Giornata della Memoria nel segno di “Non Persone”, il documentario dell’ebolitana Giulia Monaco

Presso l’Auditorium di San Bartolomeo del comune di Eboli, si è svolta la “Giornata Internazionale della Memoria e dell’Accoglienza” in cui si sono stati esposti i lavori portati avanti dalla giovane 24enne ebolitana Giulia Monaco, che ha offero alla visione del pubblico la mostra fotografica “Belgrade i’m a person too” e la proiezione del documentario “Non Persone”.

Questo documentario nasce da un’occasione colta, dalla voglia di scoprire e di esplorare con i propri occhi le realtà di cui si parla poco o che possiamo conoscere solo attraverso ciò che i media e la stampa raccontano. In questo caso il viaggio di Giulia ha attraversato i campi dei rifugiati dei Balcani, precisamente a Belgrado, Zagabria e nei campi di Tabanovice e Gevgeljia, zona Nord e Sud della Macedonia .

Laurea magistrale in Scienze Politiche e specializzata in ‘Mass Media e Politica’, Giulia deve proprio alla sua esperienza universitaria la nascita dell’idea di compiere questo viaggio: “Ho fatto questo viaggio con le mie tre colleghe Alessandra Mancini, Chiara Ercolani e Valentina Nardo. L’idea è nata dopo aver saputo di dover realizzare per la seduta di laurea un video di 1.30 minuti (che poi risulterà essere il trailer del documentario) su una tematica che ci stava più a cuore – spiega Giulia – e siccome in quel periodo, come oggi, si parlava molto dei flussi migratori nel Mediterraneo abbiamo deciso di esplorare un posto di cui si sentiva poco, se non a cavallo tra dicembre e gennaio 2017 durante il Grande Gelo di Belgrado, quando la morte di tanti ragazzi per ipotermia fece scalpore. Da qui decidemmo di constatare la situazione con i nostri occhi”.

Un documentario che porta lo spettatore all’interno di una realtà diversa e difficile da immaginare per chi vive in Italia, oltre a raccontare le condizioni di vita dei paesi balcanici: “Come fil rouge del documentario racconteremo anche la storia del 22enne Amar e di sua sorella Mariam, 33 anni, due rifugiati siriani che sono riusciti ad arrivare a Bochum, in Germania, tra mille difficoltà e che noi abbiamo avuto l’onore di intervistare unendo la loro storia alle interviste che abbiamo raccolto durante il nostro viaggio”.

Passione per tutto ciò che rientra nel mondo audiovisivo e una gran voglia di conoscere e di mettersi in gioco hanno portato Giulia a raccogliere testimonianze forti, con la possibilità di dare un seguito a questo documentario: “Io e le altre ragazze avevamo pensato: ma una volta completata la rotta balcanica e arrivati qui, queste persone cosa fanno? Questo potrebbe essere un potenziale seguito”

Filippo Folliero

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