C’è una linea sottile che unisce tre elementi: le dinamiche demografiche, la scolarizzazione e lo sviluppo economico e territoriale. Questo trittico è particolarmente importante in alcune regioni del mondo come l’Africa subsahariana che conosce delle dinamiche demografiche significative.
Il legame tra demografia, educazione e sviluppo è stato sottolineato dalla 36^ sessione della Commissione della popolazione e dello sviluppo dell’ONU nel 2003. Il rapporto finale dirà chiaramente che lo sviluppo non è possibile se questi tre elementi camminano separatamente.
L’Africa subsahariana è la regione dei paradossi: è quella che conoscerà i tassi di crescita demografica più importanti al mondo ma anche i tassi di scolarizzazione i più deficitari.
Una forma d’ambiguità sussiste nella regione perché è qui che i progressi sono stati i più importanti e rapidi. Certo, la differenza tra questa regione e il resto del continente e del mondo era così grande che i primi passi fatti dai Paesi subsahariani hanno avuto un impatto molto importante. Tuttavia, queste misure non sono da sottovalutare in una regione che presenta problemi cronici in questi settori.
La comunità internazionale si è fissata un obiettivo: l’EPT (Educazione Per Tutti) in occasione del summit di Jomtien, in Thailandia, nel 2000. L’EPT doveva assicurare una scolarizzazione primaria universale, libera, aperta a tutti e di qualità.
I progressi fatti fino ad ora sono importanti ma neanche lontanamente sufficienti a risolvere il problema dell’abbandono scolastico o la mancanza totale di educazione per molti bambini del mondo. Grazie a questi progressi, dal 2000, 34 milioni di bambini in più sono potuti andare a scuola. Dei progressi in termini di parità di genere sono stati fatti. Tuttavia, al giorno d’oggi 158 milioni di bambini non sono assolutamente scolarizzati o hanno abbandonato la scuola senza raggiungere la fine del primo ciclo di studi.
TRA AUMENTO DEMOGRAFICO ED ISTRUZIONE – I fattori che contribuiscono negativamente ad aumentare queste cifre sono innumerevoli: una mancanza di politiche scolastiche, un aumento della popolazione non seguito da una migliorazione delle risorse destinate alla scolarizzazione, i conflitti armati, un’economia familiare fragile, ecc.
Secondo alcune proiezioni, l’Africa subsahariana dovrà confrontarsi con un aumento del 44% della propria popolazione entro il 2030. Il Niger raddoppierà la sua popolazione in 17,5 anni nello stesso tempo. Le cause di quest’aumentazione sono molteplici: matrimoni precoci, tassi di fecondità importanti e non compensati da pratiche contraccettive, ecc.
L’educazione e in particolar modo l’educazione di qualità è al centro dell’Obiettivo per lo Sviluppo Sostenibile numero 4 dell’ONU. Il legame tra sviluppo ed educazione viene quindi consacrato dalle Nazioni Unite. Non potrebbe che essere così: senza una popolazione scolarizzata e pronta ad affrontare le sfide del futuro, nessun Paese potrà svilupparsi adeguatamente. L’aumento della popolazione risulta quindi essere un ostacolo all’educazione di qualità, soprattutto in questi Paesi.
Laddove i sistemi educativi nazionali sono ancora fragili (anche in termini di infrastrutture e di risorse umane), l’aumento esponenziale della popolazione comporterà a sua volta l’aumento sistematico delle problematiche croniche legate all’educazione.
La differenza riguardante i sistemi educativi non è presente solo tra i vari Paesi del continente africano ma anche all’interno di queste nazioni. Se prendiamo l’esempio del Burkina Faso, possiamo vedere come al livello demografico e di scolarizzazione ci sia una frattura spaziale tra le città e le zone periferiche del Paese. Se Ouagadougou, la capitale, presenta un tasso di dipendenza (ovvero la parte della popolazione inferiore ai 15 e superiore ai 65 anni, la popolazione non attiva) molto basso, il discorso è diverso per il resto del paese. I tassi di scolarizzazione sono più importanti nella capitale (e soprattutto in alcuni quartieri).
In conclusione, se l’Africa subsahariana conosce dei progressi in termini di scolarizzazione tra i più rapidi del mondo al livello quantitativo, molto deve essere fatto al livello qualitativo per rinforzare i vari sistemi educativi nazionali. La demografia non è assolutamente sconnessa dall’educazione e dallo sviluppo ma, al contrario, questa è il punto da cui partire per parlare e ripensare (al livello locale) l’avvenire di questi Paesi.
ITALIA – Per alcuni tratti, l’Italia sta vivendo la situazione opposta. Il nostro è il secondo Paese al mondo per età media (dopo il Giappone) e ciò spiega un tasso di dipendenza relativamente importante. Per quanto riguarda i giovani, le cifre dell’ISTAT al primo gennaio 2017 rivelano il Belpaese ha perso 100.000 giovani. Inoltre, il 2020 è stato l’anno con il minor numero di nascite dall’unità d’Italia ad oggi.
L’Italia ha sicuramente la necessità di migliorare i suoi standard educativi, soprattutto in termini d’equità e d’accesso allo stesso servizio di qualità che non dipenda dal luogo di nascita dello studente. Sapendo che la demografia conosce degli andamenti inerziali, l’Italia deve agire il prima possibile per invertire il trend e, nell’ideale, raggiungere una crescita zero (né in perdita né in aumento). Ne va della qualità dell’educazione e, quindi, dello sviluppo di tutto il Paese.
Francesco Mirra