Il Partito Democratico (P.D.) è il maggiore partito italiano di centro-sinistra. È stato fondato il 14 ottobre 2007 da alcuni esponenti del vecchio PDS (Partito Democratico della Sinistra), quest’ultimo creatosi dopo la Svolta della Bolognina, l’evento storico che ha portato alla dissoluzione dello storico Partito Comunista Italiano (PCI). Gli altri partiti e movimenti che sono confluiti nell’odierno PD sono La Margherita, il Movimento Repubblicani Europei, l’Alleanza Riformista e l’Italia di mezzo, tutte compagini della sinistra moderata e riformista. Molti dei suoi esponenti vengono dall’esperienza democristiana.
IDEOLOGIA – L’ideologia del PD è il risultato delle molteplici correnti che questo riunisce. Si tratta di un partito riformista, che poco ha a che fare con i vecchi valori del comunismo. Si presenta come un partito liberale, ma con un’attenzione per alcune tematiche sociali ed ambientali.
Da sempre fedele ai valori dell’europeismo, il Partito Democratico sostiene anche con forza l’importanza della cooperazione atlantica (la NATO).
STORIA – Queste formazioni si erano già riunite in occasione delle elezioni europee del 2004, quando nacque Uniti nell’Ulivo e delle elezioni politiche del 2006 quando nacque L’Unione, che includeva altri partiti e movimenti minori, anche più radicali come PRC (il Partito della Rifondazione Comunista). Alle elezioni del 2006, L’Unione ottenne il 49,81% contro il 49,74% della destra, una differenza di appena 0,07% ma che costò alla destra ben 67 seggi alla Camera e Romano Prodi divenne Presidente del Consiglio.
È su questa base che nel 2007 viene fondato il Partito Democratico, che sancì la fine del PDS. Il segretario designato fu Piero Fassino, ultimo segretario del PDS.
Sempre meno propenso ad accettare coalizioni di larghe intese, il PD cerca di restringere gli accordi con le formazioni più radicali e nel 2008 la coalizione di centro-sinistra è costituita esclusivamente dal PD e dall’Italia dei Valori, il partito del magistrato Antonio di Pietro.
In seguito alla sconfitta alle regionali in Sardegna del 2009, il partito entra in un momento di crisi e il cambio di segreteria porta Dario Franceschini alla testa dell’organigramma, per poi lasciare il posto a Pier Luigi Bersani nel 2009. In questo periodo, il PD cerca di trovare nuove alleanze a centro e a sinistra. È in questo contesto che un accordo è stretto tra il PD e l’Unione di Centro (UdC) in vista delle regionali del 2010. L’UdC aderirà in seguito al Terzo Polo, formato da soli partiti di centro. Un altro accordo con Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) è stato fatto in occasione delle amministrative del 2010.
L’Italia si trova in un contesto politico sicuramente delicato, frutto del periodo storico che si stava attraversando, ovvero la crisi economica. Quando il governo tecnico di Mario Monti venne designato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il PD decise di sostenere il neo-Governo che si insediò nel novembre 2011. Questa decisione non venne però digerita da tutti i membri del partito, che conobbe quindi un momento d’instabilità, specchio delle condizioni del Paese.
Nel 2012 iniziano i lavori per la creazione della coalizione “Italia. Bene Comune” che raggruppava il PD, SEL e il PSI. Bersani, che era a capo della coalizione, ottenne il 29,55% dei voti contro il 20,18% del centro-destra, ancora una volta una vittoria di misura ma che costò alla destra 220 seggi di differenza alla Camera. Bersani decide poi di dimettersi nel 2013, dopo che il suo tentativo di proporre Romano Prodi e Franco Marini a Presidente della Repubblica si rivelò un insuccesso. Il rieletto Presidente Napolitano confidò a Enrico Letta, membro del PD, il ruolo di formare il nuovo governo, che si insedia il 28 aprile 2013.
Intanto, l’allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, inizia a raccogliere consensi in vista di una futura candidatura a segretario nazionale. Il 15 dicembre 2013 diventa il nuovo segretario nazionale. Il Primo Ministro Enrico Letta riceve una mozione di sfiducia dallo stesso Renzi all’interno della segreteria, ed è costretto a rassegnare le proprie dimissioni. Giorgio Napolitano incarica quindi Renzi di formare un nuovo esecutivo dalle larghe intese, che non rifiuta il supporto di alcuni esponenti del fronte opposto.
Uno dei cavalli di battaglia del Governo Renzi fu quello di un referendum che prevedeva, tra le altre cose, la riduzione del numero dei senatori. Il fronte sostenuto da Renzi riuscì ad ottenere il 41%, che però non bastò a far passare la riforma e questo si dimise subito dopo le votazioni. Il passaggio di testimone avviene il 12 dicembre 2016 quando Paolo Gentiloni, già ministro degli affari esteri, prende il posto dell’ex sindaco di Firenze. Nel febbraio 2017, Renzi si dimette da segretario del PD per candidarsi alle stesse e riuscendo ad essere rieletto alla testa della segreteria nazionale.
Questi eventi intestini scombussolano l’elettorato e alle ultime elezioni politiche, quelle del 4 marzo 2018, il PD si è rivelato essere in caduta libera, ottenendo a malapena il 19% dei voti. Renzi si dimette per la seconda volta, lasciando in un primo momento la segreteria nelle mani di Maurizio Martina, che viene poi sostituito da Nicola Zingaretti, già presidente della Regione Lazio.
L’esperienza del “contratto di governo” firmato dal M5S e la Lega di Salvini si conclude nell’agosto del 2019. Il PD riesce quindi a stringere un accordo con il M5S e ad entrare nel Governo Conte II. Nel frattempo, Renzi decide di fuoriuscire dal PD e di fondare un suo partito, Italia Viva, che entra a far parte dell’esecutivo di governo.
Il conflitto tra Italia Viva e il resto della maggioranza si acuisce attorno alla questione nell’utilizzo del Recovery Fund, delle deleghe ai servizi segreti e all’utilizzo del MES. La crisi di governo è ormai inevitabile e il premier Giuseppe Conte decide di dimettersi.
Il Presidente Mattarella dà quindi l’incarico a Mario Draghi, già presidente della BCE, sostenuto da un governo di larghissime intese, che include Italia Viva e il Partito Democratico. Il 14 marzo 2021, Letta diventa segretario nazionale, prendendo il posto di Zingaretti.
- Come ogni articolo, anche questo doveva concludersi con la solita domanda posta ad un rappresentante locale sui valori che questo ritrova nel partito in questione. Purtroppo, nonostante le sollecitazioni i rappresentanti locali del PD sono stati gli unici a non avere avuto tempo, modo o possibilità di raccontarci il loro pensiero.
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Francesco Mirra