Recensioni: “Quattro etti d’amore, grazie” di Chiara Gamberale

Due donne totalmente diverse che si spiano la spesa, si invidiano la vita.

Tea ed Erica non immaginerebbero mai di essere un “mito per il proprio mito”.

Loro sono convinte che l’altra abbia tutto quello che alla propria vita manca per essere “perfetta”.

 

“Ma tu ci pensi, Erica? A tutte le esistenze che potrebbero farci felici, se non fossimo alle prese con la nostra?”.

 

Erica, madre e moglie perfetta, da quando una sua collega le aveva fatto quella domanda, non aveva più idea di cosa fosse quella cosa che aveva sempre chiamato “la mia vita.”

Tea, attrice e moglie di un uomo “tutto sbagliato”, invece, non lo ha mai saputo.

 

Ma sono io a vivere la mia vita o è lei a vivere me?

 

Tra gli scaffali di un supermercato Erica immagina come sarebbe la sua vita se avesse anche solo un “barattolo” della stranezza di Tea.

Allo stesso tempo Tea vedendo il carrello sempre pieno di Erica, segno di una famiglia unita e piena d’amore, immagina di averne un po’ anche lei di quell’amore.

Le andrebbero bene anche solo “quattro etti”.

Quattro etti d’amore, grazie.


Il romanzo di Chiara Gamberale mostra come due storie possano influenzarsi senza mai toccarsi.

Le vite di Tea ed Erica si incrociano solo con gli occhi, con le occhiate furtive che l’una lancia al carrello dell’altra, in cerca di quel qualcosa che sembra sempre mancare per raggiungere finalmente la perfezione, la felicità.

Quel qualcosa che sembra sempre stare nel carrello degli altri e, chissà perché, mai nel nostro.

Sempre “li” e mai “qui”.

“La tentazione di fuggire da ogni qui, l’incondizionata fiducia nel li”.

E’ questo il filo rosso che unisce tutti i romanzi di Chiara Gamberale, il liet motiv che li accomuna.

E in “Quattro etti d’amore, grazie” , più degli altri, rappresenta il perno intorno a cui ruota tutta la storia.

Una storia raccontata con uno stile di scrittura originale, tipico della Gamberale, che imbriglia l’attenzione del lettore nella sua rete dalla prima all’ultima pagina.

Una storia in cui non sono gli eventi esterni a modificare le sensazioni interne dei personaggi, ma è il loro mondo interiore a riversarsi e influenzare il mondo fuori.

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