Giornata Internazionale della donna: tra legge ‘Quote Rosa’, istruzione, famiglia e lavoro

La ‘Festa della donna’ viene associata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita il 17 dicembre 1999 e che cade ogni anno il 25 novembre. Questa celebrazione si tiene negli Stati Uniti d’America a partire dal 1909, mentre in alcuni paesi europei dal 1911 e in Italia dal 1922.

Specialmente in passato e ancora oggi dall’Unione donne italiane e nell’accezione comune viene chiamata Festa della donna anche se sarebbe più corretto Giornata internazionale della donna, poiché la motivazione non è la festa ma la riflessione. Fonti ONU invitano a operare affinché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere entro il 2030.

  • Legge delle “Quote Rosa”

L’evoluzione della condizione femminile per affermarsi ha dovuto affrontare numerose battaglie. Molte sono state le proposte per far sì che la situazione della donna potesse cambiare e, una di queste, è stata sicuramente l’applicazione del meccanismo delle “QUOTE ROSA”.

Una novità importante che ha fatto in modo che la donna potesse essere presente in quegli ambienti che sono sempre stati caratterizzati da presenze maschili, dove ormai l’idea che una donna potesse prendere decisioni in determinati ambiti andava sempre più scemando.

Legge delle “Quote Rosa”: «Il 12 luglio 2011, con l’entrata in vigore della legge 120/2011 è stata stabilita una importante novità nell’ambito del diritto societario italiano: gli organi sociali delle società quotate dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne»

La legge è formata da tre articoli fondamentali:

  • Art.1: Equilibrio tra i generi negli organi delle società quotate. Dove si afferma: «Il genere meno rappresentato deve ottenere almeno un terzo degli amministratori eletti. Tale criterio di riparto si applica per tre mandati consecutivi».
  • Art 2: la decorrenza. «Le disposizioni della presente legge si applicano a decorrere dal primo rinnovo degli organi di amministrazione e degli organi di controllo delle società quotate in mercati regolamentati successivo ad un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, riservando al genere meno rappresentato, per il primo mandato in applicazione della legge, una quota pari almeno a un quinto degli amministratori e dei sindaci eletti»
  • Art 3: Società a controllo pubblico. «Le disposizioni della presente legge si applicano anche alle società»

Questa legge è volta all’eliminazione della disparità di genere per favorire l’entrata delle donne negli ambiti politici permettendone l’acquisizione di seggi in parlamento.

avv. Loredana Trotta
  • DATI ISTAT DI APPLICAZIONE DELLA LEGGE:

La piena attuazione della legge 120/2011 sulle quote di genere ha portato per la prima volta nel 2017 il numero delle donne nei board delle società quotate a essere maggiore di un terzo rispetto al totale dei membri; ma nel 2019 la dinamica ha subito un rallentamento, mostrando solo due unità in più rispetto al 2018. Il bilancio è comunque più che positivo, con un incremento delle donne nei Cda delle società quotate alla borsa di Milano da 170 nel 2008, il 5,9%, alle 811 di oggi, il 36,3%; mentre nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019, con 475 sindaci donne. Tuttavia, questo non si è tradotto in un maggior numero di donne che ricoprono il ruolo di amministratore delegato.

  • SULL’ISTRUZIONE:

Le ragazze italiane pur essendo più brillanti dal punto di vista didattico rispetto ai coetanei, raggiungono posizioni inferiori sul mercato del lavoro. Il divario di genere nell’istruzione – nonostante si sia progressivamente ridotto nell’arco dei decenni – resta ancora ampio nel settore professionale. I dati relativi al 2019 forniti dalla Fondazione Openpolis sono illuminanti. A fronte del 59,8% di diplomati in Italia ci sono 63,8% diplomate. I laureati sono il 21,7% e le laureate il 34%. Persino le statistiche sugli abbandoni fanno
emergere che le donne sono più attaccate agli studi e all’istruzione (16,5 % contro il 12,3%). Nonostante questi numeri sul mercato del lavoro le donne, pur avendo maggiori competenze acquisite a livello didattico, non riescono a tradurle in tassi di occupazione o redditi più alti. Una vera debacle.

