Si è svolta ieri, al primo piano di Palazzo di Città, la presentazione del libro di Salvatore Livorno, ‘Quanta Bella Monnezza!’ – Cronache dal mitico Nord-Est di ordinaria dis-amministrazione.
Nella sua opera, Livorno racconta la nota emergenza rifiuti che devasta l’intera penisola, districandosi nell’enorme rete che tocca classi dirigenti avare, lavoratori sfruttati e lobby che incoraggiano la produzione di rifiuti.
L’autore
Salvatore Livorno, nato a Napoli, vive per metà della sua vita a Castello di Cisterna, fin quando, poco più che ventenne, vince un concorso pubblico che lo porta in Veneto.
La fama che voleva il Nord Italia terra prolifica di opportunità e modello di sistema amministrativo, sociale e culturale corretto e funzionante, si rivelerà vespaio di dinamiche magagne.
A mostrare la realtà agli occhi di Salvatore Livorno sarà l’esperienza da sindacalista – capitata per caso, tiene a precisare -, oggi per la Uil, prestando il fianco ai lavoratori impiegati nella “franchising” dei rifiuti.
Quanta Bella Monnezza!
Il protagonista di Quanta Bella Monnezza! è il business dei rifiuti, che si snoda lungo lo stivale in direzione Nord-Est.
L’affare dei rifiuti è la fonte di esorbitanti movimenti economici che riempiono le tasche degli imprenditori, risucchiando nel suo buco nero il lavoratore e l’ambiente.
Salvatore ci racconta di un’Italia unita solo negli interessi del malaffare, dove un Sud “consumato” è guadagno delle classi dirigenti del Nord. Soltanto per loro.
Le vicende riportate nel suo libro si collegano ad alcune vicende giudiziarie ben note e ancora in corso d’opera.
Quanta bella Monnezza! non è un’inchesta, né un romanzo. È un capitolo, tra i molti, che racconta la deleteria tratta dei rifiuti, attraversando il Bel Paese da Sud a Nord.
È il documento di un vaso sanguigno infetto che arriva fino in Veneto, terra martoriata dagli impianti di smaltimento rifiuti e divorata da “metastasi” di cemento.
La presentazione
A discutere con l’autore l’avvocato Stefano Salimbene, del circolo Noi Tutti Liberi e Partecipi; l’ingegnere Felce Maria D’Alessio, che ha portato la sua testimonianza sull’emergenza rifiuti seguita per anni; Cosimo Panico, del comitato civico e ambientale di Battipaglia.
Proprio quest’ultimo ha espresso tutta la sua delusione durante il suo intervento: “Ci sono trenta associazioni a Battipaglia, ma a nessuno frega niente!”.
Presenti anche alcuni membri del comitato Battipaglia dice No. Toccante l’intervento dell’ingegner Alfredo Vicinanza che ha punto sul vivo tutti i presenti: “La democrazia a Battipaglia è morta! Siamo rimasti in pochi a combattere, prima eravamo di più”.
“La gente si sveglia quando comincia a morire”, il monito amaro di Livorno.
Non solo il Veneto, considerato la nuova Terra dei Fuochi; non solo la Campania e l’intero Sud.
L’affare della “monnezza” riguarda tutti noi.
Jessica Moscato