Le politiche “sovraniste” recenti (se fossero state adottate in Italia sarebbero state definite “populiste”, ndr.) di alcuni paesi appartenenti all’Unione Europea, ci fanno riflettere sui diversi approcci adottati in materia di immigrazione e accoglienza, nello stesso continente, il quale mira ad essere un unicum culturale, ma con scarso successo.
È di questi giorni la notizia dell’approvazione in Ungheria di una legge che punirebbe (per altro con sanzioni molto gravi) l’immigrazione irregolare: sarà reato penale aiutare i migranti clandestini e ai richiedenti asilo, sia per le Ong impegnate nei soccorsi, sia per chi cerca di far entrare nel Paese coloro che non hanno regolare permesso di soggiorno. Nessuno sconto neppure per chi fugge da regimi o guerre.
D’ora in poi sarà di fatti vietato qualsiasi tipo di sostegno e sarà punito con il carcere, da pochi giorni fino a un anno, non ci sarà possibilità di richiedere asilo in Ungheria e sarà a discrezione del dicastero ministeriale stabilire se una ong rappresenti un “rischio per la sicurezza nazionale” e se dunque possa continuare a esercitare la propria attività.
Fortemente voluta dal leader Viktor Orban, questa legge è stata il cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e con tutta probabilità non sarà la sola mossa del governo ultranazionalista ungherese.
In Danimarca invece è stata approvata una legge che vieterebbe di portare indumenti che coprono il viso negli spazi pubblici, ponendo indirettamente un veto sul famoso burqa e sul niqab delle donne musulmane.
Il governo di centrodestra danese, che ha votato la legge con 75 sì e 30 no, ha dichiarato di non voler assolutamente colpire un culto religioso in particolare, ma che si tratta di “misure adottate per la sicurezza nazionale”. In aula erano presenti diverse attiviste che indossavano il velo integrale per protesta definendo la legge “né necessaria né proporzionata”.
Qui da noi la situazione è ben diversa e lo si intuisce dalle azioni messe in campo.
In Italia secondo gli ultimi dati Istat, gli stranieri residenti al 1° Gennaio 2018 sono 5.047.028 (di cui 243.964 solo in Campania) e i flussi migratori sono stabili ma costanti.
L’ultimo poderoso sbarco sulle coste campane, datato fine Ottobre 2017, al porto di Salerno, ha registrato circa 400 migranti a bordo dell’imbarcazione militare spagnola Cantabria e ha accolto le salme di 26 donne, che avrebbero perso la vita durante la traversata con un gommone.
La nostra provincia vede la presenza sul territorio di 52.856 stranieri residenti, di cui solo 1.265 hanno ottenuto la cittadinanza. Per questi motivi associazioni e organizzazioni umanitarie (e non) continuano a prodigarsi nell’istituire buone prassi, dato il che flusso migratorio non accenna a fermarsi.
Recentemente infatti, è stato promosso dal Consorzio Format, in collaborazione con O.I.M. (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e patrocinato dal Comune di Salerno, un seminario sui “Flussi migratori e ritorno volontario assistito dei migranti nei Paesi d’origine”. Il seminario formativo si è rivolto ad Enti Locali, associazioni ed organizzazioni che operano nel Terzo Settore, per approfondire due tra i principali aspetti che riguardano il tema dei migranti nel nostro Paese.
Come si evince da questi dati e dalle iniziative messe in campo, le nostre politiche in materia di immigrazione e accoglienza sono a dir poco contrastanti con quelle della maggior parte dei paesi Europei ma ora che l’Italia ha un nuovo governo, che si è sempre definito nazionalista e a guardia dei “confini e della sicurezza nazionale”, le cose cambieranno?
Bibita e pop corn… staremo a vedere.
Carmine Buccella