Nonostante in Italia sia poco pubblicizzato, il Mondiale under 20 che si sta svolgendo in Turchia sta regalando grandi emozioni agli appassionati di calcio. Siamo ormai giunti alle semifinali, che si svolgeranno nella giornata di oggi e vedranno impegnate 4 squadre: la Francia di Pogba contro il Ghana di Boakye, e l’Uruguay di Nico Lopez contro la sorpresa assoluta, l’Iraq.
Un evento storico, per un Paese che negli ultimi anni a partire dalla Guerra del Golfo, si è fatto conoscere nel mondo solo per guerre e conflitti interni ed internazionali.
I giocatori iracheni non sono arrivati tra le prime 4 per puro caso. Il loro cammino in questo campionato mondiale non è stato adatto ai deboli di cuore. Contro l’Inghilterra, nella partita di apertura, sono riusciti a strappare un meritato 2-2 negli ultimi secondi, poi due vittorie di misura per 2-1 contro l’Egitto e il Cile che hanno portato l’Iraq a vincere il proprio girone spedendo a casa i ben più blasonati giocatori della corona. Agli ottavi vittoria di misura nei tempi supplementari contro il Paraguay. Ma il vero capolavoro è arrivato nei quarti di finale in una partita contro la Corea del Sud, che in molti hanno definito come la più bella di tutto il torneo.
Il match che è terminato 2-2 nei tempi regolamentari, con gli iracheni sempre avanti di una rete e i coreani a recuperare. Al 118′ dei tempi supplementari, a due minuti dalla fine della partita, l’Iraq va ancora avanti con Farhan Shakor, ma a pochi attimi prima del triplice fischio conclusivo, arriva la rete coreana e di nuovo situazione di pareggio. Ai rigori, è Mohammed Hammed, portiere dei biancoverdi, l’eroe che trascina l’Iraq alla semifinale e nella storia.
L’Iraq in passato ha avuto buone squadre, soprattutto negli anni 70′-80′, ottenendo però come massimo risultato una qualificazione ai Mondiali di calcio in Messico del 1986, quelli della ‘Mano di Dios’ per intenderci.
Nel 2007, uno dei periodi più bui della storia del Paese, l’Iraq riesce a sollevare per la prima volta la Coppa d’Asia. In quello che molti in Iraq chiamano il “Miracolo di Jakarta”, sconfisse l’Arabia Saudita per 1-0 in finale, unificando, anche solo per pochi attimi, una nazione fratturata.
Come in questi sporadici casi, anche oggi il mondo calcistico arabo è tutto dalla parte di questi giovani ragazzi, chiamati ad una sfida ai limiti dell’impossibile contro il ben più blasonato Uruguay. Nonostante il Paese è in grave sofferenza, ciò non impedirà alla gente di isolarsi da tutti i problemi per 90′ minuti sperando in un altra notte magica.
Già domenica scorsa centinaia di giovani hanno sfidato la sorte scendendo in piazza per festeggiare la vittoria contro la Corea. Una vero rischio se si pensa che proprio i cafè e i locali dove sono avvenuti i festeggiamenti, sono stati oggetto di molti attentanti negli ultimi mesi. Il paese è stato colpito da un’ondata di violenza dall’inizio dell’anno, che ha ucciso più di 2.400 persone, più di 190 di loro nei primi otto giorni del solo mese di luglio.
Sunniti, sciiti, curdi, tutti contro tutti. Sunniti iracheni accusano il governo a guida sciita di marginalizzare e indirizzare la loro comunità di minoranza, e hanno tenuto proteste per mesi. La crisi politica è profonda dove un parlamento e un governo non è stato in grado di produrre nessuna legislazione significativa, i servizi di base come l’elettricità e l’acqua pulita mancano, e la corruzione è dilagante.
Tutti uniti per una volta, grazie a questi giovani ragazzi che hanno nella propria stella un 17enne e che giocano tutti (a fatica) in squadre irachene. La voglia di rivalsa, la differenza mentale di chi è cresciuto tra mille difficoltà e non ha mai mollato, hanno fatto di questi ragazzi una panacea (temporanea) per il mondo islamico spaccato a metà.
Per una notte l’Iraq sarà un paese unito come gli altri, cercando di spingere questi ragazzi alla ricerca di un sogno, di una finale che sembrava impossibile e poi, chi lo sà… Qualcuno di loro potremmo ritrovarcelo anche in Europa, perchè in fondo loro sanno che questo è anche un modo per fuggire da una realtà che al momento non offre nessun tipo di futuro.