Dopo l’annuncio dell’imminente arrivo in quel di Battipaglia dell’Officina Drammaturgica, l’attore battipagliese Antonio Spagnuolo è pronto a tornare in scena presso il Teatro Bertoni con lo spettacolo “Ti trovo un fratello”.
Spagnuolo non sarà solo in questa nuova avventura culturale, inedita per il pubblico locale, ma con lui sul palco ci sarà Romano Reggiani, attore noto al grande pubblico e co-direttore insieme a Spagnuolo della ventura Officina Dramamturgica dove i due svilupperanno l’esatto programma dell’accademia nazionale di cinema, per dare agli allievi l’opportunità di crescere sia come attori teatrali che cinematografici.
Romano Reggiani e Antonio Spagnuolo sono due attori diplomati in recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, già Accademia Nazionale di Cinema sotto la direzione artistica di Giancarlo Giannini. I due già da alcuni anni collaborano con gli I.C. delle scuole secondarie di primo e secondo grado cercando, con una minuziosa ricerca pedagogico-teatrale, di proporre agli istituti una proposta culturale consolidata da numerose esperienze lavorative sia cinematografiche che teatrali, in ambito nazionale ed internazionale. Per chi volesse approndire la carriera di questi due giovani quanto importanti attori, vi rimandiamo QUI dove potete trovare la loro biografia completa.
L’esigenza di portare la loro esperienza e porla al servizio dei ragazzi, nasce da un’attenta analisi e da una ferma volontà di irrorare le radici di qualcosa che in questo particolare periodo storico è venuto a prosciugarsi, soprattutto nei circuiti didattici: Il Teatro.
Noi li abbiamo intercetatti alla vigilia dello spettacolo, scritto, diretto e interpretato dai due attori:
- Antonio, tu che sei figlio di questa terra e stai investendo tanto per portare un qualcosa di inedito dal punto di vista culturale nel territorio battipagliese, cosa pensi della gestione del patrimonio culturale locale? Tu che hai girato tanto e conosciuto diverse realtà, pensi che ci sia necessità di un polo culturale che faccia da punto di riferimento per tutti i giovani?
“Il problema è intrinseco alla domanda ed è paradigmatico del periodo storico che stiamo vivendo. La dicotomia potere/cittadino ormai è obsoleta e inesistente. La società civile è pressochè estinta, la politica è estinta, la critica è estinta e la dialettica sociale è un tessuto in necrosi. In questo sconquasso deprimente è morto il pubblico che ormai è imbrigliato dall’unica realtà possibile, ovvero l’opinione pubblica. Le persone ormai non avvertono più alcuna esigenza di andare a teatro o a cinema per partecipare attivamente ad un processo creativo e civile. I luoghi reali di cultura ormai sono fantascienza pura. Sono sicuro che sul mio territorio ci siano tanti ragazzi che si danno da fare per cambiare le cose ma non basta. È la politica che deve intercettare i professionisti, controllare i curriculum e la validità reale delle proposte culturali e finanziare delle realtà battipagliesi e in un paese civile, quando la cultura resta ai margini non è semplicemente un problema, è un disastro. L’attore è un creatore, non è un individuo nelle mani del regista che impara a fare 2 o 3 cose. C’è bisogno di attori che sappiano proporre, scegliere e in possesso di un punto di vista profondo”.
- Domani con Romano presenterete lo spettacolo, “Ti trovo un fratello”. Un attore poliedrico come te, che ha lavorato tra gli altri con personaggi del calibro di Rupert Everett, Colin Firth, Tom Wilkinson, Emily Watson e John Turturro può toglierci questa curiosità: si può esserete attori cinematografici senza essere attori teatrali o viceversa? Oppure le due cose hanno sempre un filo conduttore?
