Tradizioni & Curiosità: “Il Patrimonio dell’Unesco vietato alle donne”

Una storia Ortodossa racconta di una notte, quando il mare in tempesta costrinse un’imbarcazione a fermarsi sulla penisola di Athos. Da essa scese Giovanni Battista che accompagnava Maria a Cipro per fare visita a Lazzaro. Maria rimase incantata dalla bellezza di quella terra e chiese a Gesù di fargliene dono. Da allora Athos è chiamato “Il Giardino della Santa Vergine” il giardino della Maria, Madre di Dio e nel 1988 è diventato Patrimonio dell’Unesco.

Esistono alcuni luoghi della terra a cui non è permesso l’ingresso alle donne. Uno di questi il Monte Athos sorge a 2.030 metri sul livello del mare, su una penisola lunga 50 km e larga 12 i monaci chiamano il Monte Athos “Orto della Madonna” protettrice e Badessa di tutta la comunità monastica. Questo sito è la terra sacra per i monaci che vi abitano della regione Calcidica composta da numerosi monasteri di diversa fattura architettonica di valore inestimabile fra manoscritti, dipinti e affreschi dove hanno lasciato la loro mano pittori come Teofane il Greco e Manuele Panselinos.

Il Monte Athos è una Repubblica monastica, un territorio un autogoverno indipendente dalla Grecia lo stabilisce l’art. 105 della Costituzione Greca. Secondo la mitologia greca Poseidone in una lotta sanguinosa uccise il gigante Athos della Tracia. Il Dio del mare lo seppellì sotto un’erome montagna da cui prese il nome.

  • Perché il Monte Athos vieta l’accesso alle donne?

Atanasio l’Atonita, conosciuto anche come Atanasio di Trebisonda era un monaco cristiano bizantino. Nel 960 d.C. partì per combattere a fianco dell’imperatore Bizantino Niceforo contro i Saraceni a Creta. Con i fondi ottenuto dopo la vittoria volle costruire una chiesa dedicata alla Santa Maria Vergine sulla penisola Athos nel 963. Fondò un monastero e nel 972 fu stipulato lo statuto “Tragos” con il quale si stabilirono le norme per l’amministrazione della vita nel monastero riconoscendo l’Athos come uno stato indipendente.

Nel 1046 l’Imperatore bizantino Costantino IX emanò le regole dopo che iniziarono a sorgere numerose monasteri sulla penisola fra cui la chiesa chiamata Grande Lavra. Molti monaci provenivano dall’Egitto per sfuggire agli arabi seguici dell’Islam. Fra le regole ci fu anche quella di vietare l’ingresso alle donne, così da garantire il celibato ai monaci, ritenute una distrazione.

Oggi vivono sulla penisola circa duemila monaci e i monasteri costituiscono una Repubblica Parlamentare formata da venti rappresentanti da un Governo quadrumviro e da un Primo Ministro, chiamato “Protos“. La Repubblica ha uno statuto con la completa autonomia fiscale e doganale per mantenere ordine e disciplina fra i monaci e turisti. Ogni monastero ha eletto a vita un abate che farà da reggente per ogni decisione.

Anche agli animali domestici di sesso femminile è vietato l’accesso eccetto i gatti, che cacciano i topi, agli uccelli e ai rettili. Accedere a questo luogo non è cosa semplice neanche per gli uomini. Per accedervi bisogna ottenere il Dhiamonitirion il visto di soggiorno valido per quattro giorni. L’unica via d’accesso è via mare, e dopo il rilascio del visto bisogna versare la quota di 30€. Solo pochissimi fortunati possono ottenere il visto dopo aver dimostrato che la visita è per studio o per ritiro spirituale.

Nonostante i divieti alcune donne sono comunque riuscite a calpestare il luogo come avvenne nel 1850 quando Eliza Charlotte Alexander, accompagnò il marito Stratford Canning ambasciatore britannico a Costantinopoli, a visitare il Monte Athos. Altre donne si travestirono da uomini come Maryse Choisy negli anni ’20, Aliki Diplarakou, Miss Europa 1930. La più famosa fu la greca Maria Poimenidou nell’aprile del 1953 e ciò scaturì un decreto (2623/1953) che prevede la reclusione per i trasgressori fino a un anno.

  • Curiosità

Esistono altri luoghi a cui l’accesso alle donne è vietato come il Monte Omine in Giappone, il Tempio di Ayyappan – Sabarimala in India.

Omaui un paese sulla costa meridionale dell’isola del sud della Nuova Zelanda, invece, ha vietato l’ingresso ai gatti per mantenere la biodiversità.

Laura Piserchia

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