Il “Joker” di Todd Philips nella cultura di massa, specchio del rapporto di quest’ultima col ‘potere’

La massa è un enigma che mi ha perseguitato per tutta la parte migliore della mia vita e, seppure sono arrivato a qualcosa, l’enigma non di meno è restato tale” Massa e potere –Elias Canetti

A qualche settimana dall’uscita in Italia del film “Joker” di Todd Philips molto si è detto sulla narrazione del disagio psichico all’interno di una società sempre più indifferente e nello stesso tempo violenta e vittima di disuguaglianze. Molto si è detto, soprattutto nel dibattito americano, sulla privatizzazione dei disturbi psichici e , di conseguenza, sulla loro depoliticizzazione. Ma cosa succederebbe se provassimo a leggere il film dal punto di vista della massa?

La risata inconsapevole di Joker, interpretato da Joaquin Phoenix, si eleva al cielo, mentre le sue braccia si aprono quasi a voler contenere la folla che dal basso lo osanna. E’ una delle ultime scene del film, nell’intera Gotham city è in atto una sommossa anti-Wayne il ricco candidato sindaco che ha annunciato tagli ai servizi sociali. Arthur Fleck, il protagonista vittima di un disturbo psichico che lo porta a ridere inconsapevolmente soprattutto nei momenti di disagio, è stato arrestato per gli omicidi commessi in precedenza. I manifestanti, nel caos totale, tamponano e distruggono la volante sulla quale era a bordo tramortendo i poliziotti. E’ allora che il nostro Joker dopo essere svenuto si eleva sull’auto e, allargando le braccia verso la massa, gode delle sue acclamazioni.

Lui che sin da bambino era stato ghettizzato per la sua risata quasi stridula e quasi sempre fuori luogo; lui che aveva avuto dalla mamma il mandato di far ridere la gente, maturando così il desiderio di diventare un cabarettista era stato invisibile agli occhi degli altri per la maggior parte della sua vita. Di colpo l’intera Gotham city lo acclama. Cosa è cambiato? Joker è diventato all’improvviso un eroe? Probabile! Ma non

nel senso dell’eroe romantico, è anzi l’anti- eroe, è quello che poi diverrà nemico di Batman, il vero eroe orfano della follia umana.

E allora cosa è successo? La massa, d’altronde, era la stessa, tutta uguale, tutta celata dietro ad una maschera da clown che in qualche scena precedente nella metropolitana lo aveva inconsapevolmente nascosto e protetto nella fuga dai due detective. Ed ancora la massa era la stessa che rideva di lui quando il celebre conduttore televisivo Murray Franklin (magistralmente interpretato da Robert De Niro) nonché idolo indiscusso del nostro protagonista, mandava in onda il suo video tanto ridicolo quanto tenero ed era pure la stessa massa impaurita ed urlante dopo il fatale colpo di pistola durante il programma televisivo. Dunque la massa ignora, protegge, ridicolizza, si spaventa ed osanna tutto in una pellicola di circa 2 ore.

“Joker” è l’anti- eroe, è la ricerca di una risata di vera felicità in una vita triste e senza senso. E’ il disagio psichico ignorato anche dalle Istituzioni. Ma Joker è soprattutto quell’uomo medio al quale basta fare un gesto eclatante per essere finalmente visto dalla massa. E’ quasi un eroe populista al quale in un attimo viene dato tutto il potere mediatico, visivo, politico e forse biopolitico. Il nostro anti-eroe che in alcune scene suscita quasi tenerezza riesce lentamente ad acquisire sempre più potere, fino a prendersi gioco dello stesso sistema. Alla fine del film il carcere psichiatrico Arkham Asylum, quel luogo bianco e asettico diviene la sua casa in cui continua ad esercitare potere. Nell’ultima scena lui è lì, danza come fa sempre nei momenti liberatori, ma non è dato sapere se è vittima o carnefice del sistema.

Ecco che Joker diviene una riflessione sul nostro rapporto con la massa e di questa con il potere. Se è vero che la nostra identità si crea nel rapporto con l’altro è anche vero che spesso l’altro, la società può fortemente condizionare le nostre azioni: per questo cerchiamo consenso e cerchiamo di proteggerci anche in modi insani (d’altronde lo stesso Arthur diventa aggressivo e violento per difendersi dalle vessazioni dei giovani yuppies). Nello stesso tempo, però, la massa può diventare qualcosa di indistinto che occulta l’individualità o che crea capi inconsapevoli (il nostro protagonista diviene simbolo della lotta contro la povertà e le disuguaglianze soltanto perché viene erroneamente identificato come giustiziere per aver ucciso proprio quegli yuppies nonchè impiegati di Wayne). Dunque la massa è ciò che costruisce e decostruisce simboli così come avviene per Joker, ed è ciò che decostruisce il potere, senza necessariamente saperlo ricostruire : nella rivolta di Gotham city si scioglie il vincolo sociale, si distrugge il potere costituito, ma non c’è una nuova costruzione, tanto Joker quanto i clown sono simboli politici, ma non sono essi stessi politici, ovvero capaci di costruzioni politiche e sociali.

Sara Perillo

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