“Cinema e teatro sono due realtà espressive diverse. Il teatro è il luogo dell’attore, la palestra per antonomasia, ci si fanno le ossa, ma è anche il luogo del pubblico. Il cinema è invece è il luogo del set. È l’ambiente del set che ti fa recitare e al quale un bravo attore deve reagire ogni secondo in funzione delle sue relazioni sceniche. Il minimo comune multiplo per tutti gli attori, non è il teatro o il cinema, sono il talento, il fatto di dedicarsi tutta la vita solo ed esclusivamente all’arte, lo studio ostinato e faticoso, l’umilta, l’intelligenza scenica e soprattutto le emozioni. Nel cinema si ha pochissimo tempo per motivi produttivi di concentrarsi e per fare le prove, molto spesso gli attori con i quali girerai la scena li conosci 10 minuti prima che il regista dia “l’azione”, quindi è richiesto un enorme rilascio di energia per evocare delle emozioni in pochissimo tempo e non ci sono orari. A teatro ci sono le prove, si ha molto più tempo per conoscersi e per studiare, ma ovviamente c’è il pubblico in sala che rende unica la performance dell’attore. Quindi cinema e teatro sono due luoghi differenti, ma il talento di un attore preparato non cambia da un posto all’altro. In definitiva un ragazzo che voglia non solo diventare ma “essere” un attore deve essere pronto sia sul palco che dietro la macchina da presa altrimenti fa fatica ad inserirsi in un contesto lavorativo. Teatro e cinema sono due facce della stessa medaglia, nessuno prevarica l’altro”
- Passiamo a Romano Reggiani. Hai preso parte a numerose esperienze cinematografiche al fianco, tra gli altri, di grandi nomi come Gabriel Byrne, Harvel Keitel, Massimo Popolizio, Bobby Moresco , Stefano Accorsi, Gianni Cavina… com’è invece il tuo rapporto con il teatro? Hai metodologie di approccio differenti tra un medium e l’altro?
“Per ora sono molto felice della mia carriera, mi ritengo fortunato ad aver condiviso i set e i miei personaggi con attori e registi incredibili. Per me il teatro è un’esperienza intima, rara. Per scelta non recito a teatro molto spesso e quasi sempre lo faccio solo con Antonio. Tra me e lui c’è un rapporto di amicizia profondo che rende liberi totalmente di poterci esprimere davanti al pubblico senza freni o cliché. Per me il teatro è libertà: essere sé stessi. Ha molto in comune con il cinema”
- Battipaglia sarà il luogo dove si svolgerà lo spettacolo “Ti trovo un fratello”, una commedia alla quale siete molto legati e che ultimamente avete riproposto anche nelle scuole. Uno spettacolo adatto ai ragazzi ma aperto a tutte le età? Quale pubblico è più difficile da conquistare, i giovani o i meno giovani?
“Credo che se un prodotto funziona, nel cinema o a teatro, non ha età. Il concetto di dare un target alle cose è un concetto obsoleto. Nel caso del nostro spettacolo stiamo parlando di una commedia amara, un po’ vecchio stile, ispirata al cinema classico e con gli elementi melodrammatici della televisione degli anni 60’. Per rispondere alla domanda… E’ molto più difficile conquistare i giovani che gli adulti. I giovani molte volte non sanno, gli adulti invece sì
- Perchè bisognerebbe venire a vedere questo spettacolo, che messaggio volete lanciare in un panorama come quello battipagliese che grazie alla vostra presenza si sta approcciando ad un nuovo modo di fare cultura?
“Mi auguro che si parli del nostro spettacolo come un faro guida per ristabilire qualche progetto culturale in più in città. La cultura è la base di tutto. Se le persone non si abituano a uscire di casa per andare a teatro, al cinema o a sentire un bel concerto… allora siamo fregati. Nel mio piccolo vorrei riuscire collaborare più spesso con le realtà battipagliesi, proponendo progetti che possano attirare giovani e meno giovani. TI TROVO UN FRATELLO è il punto di partenza che unisce il nord al sud attraverso una storia di amicizia vera: quella che c’è tra me e Antonio”.
LO SPETTACOLO, SINOSSI – Romano è un ragazzo che vive da solo, non ha famiglia, la sua casa è tutto ciò che possiede, ma dentro di sé comincia ad avvertire un senso di vuoto estremo… Decide dunque di affidarsi ad una vera e propria agenzia che vende alle persone sole, un fratello, recapitandoglielo direttamente a casa. Romano sarà molto scrupoloso nella scelta della provenienza e dei tratti fisici e comportamentali che tale fratello dovrà avere e investirà tutti i suoi risparmi per acquistare questo fratello ma… Qualcosa non andrà per il verso giusto. Arriverà un fratello ma la sua descrizione non corrisponderà alle richieste dell’acquirente e proverrà da tutta altra parte dello stivale! Cosa faresti se arrivasse a casa una persona totalmente diversa da te? Come reagiresti a questo tornado emotivo e come sarebbe sconvolta la tua routine? Ma è vero, che sotto sotto, facciamo fatica ad accettare le diversità degli altri? Ci sentiamo davvero tutti fratelli? Qui si chiude il sentiero delle parole per riaprirlo in scena.