Il ritorno del rapper ebolitano Rob Mc: “La trap è moda, la cultura hip hop resta”

Roberto Miglino, classe 1972, jevulese verace e poeta di strada: in arte Rob Mc.

A poche ore dall’uscita del suo ultimo singolo “Kriminale”, fa il suo ritorno sulla scena musicale nostrana, dopo un periodo di lunga assenza, a causa di problemi personali.

Lo abbiamo intercettato per fare quattro chiacchiere e scoprire qualcosa di più del suo passato, delle sue attitudini e di come vive la musica in questo particolare periodo storico.

Ciao Roberto e grazie per averci concesso del tempo. In altre interviste abbiamo appreso che nasci come autore di poesie (miste tra il dialetto e l’italiano) e successivamente, decidi di mettere in musica i tuoi versi. Cosa ti ha spinto a cominciare a scrivere?

Ciao a tutti i lettori dell’Angolo di Phil e grazie a voi per lo spazio. Ho sempre avuto una passione viscerale per la scrittura e questo ha fatto sì che, fin da piccolo, la mano e la penna fossero un tutt’uno con il foglio. È stato così fino al 1998, in un periodo fervente per quanto riguarda la cultura hip hop (che in America aveva sempre più seguito), quando poi ho conosciuto il compositore Luigi Nobile e abbiamo deciso di mettere i miei versi a tempo di musica… e ha funzionato!

Ami definirti un “poeta di strada”…

Assolutamente. Dapprima i miei testi trattavano principalmente temi amorosi, ma ad un certo punto ho sentito l’esigenza inconscia, di dare una connotazione profetica a ciò che scrivevo, raccontando il disagio provocato da una vita “in strada” e denunciando la sofferenza. Un esempio è “Terranfame”, che trattava principalmente del mio quartiere, ma che per osmosi logica, si estendeva a tutti i quartieri potenzialmente in difficoltà. Per me la vita è poesia, basta saperla raccontare. 

Un periodo di lunga assenza dalla scena e ora il ritorno con “Kriminale”…

Sì. Roberto aveva perso Rob Mc. Dovevo ritrovare me stesso, anche continuando a scrivere, ma senza avere la pretesa di musicare le mie liriche dell’epoca, che erano più una valvola di sfogo che altro. La nascita di “Kriminale” è stata la dimostrazione che Roberto ha ritrovato in tutto e per tutto Rob Mc e la sua voglia di comunicare.

Nel corso della tua storia, c’è stato anche solo un artista che ti ha influenzato in qualche modo?

Ascolto tantissima ma musica, ma senza aver mai avuto un artista dal quale prendere spunto. La cultura alla quale mi ispiro è sicuramente quella hip hop americana e continuo a tutt’oggi ad ascoltarla.

A proposito di questo, vorrei farti una domanda che ormai è di rito, quando si parla di rap: cosa ne pensi della deriva che ha preso la cultura hip hop oggi, con la nuova corrente trap?

Ogni generazione ha il suo modo di comunicare e non sa resistere alle mode. Perché è di quello che stiamo parlando, null’altro. Questa deriva trap mi sembra povera di contenuti e con sonorità pressoché identiche. Tutto ciò fa sì che i ragazzi vengano omologati sotto un’unica forma di espressione, che prevede ostentazione ed egotrip esasperati, che li distrae dal vero significato di mettere le parole in rima, per trasmettere qualcosa, come l’hip hop ci insegna.

Sei stato chiarissimo, ti ringraziamo ancora per il tempo che ci hai dedicato e ti auguriamo di spargere il tuo verbo al meglio.

Grazie ancora a voi, a presto.

Carmine Buccella

 

 

 

 

 

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