Alla riscoperta del nostro territorio, i personaggi e i mestieri: “Zì Vicienz ‘u banditore”

Continua il nostro viaggio, grazie alla collaborazione di Raffaele Ciaglia gestore di “Le nostre Bellezze Sconosciute” e sempre alla ricerca di luoghi della Campania e della Basilicata a cui ridare lustro e visibilità, nel riscoprire le tante bellezze che la storia ha lasciato sul nostro territorio

Da oggi, invece, inizieremo a parlare dei personaggi e dei mestieri simbolo delle varie comunità e che oggi non sono più di uso comune. In questo articolo parleremo della figura del “Banditore”.

“Zì Vicienz ‘u banditore”Era il Banditore del paese e, a causa della sua cecità, spesso si faceva accompagnare dal giovane figlio, Maruzziello, mantenendo tra le mani il suo bastone bianco.

I ragazzini annunciavano il passaggio di questo personaggio atteso e vilipeso da tutti perchè foriero di buone e cattive notizie, raccontate verbalmente. Antesignano dei manifesti cittadini, informativi e pubblicitari, attraversando le strade ed i vicoli del paese, con la sua voce tuonante attirava la curiosità della gente: “Uè, sentite nu’ banno!…”, andava ripetendo, portandosi le mani alla bocca per amplificare il suono della voce ed essere il più chiaro possibile.

Spesso era sollecitato, per scherno da parte qualche insolente ragazzino, a ripetere la notizia. Talvolta l’intento burlesco andava a buon fine ed aumentava la fatica del povero Zì Vicienz, soprannominato ‘Quatt sold’. Altre volte il burlone, smascherato, si trovava a fare i conti con il bastone e con le imprecazioni del banditore ebolitano.

La cecità – “Quatt Sold” in gioventù era stato un uomo temuto per i suoi atteggiamenti guappeschi. Divenne cieco dopo essere stato colpito da una fucilata di una guardia – che tra l’altro era suo compare -mentre stava rubando legna nel bosco di Persano. “Quatt sold”, anche se cieco, riuscì in seguito a prendersi una piccola vendetta nei confronti della guardia: facendosi accompagnare alle spalle dell’uomo, seduto su una panchina nella piazza del paese, con tutta la sua forza che aveva in corpo, gli diede una bastonata in testa, tramortendolo. Quando l’uomo si riprese cominciò a gridare: “Cumpà, tu me sì accise!”; e “Quatte sold” rispose: “I’ me crerèv ca era a funtana!”.

Secondo un altro racconto, rimase cieco dopo una colluttazione avvenuta per questioni di donne. In seguito divenne banditore del paese e sposò una donna con una malformazione congenita, focomelica, soprannominata ‘A Manaciomba: la donna abitava in via Madonna delle Tre Corone ed era abile a sferruzzare con i piedi, riuscendo a confezionare, in breve tempo, calzini e maglie di lana. Ebbe da lei un figlio, Maruzziello, che divenne accompagnatore del padre per le strade del paese.

Il suo annuncio più famoso è diventato proverbiale ad Eboli: “Addò cumpà Vito Ciao, a’ pret’ o’ pesce, so’ arrivat’ ‘e sard e l’alice. Ue’, belliffemmene, jateve accattà ‘u pesce frisc”

Leggi anche —> “Zì Fonz u’ Lampiunar”

CHE DICI?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *