1968, il mondo in rivolta – Italia: Preludio degli Anni di piombo (FOTO)

Il Sessantotto italiano ebbe inizio a partire dalle proteste universitarie causate dal disegno di legge “ventitréquattordici“, presentato dal ministro della Pubblica Istruzione Luigi Gui. Il progetto di legge n.2314 riguardava le “modifiche all’ordinamento universitario” ed era incentrato sulla formazione dei dipartimenti tramite l’accorpamento degli insegnamenti e sull’istituzione di tre livelli di laurea: il diploma dopo il primo biennio, la laurea ed il dottorato di ricerca. Questo progetto diverrà il simbolo, per le assemblee studentesche, “dell’istituzionalizzazione della selezione e della svalutazione del titolo di studio” e uno dei temi intorno ai quali verterà la protesta studentesca.

LE PROTESTE STUDENTESCHE – Le prime proteste si levarono da due situazioni di disagio per gli studenti universitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e della facoltà di Architettura a Torino. Il 15 novembre 1967 entrambe le università vennero occupate e successivamente sgomberate dalla polizia. La rivolta si allargò a macchia d’olio coinvolgendo scuole medie superiori ed altre università. Nonostante la presenza della polizia costituì il propellente per l’ulteriore diffusione della protesta, sino a quel momento non si poté parlare di veri e propri scontri tra studenti e polizia.

La situazione mutò dal 1º marzo, questo giorno è infatti spesso considerato l’inizio del Sessantotto italiano, cioè l’inizio della lotta contro il Sistema e i suoi difensori. Il 1º marzo 1968, nei giardini di Valle Giulia a Roma, ci fu uno scontro tra studenti e forze dell’ordine in cui i primi tentarono di riconquistare la Facoltà di Architettura dell’Università di Roma attaccando la polizia, che la presidiava dopo averla sgomberata da un’occupazione studentesca. Non mancarono i feriti e gli arresti.

A proposito di quella che divenne poi nota come “Battaglia di Valle Giulia”, Pier Paolo Pasolini scrisse nella poesia intitolata Il PCI ai giovani:

«Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte / coi poliziotti, / io simpatizzavo coi poliziotti. / Perché i poliziotti sono figli di poveri. / Vengono da subtopaie, contadine o urbane che siano. / Quanto a me, conosco assai bene / il loro modo di essere stati bambini e ragazzi, / le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, / a causa della miseria, che non dà autorità. / La madre incallita come un facchino, o tenera / per qualche malattia, come un uccellino; / i tanti fratelli; la casupola […]. E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci, / con quella stoffa ruvida, che puzza di rancio / fureria e popolo […]. Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care… Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia, ma prendetevela con la magistratura e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi, per sacro teppismo, di eletta tradizione risorgimentale di figli di papà, avete bastonato, appartengono all’altra classe sociale. A Valle Giulia, ieri, si è così avuto un frammento di lotta di classe e voi, cari, benché dalla parte della ragione, eravate i ricchi; mentre i poliziotti, che erano dalla parte del torto, erano i poveri. […] ».

Pier Paolo Pasolini

IL MOVIMENTO OPERAIO – In seguito, alle proteste degli studenti si aggiunsero gli scioperi degli operai. La loro presenza al fianco degli studenti fu una delle caratteristiche principale del Sessantotto italiano. La contestazione operaia fu il risultato di un malcontento accumulato negli anni Sessanta, dovuto alla brusca fine del “miracolo economico” – anche detto “boom economico”, è un periodo della storia d’Italia, compreso tra gli anni cinquanta e sessanta, caratterizzato da una forte crescita economica e sviluppo tecnologico. Inoltre, le tasse venivano pagate prevalentemente dai lavoratori dipendenti, e l’evasione era molto alta.

Tristemente noto è l’eccidio di Avola: il 2 dicembre 1968, i lavoratori in sciopero formarono un blocco per impedire il transito sulla Strada statale 115, la via d’accesso e uscita al paese, questa azione provocò l’intervento delle forze dell’ordine. La polizia ordinò ai manifestanti di liberare la strada ma, in seguito al rifiuto di questi ultimi, cominciò a sparare ad altezza d’uomo e i proiettili colpirono a morte due persone: Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona. Oltre quaranta rimasero ferite, di cui cinque in modo grave.

I fatti di Avola fecero divampare altre rivolte studentesche e operaie che si estesero poi a tutto il territorio nazionale.

Il movimento del ’68 italiano non si spense, ma si trasformò aumentando d’intensità e si estese per tutto il decennio successivo, introducendo poi – in seguito e come conseguenza del picco di tensioni causato dall’Autunno caldo e dalla Strage di piazza Fontana del ‘69 – un periodo di violenza, lotta armata e terrorismo: gli “Anni di piombo”.

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Francesco Albanese

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