quanto hanno commesso, ma ci sono uomini nudi, accomunati alla nudità di Cristo, uomini che possono vincere il loro stesso male.

Intanto nel pomeriggio la ad Avellino la Via Crucis si faceva “social”. L’ iniziativa è nata dall’idea di Padre Marcello Cannavale parroco della Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo di Valle e di Don Vitaliano della Sala, parroco della Diocesi di Mercogliano, e ha visto come protagonisti 14 uomini e donne che hanno commentato le 14 tappe della Via Crucis. Volti noti come la cantante Gianna Nannini che ha dato inizio a questa narrazione invocando la solidarietà o Padre Alex Zanotelli che ci ha riportato alla mente quelle sciagure come la povertà, le guerre dall’ altra parte del Mondo che non si arrestano nemmeno in questo tempo di quarantena.

Anche oggi dobbiamo pensarci, la solidarietà è un impegno ci dice Don Vitaliano della Sala: guai se la solidarietà si sfilaccia… Don Tonino Bello avrebbe detto che questa quarantena è una convivialità delle differenze”. Con queste parole si è aperta questa quarantena “social” in cui si sono alternate le parole di persone comuni, tra gli altri una suora di Scampia, una giovane scout, i ragazzi dell’ Oratorio Don Bosco che alla Stazione 8 associa alle donne che piangono Gesù le donne vittime di violenza, mentre scorrono immagini di donne lacerate con il volto lastricato da lacrime di sangue.

Strazianti, ma piene di paura e di speranze le parole di Annarita infermiera del 118 che si è ammalata di covid. “Anche io sto vivendo un periodo di grande dolore come tutti. Lottare contro questo nemico invisibile e subdolo, è devastante. Ha cambiato le nostre vite, le nostre abitudini, ci ha allontanati dagli affetti più cari. Noi infermieri per scelta, e non per mestiere, abbiamo subito preso di petto il nemico, abbiamo fatto nostro l’obiettivo di combatterlo ed abbatterlo. Oggi che sono dall’altra parte per aver contratto il virus, vedo tanta confusione e paura tra gli operatori. Mi sento anche io caduta sotto il peso della mia missione, ma so che ci rialzeremo”.

La Pastorale giovanile, invece, ci fa pensare alle prostitute e ai detenuti: “Questa quarantena dovrebbe insegnarci cosa voglia dire essere privati della nostra libertà, la libertà del corpo, ma anche della mente, la libertà di scegliere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. La libertà di fare e non fare, ma anche la libertà dalle passioni, dalle ansie e dai problemi del mondo che ci inducono in errore, ci assillano, togliendoci la tranquillità. Pensiamo di essere liberi, ma in realtà troppo spesso non lo siamo. Pensiamo che siano gli altri ad essere incatenati ai nostri errori, ma in realtà siamo tutti uguali. Questa quarantena ci ha costretti a guardarci nello specchio delle nostre vite..”

La Via Crucis, infine, si conclude con la benedizione del Vescovo e le parole di Papa Francesco che richiama le persone comuni come i medici, gli infermieri, i cassieri nei supermercati: persone che hanno capito che nessuno si salva da solo”.

Sara Perillo

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