Da casa al supermercato, a lavoro con i mezzi pubblici: “E’ un rischio, ma ora la comunità ne ha bisogno”

Questa breve storia che vi raccontiamo è quella di un dipendente di un supermercato di Salerno.

Antonio F., 60 anni, marito e padre, da quando è scoppiata l’epidemia Coronavirus continua ad andare a lavoro ogni giorno da Eboli a Salerno, utilizzando i mezzi pubblici e munendosi autonomamente delle dovute precauzione.

Spesso costretto a cambiare anche più di un autobus che “in questo periodo ci sono all’andata ma non al ritorno”, il signor Antonio si ritrova come tanti suoi colleghi spesso a dover badare da solo a se stesso senza che l’azienda per cui lavora prenda le giuste precauzioni.

“Spesso dobbiamo munirci noi di mascherine perchè non ce ne sono e siamo costretti a cambiare 4-5 volte protezione, lavoriamo in un supermercato e abbiamo a che fare ogni giorno con centinaia di persone”.

Non solo, spesso l’insistenza dei clienti è tanta che non riescono a capire neanche le necessità e i tempi di lavoro: “Ci chiedono tantissima merce, spesso molta più di quella che abbiamo. Ci vuole almeno una settimana per rifornire e la gente sembra non capire. Lievito di birra, farina e uova sono i prodotti più richiesti al momento”

Operai, commessi, corrieri, autotrasportatori, sportellisti di poste e banche, dipendenti vari sono spesso lavoratori mediaticamente ‘dimenticati’ e viene dato quasi per scontato il loro lavoro, che in realtà permette a noi altri di poter andare ad esempio a fare la spesa, vitale ancor di più in questo periodo.

“E’ normale che ho paura di poter contrarre il virus, ma soprattutto di poterlo portare in casa dalla mia famiglia che sta rispettando la quarantena. Uno dei miei figli continua a lavorare ed è stato anche fermato dalle forze dell’ordine. Un paradosso se poi si vede tanta gente in giro non rispettare il Decreto che rischia di vanificare tutto quello che fanno gli altri”, racconta il signor Antonio.

Come Antonio ci sono tante altre persone, spesso affette da diverse patologie come diabete o altre, che continuano a lavorare in silenzio, senza proclami e senza sottolineare quanto sia duro ed impegnativo il loro lavoro.

Escludendo il lavoro encomiabile della sanità in questo periodo, sul secondo gradino del podio il lavoro di queste persone meriterebbe maggiore riconoscimento (che non vale 100 euro) ma spesso viene dato per scontato.

Filippo Folliero

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