La ‘Paranza dei bambini’, storie di false speranze all’Unisa: “Ai morti colpevoli. Alla loro innocenza”

In questi giorni è stato proiettato presso il Teatro di Ateneo dell’Università degli Studi di Salerno il film “La Paranza dei bambini”, premiato al Festival di Berlino 2019.

Tratto dall’omonimo romanzo, quest’ultimo si apre proprio come il titolo di quest’articolo con una dedica dell’autore, anche co-sceneggiatore della trasposizione cinematografica, Roberto Saviano, il quale non si riferisce, naturalmente, ai criminali contro i quali si è sempre battuto, ma a quei ragazzi di cui racconta la storia, vittime di un velenoso sistema che li ha contagiati dall’interno .

Grazie all’impegno dell’associazione FormaMentis, abbiamo avuto l’opportunità di scambiare due parole con gli attori protagonisti del film e confrontarci con loro sui valori e i messaggi, in particolare rivolti ai giovanissimi invitati in ateneo per l’occasione dalle scuole medie locali, che la pellicola vuole trasmettere raccontando proprio una storia che si basa su speranze mancate.

Amicizia, perdita dell’innocenza e criminalità organizzata: sono le chiavi di lettura di questo film”

A detta stessa degli attori, occorre dunque partire da questi concetti per avere un quadro completo sia del romanzo che della pellicola, se si pensa anche solo al titolo questi concetti sono perfettamente ritrovabili: la paranza, infatti, in gergo camorristico indica precisamente un gruppo armato mentre in senso strettamente letterale il termine si riferisce a quei pesci non ancora maturi  che, attratti dalle luci della superficie, abbandonano il fondo del mare, finendo poi inesorabilmente vittime dei pescatori.

TRAMA – Quest’analogia col mondo animale rappresenta perfettamente il fulcro della nostra storia, ragazzini non ancora consci del mondo del quale stanno entrando a far parte, a loro discapito, vengono accecati dal sogno di un facile guadagno in particolar modo Nicola, il capo di soli 15 anni, il quale dopo il ritrovamento di un’arma da fuoco crede, attraverso essa, di poter applicare al mondo la propria giustizia imponendosi al tempo stesso sugli altri. I soldi e il potere diventano quindi il fulcro attorno al quale ruotano le vicende dei protagonisti, legati da un comune desiderio di rivincita e uniti da una profonda amicizia che, nonostante la rapida ascesa nel mondo criminale, non viene scalfita. Non mancano nella pellicola momenti in cui si mette in risalto la forza e la coesione del gruppo tenuto insieme dalle stesse sofferenze, le stesse paure e al tempo stesso dallo medesima brama di rivalsa. Cominciando dalle prime “marachelle” compiute all’inizio della storia come lo sradicare un albero o in momenti, come quello in discoteca, dove tutto il gruppo si diverte e si “gode” quel denaro e quel potere che ha inseguito fino a quel momento, a fronte di una gioventù senza speranze.

Scene, queste, che  sono state tra le più intense e divertenti al tempo stesso da girare dell’intero film”, vanno poi nell’insieme della pellicola a mostrare una storia che, sviluppatasi tra i rioni di Napoli, narra di una rapida ascesa legata sempre ad una falsa speranza mostrandone poi l’altrettanto veloce decadenza vittima anche di un’innocenza che i nostri protagonisti si sono visti strappare. Questo, lo si vede nelle lacrime dello stesso Nicola, dopo lo sparo che segnerà per sempre la sua esistenza oppure nell’ottima scena finale, conclusione di un percorso che non può che terminare con una discesa sinonimo “della perdita, di un potere che ti ha illuso per poi lasciarti cadere verso un destino che alla fine è già scritto” come ci tengono a rimarcare Alfredo, Pasquale, Artem e Carmine, attori del film, spiegando agli studenti in un interessante dibattito, la dietrologia di determinate scene da cui hanno preso spunto da ricordi della loro vita passata per metterle in scena.

CONCLUSIONI – La paranza dei bambini ci offre quindi una vasta gamma di spunti di riflessione: gli autori della pellicola basandosi su eventi reali, su quanto può essere facile cadere vittima di promesse fittizie in un età come questa, offrono un film recitato da giovani che parla ai giovani e che attraverso lo scambio di opinioni tra i ragazzi stessi, come accaduto in questi giorni nel nostro teatro d’Ateneo dell’Unisa, vuole essere magari il punto di partenza per una crescita collettiva verso un futuro che, a differenza di quello di personaggi come Nicola, gode ancora di grandi speranze.

Si ringraziano gli attori Alfredo Turitto, Pasquale Marotta, Carmine Pizzo e Artem Tkachuck per la disponibilità e l’associazione FormaMentis per l’occasione del confronto in Teatro. Presto  nuovi aggiornamenti dal mondo universitario sempre qui sull’Angolo di Phil, per il momento quindi è tutto un saluto dall’Unisa.

Emmanuel Ammutinato

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