Notte di San Lorenzo, tra scienza e leggenda: l’incrocio tra la Terra e lo “sciame delle Perseidi”

In questi caldi giorni di agosto, tra il 10 e il 12 per la precisione, la Terra incrocia lo sciame delle Perseidi, ovvero i piccoli detriti che la Cometa Swift Tuttle lascia dietro di sé lungo l’Orbita che compie intorno al Sole.

La Terra attraversa l’ Orbita ad una velocità talmente elevata che i detriti penetrano nell’atmosfera terrestre, divenendo piccole scie di luce visibili all’occhio umano, quelle che comunemente chiamiamo stelle cadenti. Proprio per questo, sospesa tra misticismo e tradizioni popolari, tra scienze e religione, la notte di San Lorenzo non passa mai inosservata! Sarà merito della bellezza e della limpidità del cielo d’ agosto o del desiderio umano di aggrapparsi a qualcosa che lo trascenda, ma ogni anno il 10 agosto tutti, anche i più scettici siamo con il naso all’insù ad aspettare le stelle cadenti.

Non ci è dato sapere se quelle scie luminose siano le lacrime di San Lorenzo o le scintille dei carboni ardenti che gli diedero la morte o se, come ci spiega l’astronomia, siano le Perseadi che raggiungono il loro picco di luminosità tra il 10 e il 12 agosto. Noi umani non abbiamo prove di tutto ciò, ma possiamo credere con ardente speranza che davvero quelle stelle realizzino i nostri desideri reconditi!

LEGGENDA – La leggenda di San Lorenzo e delle Perseadi affonda le sue radici in tempi lontanissimi. Prima ancora del Cristianesimo, le stelle cadenti erano viste come segni divini. A Sparta ogni 9 anni il re veniva sottoposto al giudizio divino: se durante il nono anno di regno veniva avvistata una stella cadente il re veniva deposto in quanto quell’ avvistamento era considerato un cattivo presagio. In Grecia il periodo in cui ancora oggi vediamo le stelle cadenti veniva collegato alle “falloforie” ovvero alle processioni fatte per propiziarsi un copioso raccolto. Anche nella tradizione dell’Antica Roma il periodo delle stelle cadenti, all’interno del mese di agosto interamente dedicato all’imperatore Augusto, era il periodo migliore per propiziarsi la benevolenza degli dei. Era allora, infatti, che si svolgevano le processioni durante le quali venivano recitati i “fescennini”, versi alquanto spinti che richiamavano il fallo di Priapo, dio della fertilità, evocato appunto, per favorire buoni raccolti per l’intero anno.

Sicuramente, però, la tradizione legata alla notte di San Lorenzo più conosciuta è quella Cristiana. Un’ antica “passione” raccolta da Sant’Ambrogio narra che Lorenzo, arcidiacono cristiano vissuto durante l’epoca dell’imperatore Valeriano, nel 258 d. C. fu messo a morte sulla graticola proprio il 10 agosto all’età di 33 anni. Lorenzo, originario della Spagna e più precisamente di Osca in Aragona, si trasferì a Roma insieme al Papa Sisto II, suo maestro di studi umanistici e teologici presso il più famoso centro studi dell’ epoca a Saragozza. Legati da un’ amicizia e da una stima reciproca, Papa Sisto II e l’ arcidiacono Lorenzo, ricadevano entrambi nelle prescrizioni dell’ editto di Valeriano, secondo le quali sarebbero dovuti essere uccisi, oltre al Papa, tutti i vescovi, i diaconi e gli arcidiaconi.

Secondo una leggenda le stelle cadenti sarebbero le lacrime del Santo; secondo un’altra, invece, sarebbero le scintille dei carboni ardenti che gli diedero la morte. In realtà, molti agiografi ritengono fosse stato decapitato, così come prevedeva l’editto, ma sicuramente l’immagine della graticola e delle scintille di fuoco che vagano per l’etere rende la leggenda assai evocativa. Come non ricordare, infatti, il celebre dipinto olio su tela di Tiziano conservato nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Venezia che rappresenta appunto l’arcidiacono Lorenzo steso mentre un boia lo punge con un tridente e un altro porta legna per il fuoco (1558), oppure il San Lorenzo di Bernini conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Dopo la morte, il corpo di Lorenzo venne deposto in una tomba sulla via Tiburtina a Roma. Su di essa, Costantino costruì poi una basilica, ingrandita in seguito da Pelagio II e da Onorio III e restaurata nel XX secolo, dopo i danni del bombardamento americano su Roma del 19 luglio 1943. Il suo corpo oggi è sepolto nella cripta della confessione di san Lorenzo insieme ai santi Stefano e Giustino. Numerose, poi, sono le chiese in Roma a lui dedicate. Tra le tante quella di San Lorenzo in Palatio, ovvero l’oratorio privato del Papa nel Patriarchio lateranense, dove, fra le reliquie custodite, vi era il capo.

Sara Perillo

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