Guardando oltre l’oblò in attesa del terremoto: l’Italia, il paese di chi si lamenta senza reagire

Mi chiedo quale senso abbia stare qui, fermi, apatici, incantati dal nulla. Che senso ha essere abitanti di uno dei Paesi più belli del mondo quando, lasciamo che come un albero in autunno perda foglie secche, dai colori tristi, foglie che si ammucchiano su foglie, persone su persone, tutti, nessuno escluso, tutti cadremo inesorabilmente, tutti, nessuno escluso, tutti diventeremo foglie tristi, tra il grigio ed il nero.

Questo sarà un grigio autunno che condurrà noi ed il nostro Paese ad un gelido inverno, tutto nero, e le persone diventeranno una poltiglia di foglie grigie, bagnate dalla pioggia acida, che lentamente si decomporrà, assistendo allo spettacolo  di cui vittima sarà l’albero, rapidamente ricoperto da ghiaccio, che s’infiltrerà così nel profondo da rendere impossibile una nuova primavera.

Culla della cultura romana, l’Italia diventa nazione saccheggiata, violata, smembrata dai suoi stessi figli. Nell’Italia di chi giustifica i reati con l’ignoranza, perché il livello culturale in alcune realtà sociali è prossimo allo zero, come se l’ignoranza sia colpa da attribuire ad altri e non a noi stessi, l’Italia di chi giocando, scherzando brucia vivo chi dalla vita è già stato punito, è la stessa che partorisce senza tregua violentatori, bulli, ladri, politicanti della mal’ora, imprenditori senza scrupoli.

L’Italia di chi si lamenta quando il servizio di nettezza urbana ritarda nei suoi compiti, è la stessa di chi getta in terra senza ripensamenti la cicca di sigaretta, il chewingum o il fazzoletto appena usato, noi siamo gli stessi che abbiamo permesso alla Terra dei Fuochi di ucciderci e di uccidere, adesso non facciamo altro che lagnarci, quando la scelta di chiudere gli occhi è stata nostra e soltanto nostra… non ci resta altro che piangere.

L’Italia è il paese di chi si lamenta, ma non cambia, di chi “vuole il cocco ammunnato e buono”, di chi continua con il più grande potere di cui siamo dotati ad eleggere chi ci ha già deluso e, che continuerà a farlo. La colpa di aver gettato un Paese in rovina, di aver contribuito alla distruzione di monumenti già  Patrimonio dell’Umanità è solo nostra. Noi marci dentro, trasformiamo in merda tutto quello che tocchiamo o anche solo guardiamo, è da noi che siamo marci dentro che si generano le nuove e vecchie classi dirigenti, siamo noi marci dentro che distruggiamo ciò che di più bello c’è al mondo, casa nostra.

Mi auspico, -ma poco ci credo- che quest’apatia diventata muro insormontabile crolli al terremoto, cosa necessaria affinché si registri un picco tale nella scala Richter, è che si torni ad aprire gli occhi per cercare in qualsiasi orizzonte la Grande Bellezza di cui siamo eredi.

Che qualcuno lassù ci aiuti.

A cura si Rosaria D’Alessio

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