Alla riscoperta del nostro territorio: “L’economia autarchica e la battaglia del grano”

Questi fattori erano nient’altro che degli slogan lanciati dal regime fascista che, intanto, si preparava ad affrontare lo stato di guerra del 2° conflitto mondiale, al fianco alla Germania.

Gli slogan, al contempo, erano il preludio del dramma che si sarebbe appalesato con la scomparsa, sul mercato libero, dei generi di prima necessità: zucchero, caffè, carbone, petrolio e, per giunta, la comparsa della tessera annonaria che razionava i viveri alimentari: pane, riso e altri generi.

Dal 20 febbraio 1947, si annunciarono 200 grammi di pane e 35 di farina di granturco al giorno, mezzo chilo di pasta e mezzo di riso al mese. Era l’epoca della crisi degli anni ’30 e dell’aumento dei fitti agrari con la legge 4-7-21, a favore della grossa proprietà fondiaria.

VALLE DEL SELE – Nei paesi del meridione, propriamente nella Valle del Sele, gli agricoltori venivano invogliati ad incrementare la produzione, per sopperire al subentrato blocco della importazione dei grani che prima si importavano dalle regioni del sud-est americano. In conseguenza, nei paesi della Valle del Sele, la Camera del fascio organizzò la proclamata “Battaglia del grano”, esaltando le direttive emanate dal Governo, mediante manifestazioni di piazza, chiamando a partecipare gerarchi, burocrati e funzionari pubblici, invitati a tenere discorsi e assemblee.

La Commissione provinciale per la granicoltura fece acquisto collettivo di grano da seme, varietà elette, col contributo governativo del 10% sul prezzo di acquisto. Approvò l’impianto di 100 campi dimostrativi di granicoltura. Tra i membri di diritto della Commissione sedevano il direttore della Scuola di Agricoltura di Eboli e il direttore della cattedra ambulante di agricoltura di Salerno. In alcuni Comuni ricorse la pratica di adottare gli spazi verdi urbani a orticelli di guerra, per fronteggiare la fame.

Tra il 4-8-1925 e 24-11-1926, la Federazione sindacale fascista organizzò conferenze, manifestazioni e convegni in pubbliche piazze, circa il significato tecnico-economico della “Battaglia del grano”, illustrando, allo scopo, la Circolare prefettizia in merito, – spiegando con parole facili e con entusiasmo patriottico lo spirito fascista e il valore del Governo Nazionale, il severo monito del Duce -. Ciò nonostante, la politica agroindustriale, congiunta alla Battaglia del grano, si risolse in una grossa disfatta.

La crisi alimentare potè essere superata, in parte, grazie ai supplementari apporti di viveri dell’esercito di liberazione angloamericano, e, più tardi, per il benessere venuto dal cosiddetto “Miracolo economico degli anni ’50”

A cura del professor Francesco Paolo Abbinente

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