Torniamo a parlare di cultura e lo facciamo con un giovane scrittore ebolitano, Biagio Di Carlo, che in queste settimane ha dato alla luce il suo primo romanzo “Rossa e Vecchia”.
Conosciamolo meglio in questa intervista e sveliamo qualche dettaglio sulla sua prima pubblicazione.
- Ciao Biago, iniziamo parlando di te e di come è nata la tua passione per la scrittura?
“Quella per la scrittura non la definirei una passione, è più un bisogno innato. Non ricordo quando, per la prima volta, ho avuto necessità di mettere su carta le sensazioni che provavo. Ma da quando ricordo ho sempre saputo accettare e analizzare il mio cambiamento solo dopo averne scritto. Vivo ad Eboli da quando sono nato, ho frequentato il Liceo scientifico A. Gallotta ed ora studio lettere moderne. In passato ci ho messo del tempo per abbracciare del tutto le mie passioni artistiche, solo ora sono consapevole di essermi totalmente aperto, di essere totalmente in corsa”
- Il tuo libro si chiama Rossa e vecchia. Quando è nata l’idea di scrivere questo libro e cosa ti ha ispirato?
“Circa tre anni fa decisi di abbandonare l’università per dedicarmi ad altro. Sognavo di poter vivere decentemente scrivendo, facendo fotografia, insomma buttandomi su tutto ciò che mi permettesse di esprimermi. Un giorno, appena sveglio, decisi di mettere nero su bianco alcune idee che mi ronzavano in testa, poi le idee divennero una storia e la storia divenne questo romanzo. Di base c’era la necessità di creare un mondo in cui chiunque potesse sentirsi a casa, dove ognuno potesse ritrovare qualcosa di vissuto in passato o qualcosa da voler vivere in futuro. Lo scrissi con una velocità assurda, mettendoci poco più di una settimana, ero come catapultato unicamente su quelle idee, perché bussavano talmente forte da non farmi ascoltare altro”
- Spiegaci brevemente di cosa parla il libro.
“Un uomo ed una donna si trovano in situazioni confortevoli, economicamente e socialmente ma, nessuno dei due è soddisfatto o riesce ad apprezzare ciò che ha in mano. Così, in maniera inaspettata, qualcosa smuove le loro anime e li porta, insieme, ad iniziare un viaggio introspettivo alla ricerca della tranquillità e della realizzazione personale. Ma nulla va mai come previsto, nemmeno nel destino”
- A chi consiglieresti la lettura di questo libro?
“A chiunque, davvero. L’ho scritto in un’età in cui la tua testa non concepisce quasi nulla di ciò che realmente accade. La confusione, le incertezze, i timori e perfino i desideri, devono essere domati, altrimenti si rischia di implodere. E in questo romanzo arrivi a perdere il controllo di tutto, perché sei giovane e perché conosci solo un tipo di paura, quella di perdere qualcosa di unico, anche solo un attimo irripetibile. Certo, per qualcuno che si avvicina anagraficamente alla mia età, sembrerà tutto più familiare, ma non ne sono nemmeno così sicuro. Quindi a chiunque”
- Da Ebolitano, cosa pensi del livello culturale della tua città?
“Eboli culturalmente non offre nulla, è una città morta. Per i giovani diventa sempre più forte la consapevolezza di non avere alcuno spazio proprio, di non potersi esprimere senza vincoli e senza giudizi. Nessuno, fino ad ora almeno, si è preoccupato di farci partecipi attivamente di quella che potrebbe essere la vita artistica e culturale del nostro paese. Non è facile avere la forza di non farsi trascinare nella rassegnazione e non adeguarsi all’insoddisfazione diffusa tra le nostre strade. Ovviamente parte della colpa è anche nostra, non facciamo altro che lamentarci senza provare concretamente a cambiare nulla e, a volte, scappiamo e basta. Però la domanda è: perché rimanere? Non si sa”
- Hai altri progetti che vorrai sviluppare?
“A breve inizierò una scuola teatrale a Napoli. Voglio poter arrivare ad esprimermi in tanti modi diversi senza perdere la mia identità. Poi ho intenzione di scrivere fin quando ne avrò le forze. Per il resto sono aperto a tutto ciò che mi si presenta davanti, quindi chissà!”
Giusy De Angelis