Primo Maggio, Napoli parla un’altra lingua (FOTO & VIDEO-INTERVISTE)

Piazza Dante ieri ha accolto i tanti che volevano ascoltare della buona musica e manifestare la loro vicinanza a chi, tutti i giorni, vive sulla propria pelle il ricatto occupazionale e sociale. La piazza di Napoli era in collegamento con altre due emblematiche piazze italiane: Taranto e Rende, in provincia di Cosenza.

Il “Comitato liberi e pensanti di Taranto” con Stop Biocidio di Napoli ed il Coordinamento comitati calabresi parlano la stessa lingua. Non solo musica allora ma, lotta per la salvaguardia e la tutela dei propri diritti fondamentali. In un percorso unico che dal corteo del 23 Marzo scorso a Roma arriva anche nella città partenopea. Napoli con le sue strade, la sua gente, la sua vivacità culturale e sociale che accoglie tutti quelli che hanno voglia ed esigenza di far sentire la propria voce. Una voce che in alcuni casi è un grido d’aiuto.

‘Stop biocidio’ piomba sul palco nella persona di Enzo Tosti, noto attivista del territorio; gioca in casa Enzo e quando inizia il suo discorso sul palco, riesce a catturare l’attenzione del pubblico. E’ un guerriero e le sue frasi parlano di resistenza, di lotta e quindi di speranza di redenzione per una terra martoriata come quella che è la sua e che sente sua.

Tra un artista e un altro arriva il momento anche per Vincenzo De Marco poeta e scrittore tarantino, ex operaio dell’Ilva e di Lorenzo Forte presidente dell’associazione salute e vita di Salerno, insieme sul palco del Primo Maggio per raccontare, per essere il megafono di tante storie che altrimenti andrebbero taciute. Storie di colleghi operai, quelli che Vincenzo De Marco porta a Piazza Dante i colleghi divorati dal “Mostro”, come lo chiama lui. Una fabbrica più estesa della stessa città di Taranto. 501 gli operai morti nell’impianto dell’Ilva e fa i nomi di alcuni di quelli che ha visto morire negli anni della sua permanenza in fabbrica.

“1 bambino su 4 a Taranto si ammala e muore nei primi 4 anni di età.”

Vincenzo è andato via da quella fabbrica, dove ha lavorato per 19 anni e chiede a tutti il coraggio di non essere complici. Lorenzo Forte parla della “piccola Ilva” che rende un inferno la vita dei cittadini della valle dell’Irno, Pellezzano, Baronissi e Salerno i comuni coinvolti. Parla della Costituzione sottolineando l’importanza del lavoro e non del ricatto del lavoro. Trieste, Taranto e Salerno accomunate da un’unica sorte, arrendersi o combattere per vedere riconosciuti i propri diritti.

Di seguito le interviste a De Marco e Forte

LA GIORNATA – Tante altre ancora le esperienze di cittadinanza attiva e resistenza culturale. Ci sono i rappresentanti del centro sociale ex canapificio di Caserta, il Comitato Vele di Scampia, il Comitato No Grandi Navi di Venezia. E ancora buona musica con i 99 Posse, i Modena City Rambles, Ensi, Maria Nazionale, Tartaglia Aneuro e tantissimi altri.

Il sindaco Luigi de Magistris chiude la serata, avendo sostenuto il concerto. 55 mila euro stanziati da Palazzo san Giacomo per questa bellissima manifestazione di cultura, la cultura della Resistenza. Bella musica, belle persone, belle vibrazioni per una Napoli che parla un’altra lingua, quella degli ultimi, la lingua dei vessati e dei dimenticati, come i tanti “emigranti” del terzo millennio, i migliaia di ragazzi che dal sud sono costretti ad andare fuori per costruirsi un futuro.

Dover scegliere tra la propria terra è il proprio futuro è quello che si vuole e si deve evitare.

Matteo M. Zoccoli

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