Il principio di autodeterminazione è uno dei diritti fondamentali dell’essere umano.
Nonostante questo, nel corso della nostra vita, potremmo trovarci a dover disubbidire o addirittura sfuggire alle condotte repressive delle istituzioni, che di fatto, in molti casi, limitano la possibilità di decidere in autonomia della propria esistenza, nel rispetto di chi ci circonda.
Ecco perché vogliamo portare alla luce di voi lettori, con la rubrica “Disubbidire per Vivere”, tutti quei casi in cui le proprie condotte di vita, in materia di cannabis e diritto alla vita e alla cura, sono state limitate dalle leggi vigenti, costringendo i protagonisti delle vicende alla fuga dal paese o al rischio del carcere.
IL CASO – Immaginate di svegliarvi, pressoché ogni mattina della vostra vita, con diverse aree del corpo rigide, gonfie e doloranti, con sintomi simil-influenzali e un senso generale di malessere…
Questa è la condizione di chi soffre di artrite reumatoide. Una malattia multifattoriale (causata da più fattori) che colpisce le articolazioni, causando infiammazione cronica e conseguente danno articolare.
Questo è ciò che prova Walter De Benedetto, 49 anni di Arezzo, che da più di 30 anni combatte questa terribile malattia, la progressiva perdita di mobilità e vitalità, e il costante dolore.
I PRIMI SEGNI DI MIGLIORAMENTI – Walter si cura e trova sollievo con la cannabis terapeutica dal 2011 e riesce così ad eliminare la morfina, che negli anni gli aveva portato danni quasi irreversibili: su tutti, stomaco devastato e vene chiuse.
Cannabis e sana alimentazione, per la prima volta, portano ad un reale miglioramento delle proprie condizioni di vita. Ma la malattia avanza e il suo bisogno aumenta. Il farmaco olandese (il Bedrocan), legalmente prescritto dal Sistema Sanitario Nazionale è insufficiente per sopperire alle proprie esigenze. E’ il motivo che spinge Walter a scegliere la via dell’autoproduzione.
E da qui cominciano i guai…
I GUAI CON LA LEGGE – Una soffiata, nell’Ottobre del 2019, porta al ritrovamento di nove piante di cannabis illegali nel terreno di Walter, che un amico colto in flagrante stava innaffiando per lui. Nell’immediato Walter, da quella vicenda, non fu’ colpito da nessun procedimento penale, ma tutti conosciamo i tempi biblici della giustizia italiana…
Il reato che gli viene incredibilmente imputato lo scorso 9 Settembre è “coltivazione di sostanza stupefacente in concorso”. Inoltre, dal momento in cui sono state ritrovate le piantine, Walter non ha più avuto accesso alla cannabis terapeutica, che assumeva sotto forma di olio. Una vera e propria condanna a morte, perpetrata dalle istituzioni che dovrebbero invece garantire per costituzione il diritto alla salute e a condizioni di vita dignitose.
L’APPELLO – La notizia è salita alla ribalta delle cronache nelle ultime settimane, ma mai con l’attenzione che questi casi di forzata disubbidienza civile meritano davvero. Ecco perché Walter, lo scorso anno, ha lanciato un appello, seguito dall’hashtag #ildolorenonaspetta, con una video-lettera indirizzata al Parlamento e alle istituzioni.
Il video che vi mostriamo, pubblicato sulla pagina Instagram del portale FattiSegreti.it, contiene, oltre alla video-lettera di Walter, anche il recente intervento di un parlamentare che dopo la recente imputazione di reato, ha portato in aula il caso, al fine di riportare il tema cannabis e salute nel vivo del dibattito pubblico.
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Nella speranza che questa spinosa situazione abbia un lieto fine, la nostra solidarietà va nei riguardi di chiunque sia costretto a Disubbidire per Vivere, e Walter ne è orgogliosa, quanto rammaricante, prova vivente.
Carmine Buccella