  • MISURE A SOSTEGNO DEL LAVORO FEMMINILE E DELLA FAMIGLIA

La Legge di bilancio per il 2020 ha adottato numerose misure per le pari opportunità introducendo norme per incrementare le risorse per il contrasto alla violenza di genere, rafforzare la tutela del genere meno rappresentato nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società quotate; sostenere con mutui a tasso zero l’imprenditoria agricola femminile; promuovere il professionismo nello sport femminile; ridurre il costo degli asili nidi pubblici e privati, finanziarne la costruzione e manutenzione di nuovi; estendere il congedo obbligatorio di paternità da 5 a 7 giorni (nel 2016 erano 4 di cui 2 obbligatori); finanziare l’acquisto dei sostituti del latte materno; rinnovare diverse misure già esistenti come l’assegno di natalità (“Bonus Bebè”), l’Ape sociale donna, l’”opzione donna”.

Durante l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, il governo ha cercato di alleviare l’onere del lavoro di cura delle donne con la concessione di congedi parentali straordinari al 50% o in alternativa con i bonus baby sitter. Per innescare un’occasione di maggiore produttività e competitività per il sistema economico del Paese, il disegno di legge di bilancio per il 2021 prevede un pacchetto di misure a favore dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile e dei servizi alla famiglia.

Queste le principali misure previste nel ddl:

Sgravi contributivi per chi assume donne: “Novità importanti arrivano per l’occupazione femminile: previsti nella manovra sgravi per chi assume lavoratrici e più fondi per sostenere l’imprenditoria “rosa”. In particolare, chi nel biennio 2021-22 deciderà di assumere a tempo indeterminato una donna disoccupata potrà godere della decontribuzione al 100%, per un massimo di 6000 euro l’anno (la norma riguarda le assunzioni di donne disoccupate da almeno 6 mesi nelle regioni del Mezzogiorno e da almeno 24 mesi in tutta Italia). L’esonero contributivo integrale per chi assume donne non prevede limiti di età, vale per tutte le lavoratrici, anche al di sopra dei 35 anni. La misura, sperimentale per due anni, va ad aggiungersi alla decontribuzione al 100% per le assunzioni degli under 35, destinata sia agli uomini che alle donne”

• Sostegno all’impresa femminile: “I dati mostrano che sono ancora troppo poche le
donne che scelgono di creare un’impresa o di avviare una start up. Per affrontare questo tema, la manovra istituisce il “Fondo a sostegno dell’impresa femminile”, con una dotazione di 40 milioni di euro (20 per il 2021 e altrettanti per il 2022). Il fondo, che ha specifica attenzione ai settori dell’alta tecnologia, intende promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento dell’imprenditoria femminile, la diffusione dei valori di imprenditorialità e lavoro tra la popolazione femminile e massimizzare il contributo, quantitativo e qualitativo, delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese. La misura può prevedere contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati o a tasso zero, assistenza all’attività imprenditoriale, investimenti nel capitale, azioni di comunicazione e promozione. Viene inoltre incrementato di 15 milioni il fondo rotativo per il sostegno all’imprenditoria femminile in agricoltura, previsto nella Legge di bilancio per il 2020 e che prevede la concessione di mutui a tasso zero in favore di aziende agricole condotte da imprenditrici donne”

• Assegno unico universale: “Con l’obiettivo di riordinare e potenziare le misure di sostegno economico per i figli a carico e favorire la fruizione di servizi a sostegno della genitorialità promuovendo in particolare l’occupazione femminile, il Fondo per l’assegno unico viene incrementato di 3 miliardi per il 2021 e fra i 5 e i 6 miliardi dal 2022. Le famiglie riceveranno così un assegno per ogni figlio da 7 mesi a 21 anni di età. Rimane confermato per tutti i bambini nati o adottati da 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021 l’assegno di natalità (il cosiddetto bonus Bebè)”

• Potenziamento asili nido: “Più posti negli asili nido per consentire a più donne di partecipare al mondo del lavoro. È l’intento della norma del disegno di legge di bilancio che incrementa, partendo da 100 milioni per il 2022 fino a 300 milioni annui a regime dal 2026, le risorse del Fondo di solidarietà comunale per il potenziamento dei posti disponibili negli asili nido. Con lo stesso obiettivo, vengono prorogati per il 2021 il “bonus asili nido” e il congedo di paternità di 7 giorni. Viene inoltre previsto un fondo di 20 milioni destinato ai “caregiver” familiari”.

Avv. Loredana Trotta, specializzata in diritto di famiglia e diritto minorile

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